Abbiamo cercato in ogni città,
in ogni paese, in ogni angolo d’Italia di parlare con
i nostri concittadini e di chiamarli a lavorare con noi.
Questo è stato L’Ulivo. Questo è e continuerà
ad essere L’Ulivo.
Non possiamo perciò accontentarci
di un Ulivo come strumento elettorale, anche se si sta
dimostrando uno strumento elettorale inarrestabile e dove
si perde è solo dove non si riesce, per personalismi
imperdonabili, a costruire L’Ulivo condiviso. Io non ho
pensato a L’Ulivo per vincere le elezioni, ma per coagulare
le forze in grado di risanare e ammodernare il Paese preservando
i valori di giustizia e di solidarietà sociale.
Allora non possiamo fermare lo sviluppo
de L’Ulivo verso la formazione di un soggetto tutto nuovo,
non penso ad un partito, ma ad una puntuale definizione
delle aree di sovranità tra partiti e coalizione.
Occorre definire forze e regole della partecipazione e
della formazione della politica e della leadership. Per
questo stiamo lavorando assieme ai partiti per definire
una carta organizzativa che ci porti con la necessaria
gradualità a costruire L’Ulivo come soggetto politico.
Talvolta, anche all’estero, mi si
chiede cosa sia questa nuova realtà straordinaria
che è L’Ulivo che noi abbiamo costruito. Mi si
chiede se sia un partito, se sia un movimento, in quale
delle classificazioni scientifiche della politologia contemporanea
debba essere collocato.
Io rispondo che L’Ulivo è
prima di tutto una realtà di vita, un impegno morale,
il risultato di un grande sforzo di partecipazione e di
autoassunzione di responsabilità da parte delle
donne e degli uomini che in questa avventura si sono impegnati.
Per questo abbiamo vinto e ottenuto
fiducia.
Questo è ciò che L’Ulivo
continuerà ad essere.
Senza questo impegno noi non avremmo
potuto fare nulla di quanto abbiamo fatto in questi tre
anni.