Non credo che un eventuale cambio di nome sia la soluzione oggi dei nostri problemi di prospettiva.
Ma possiamo sempre continuare al discutere, perchè magari dopo le elezioni una pensata dovremo farcela.
Eviterei pero' riferimenti ad obsolete dinamiche tipo destra-sinistra (con le varie combinazioni con "centro" e le discussioni sul trattino) perché abbandonare ulivo per un "centrosinistra" per me è tornare indietro di quasi 20 anni.
Mi piace di piu' la proposta di matthelm ma anche qui vedo dei limiti, perche tutto sommato tutti dicono, apparentemente, di voler cambiare e riformare e nessuno afferma di essere conservatore. Eppure ci sono un po' ovunque e se cosi' non fosse allora sarebbe incomprensibile come malgrado tutti a parole dicano di voler riformare il paese, nessuno lo abbia fatto.
Sono incoerenze e paradossi come questo (cambiare tutto per non cambiare niente) che, percepiti dall'elettore, allontanano i cittadini dalla politica. Cambiare nome allora è l'ultima delle preoccupazioni. Prima la sostanza.
La sostanza principale è il luogo libero di discussione, unito comuque ad una prospettiva che ha nome (simbolo) ulivo.
Ma il simbolo rappresenta un lungo discorso prospettico che portò Prodi all'idea iniziale (che era Olivo).
Leggete questo testo, e magari tutti gli altri. (qui:
http://www.perlulivo.it/radici/vittorie ... index.html )
http://www.perlulivo.it/radici/vittorie ... segno.htmlIl brano tra i tanti che ritengo centrale (il grassetto è mio) è questo:
Tuttavia se pensiamo al profilo della societa' che vogliamo, dovremmo accorgerci che c'e' lo spazio per una proposta liberale capace di fare coincidere alcune culture, l'umanesimo cattolico, il riformismo laico, la cultura laburista. Ma occupare questo spazio non e' qualcosa di automatico, non e' semplicemente la somma algebrica di costi e benefici politici, in cui ogni parte opera un calcolo d'interesse. Questo spazio bisogna costruirlo e costruirlo con saggezza. Perche` e' la sola alternativa al vuoto del berlusconismo, o alla demagogica destra "sociale e cristiana" di Fini. E ancora: e' il solo strumento che ci offre la possibilita' di restare aggrappati all'Europa.
Secondo me fintanto che noi operiamo (qui discutendo, altrove facendo) per costruire quella proposta (se la riteniamo ancora valida) siamo nello spirito dell'Ulivo e non serve cambiare nome.
Il punto di vista prospettico è proprio capire se la proposta liberale di cui parlava Prodi (che espressamente non comprendeva la sinistra massimalista di allora che pur mutata dalle vicissitudini esiste anche oggi) ha ancora un senso. Un senso che vedrei piu' in un asse Monti-Bersani che in quello Bersani Vendola, per capirci. Un senso che vedo oggi piu' in Renzi e Giannino che in Vedola ed Ingroia, con un Bersani strabico che pare l'asino di Buridano e che non riesce a capire dove andare, perché forse pensa a calcoli d'interesse e
costi e benefici politici oppure piu' semplicemente teme di perdere voti a sinistra se si sposta a destra (vecchio terrore del PCI) e voti a destra se si sposta a sinistra.
Allora, le facciamo
coincidere queste culture?
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)