Sulla scheda elettorale appariranno solo i segni dei partiti ammessi alle
elezioni. Non ci saranno né simboli di coalizione né i nomi dei leader
delle coalizioni.
I contrassegni delle liste collegate appartenenti ad una
stessa coalizione sono riprodotti di seguito, in linea orizzontale, uno
accanto all''altro, su un''unica riga.
L’elettore dovrà tracciare un solo segno sul simbolo del partito da lui
prescelto. In questo modo potrà anche contribuire, seppure indirettamente,
all’attribuzione del premio di maggioranza alla coalizione i cui partiti
abbiano raggiunto la somma di voti più alta.
Come si formano le coalizioni?
Fra venerdì 24 febbraio e domenica 26 febbraio, insieme alla presentazione
dei simboli elettorali, i partiti o gruppi politici hanno presentato al
Ministero dell’Interno le dichiarazioni di collegamento in una coalizione,
assieme al programma elettorale comune e all’indicazione dell’unica
persona indicata come «capo della singola forza politica o capo della
coalizione».
È possibile esprimere la preferenza per un candidato?
No, si vota con un sistema a lista bloccata. Ovvero, in base al numero di
seggi attribuiti proporzionalmente ad ogni partito, saranno eletti i primi
candidati nell’elenco di ciascuna lista.
Se il partito x otterrà 15
candidati, saranno eletti i primi quindici candidati presenti in lista.
Con il nuovo sistema elettorale proporzionale, non si possono esprimere preferenze sui candidati.
Le schede che riporteranno il nome di un candidato (o altri caratteri o segni oltre la semplice croce) sarano annullate.
Come vengono distribuiti i seggi?
Per l’elezione della Camera il riparto dei seggi si effettua su base
nazionale. Accedono alla ripartizione le coalizioni che abbiano raggiunto
complessivamente il 10 per cento del totale dei voti validi purché almeno
una delle liste collegate superi il 2 per cento o sia rappresentativa di
minoranze linguistiche tutelate dalla legge che abbiano raggiunto almeno
il 20 per cento nella propria circoscrizione. Accedono inoltre anche le
singole liste non coalizzate che abbiano ottenuto almeno il 4 per cento
dei voti (il 20 per cento per le minoranze linguistiche).
Fatta eccezioni per i 12 seggi della Circoscrizione
estero e il seggio attribuito col maggioritario
uninominale in Valle d’Aosta, sono 617 i seggi da assegnare. Qualora
nessuna delle due coalizioni abbia ottenuto almeno 340 seggi (pari a circa
il 55% dei voti), i seggi verranno distribuiti in base a un premio di
maggioranza che assegna 340 seggi alla coalizione vincente e i restanti
277 alle altre coalizioni e alle liste singole.
Al Senato, sempre fatta eccezione per i sei seggi attribuiti alla
Circoscrizione estero, la grande differenza è che il
riparto dei seggi si effettua esclusivamente su base regionale. Anche per
quanto riguarda il premio di maggioranza, che segue le stesse modalità
della Camera ma calibrate di volta in volta, regione per regione: qualora
nessuna coalizione abbia raggiunto almeno il 55 per cento dei voti, tale
cifra viene automaticamente attribuita alla lista che ha ottenuto più
voti. Il restante 45 per cento sarà diviso fra le coalizioni che abbiano
raggiunto almeno il 20 per cento dei voti validi e le liste singole che
abbiano raggiunto l’8 per cento.
Perché si dice che potrebbero uscire maggioranze molto diverse fra Camera
e Senato?
Per la profonda differenza fra i due sistemi di assegnazione dei seggi. Se
il sistema della Camera, infatti, attribuisce invariabilmente 340 seggi
alla coalizione vincente garantendole un ampio margine di manovra in
Parlamento, al Senato, il premio di maggioranza assegnato su base
regionale può non determinare un corrispondente vantaggio per la
coalizione più votata su base regionale.
Il voto sarà in sostanza quasi una replica del voto delle ultime Elezioni
Regionali. Medesime saranno le regioni più calde e le partite più
combattute.
In particolare tutte le analisi e i sondaggi pre elettorali si concentrano
su un’ipotesi: l’attuale maggioranza di centrodestra, considerandosi in
lieve vantaggio sul centrosinistra in alcune grandi regioni come
Lombardia, Veneto, Sicilia e sperando in un testa a testa in altre grandi
regioni come Lazio e Puglia può sperare di recuperare, attraverso i premi
di maggioranza incassati in queste regione, l’eventuale svantaggio
accumulato nei confronti dell’Unione a livello di voti assoluti sul
territorio nazionale. Il centrosinistra, infatti, vedrebbe ridotto o
vanificato, per assenza di un analogo premio di maggioranza, l’effetto del
grande margine acquisito nei confronti del centrodestra in alcune regioni
del centro-sud dove i partiti dell’Unione ottengono percentuali ben
superiori al fatidico 55%.
Ma tutto questo, naturalmente, è solo un’ipotesi.
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