[RIFORMANDO:620] Case, urbanisti, utopie e federalisti
Francesco Paolo Forti  Lunedi`, 24 Luglio 2000

At 18:36 24.07.00 , SPEA - Arch.Alexis Kilismanis wrote:

>Quando dicono che il dialogo fra sordi e' impossibile :-)
>Come se io per decidere la destinazione di un'area da edificare,
>incominciassi dalla scelta della struttura: metallica o cemento armato?

Se dovessi costruire una casa nuova potrei darti ragione.
In realta' esiste una struttura sociale dell'uomo da centinaia
di migliaia di anni ed oggi e' estremamente sofisticata. 
Non e' una struttura in un'area da edificare. 
Nemmeno un intero quartiere. 
Nemmeno una intera citta'. 
Non possiamo abbattere il pianeta o il paese, quasi fossimo
novelli pol-pot, colpiti da una visione utipistica (e sanguinaria).
Via tutti dalle citta'; torniamo tutti alle campagne. 
Lasciamo le utopie agli urbanisti ed ai dittatori sanguinari. 

La societa' si evolve (anche se non vogliamo) ed accetta piccole modifiche 
che, accumulate nel tempo, diventano grandi modifiche. Piccole modifiche 
che creano poi grandi biforcazioni nella storia. Lutero pubblica le sue tesi
appendendole alla porta di una chiesa e ben poco cambia il
giorno dopo ma a distanza di 100 anni l'Europa non e' piu' la stessa. 
Cartesio dice "cogito ergo sum". 
Darvin scrive "l'origine delle specie", Marx scrive il Capitale,
Freud scrive sulla interpreazione dei sogni, Einstein sulla relativita'. 
Le idee modificano gradualmente la societa'. Le mutazioni genetiche 
modificano il genoma e le mutazioni culturali (il meme) modifica la
cultura ed il modo di pensare. Oggi viviamo nella societa' dell'avere (Fromm)
e tu che fai? Abbatti i palazzi? Mettiamo tutti al muro? Rispolveriamo
la ghigliottina e decapitiamo i girondini? Non credo. Il modo di 

pensare di oggi e' relazionato ai nostri rapporti sociali ed economici
e la gente che sta bene o cosi'-cosi' (nel mondo occidentale) pensa solo 
a stare meglio, non a cambiare radicalmente seguendo il sogno degli utopisti. 

>Caro Francesco, stiamo parlando del liberismo, come "scelta di sistema",
>non della sua migliore realizzazione.
>Come realizzarlo e' pure importante, ma prima si sceglie "che cosa", poi
>si passa a "realizzarlo" bene, studiando una struttura solida ... magari
>anche federalista se risulta la piu' idonea :-)

Il sistema non si realizza "ex-novo". Non si sceglie. Si nasce in un
sistema, ci si trova dentro. Ogni sistema si trasforma da  uno esistente 
(prendendo per dato di fatto che esista) e si trasforma (evolve) in uno futuro. 
Per quanto nuovo esso sia, conservera' sempre una buona parte del vecchio, 
come "marker" storico. Oggi viviamo in una socita' liberista, dominata dal 
mercato. Che ti piaccia o meno o credi che "lo stato si abbatte e non si 
cambia" oppure parti dal liberismo e cerchi gradualemte di migliorarlo, di 
modificarlo, in modo che fra 100 anni la realta' sia diversa e migliore.
Ma senza violentare la storia. Chi violenta la storia, viene violentato. 
Alle rivoluzioni seguono le controrivoluzioni.  Non pui pensare in termini
antitetici al liberismo come se fosse una cosa che si puo' fare in due anni.
Magari tra duecento il liberismo sara' un ricordo, ma non certo per le
tue o le mie speranze o visioni del mondo. 

>Il federalismo e' un ottima struttura metallica, ma e' la natura
>dell'edificio che non risponde ai requisiti richiesti: scegliamo prima
>che tipo di edifficio vogliamo costruire, poi scegliamo pure la sua
>struttura. 

Abbiamo gia' una casa. Dobbiamo stabilire solo come migliorarla,
come eliminare i difetti, le regole condominiali di decisione della
sfera comune. A seconda delle decisioni che prendiamo la casa
puo' andare in malora o puo' essere una casa decente. La differenza
tra le due condizioni, non e' da poco. Ovviamente c'e' modo e modo di 
migliorarla. Dare una mano di pittura la rendera' piu' bella ma non
per questo piu' stabile. Interventi murari la renderanno piu' solida. 
C'e' la "manutenzione ordinaria" e quella "straordinaria". Se vuoi
abbattere la casa devi prima costruire la nuova e devi avere le
risorse, il progetto, il tempo. Se la casa vecchia va a pezzi, avrai
piu' fretta, meno tempo, meno risorse. Una buona manutenzione 
quindi e' cosa di buon senso. 
Cambiare il sistema di riscaldamento puo' servire a inquinare di meno
e risparmaire. Ma qualcuno deve pur produrre caldaie. Possibilmente
non un modello unico ed unificato, come in URSS (repubblica popolare)
ma magari piu' di un modello, in modo che si possano fare confronti,
che si scelga il migliore, che ci sia competizione (oops, mi e' scappata
la parolaccia, scusami).

>Tolta la tremenda parola "Popolare" - come avrai gia' capito - resta il
>testo esatto della "nostra" costituzione. Quella tuttora (ma non per
>molto ancora) in vigore.
>Questa frase la dobbiamo purtroppo al fatto che sui banchi di quella
>costituente si sedevano alcune persone considerate, pensa un po',
>"progressiste"!!

>Mi rendo perfettamente conto che con il declino dei valori "collettivi",
>con l'avanzare della societa' altamente "individualista", difendere
>ancora oggi questi valori e' considerato quanto di piu' vetero e
>"conservatore".
>Ma nonostante tutto, io non credo che ci sia altro di piu' importante
>per cui valga la pena di lottare.
>E francamente non riesco a vedere come il federalismo possa in qualche
>modo incidere sulla cultura del consumismo e della competizione.

E fai bene a non vederlo perche' su questo hai ragione.
Abbiamo obiettivi diversi.
Tu hai un obiettivo ideologico. Cerchi una societa' utipistica adatta
alla tua visione della realta'. Il federalismo non ti potra' mai aiutare,
anzi ti ostacolera'. Il centralismo invece, se tu prendessi il potere 
(intendo chi la pensa come te) potrebbe essere lo strumento per imporre 
la tua visione al mondo anche a chi la pensa diversamente. 
Basta essere maggioranza in Italia per imporre legge anche in
Sicilia, anche se in Sicilia si e' minoranza. La sinistra alternativa
e' rimasta a questa idea. Quella moderna ha invece capito che se non 
puo' essere maggiornaza in Italia, puo' esserlo in Emilia e quindi
nel '70 ha cambiato idea. Un'altra parte ha capito che cio' non basta.
Il federalismo pero' e' alla base del pensiero cattolico e socialdemocratico, 
non di quello di comunista (si pensi al noto contrasto tra Marx e Proudhon)

Il federalismo non ha obiettivi ideologici, utopie. E' una cosa
molto terra-terra (roba da contadini svizzeri del 1300) su cui e'
possibile fare molte buone teorizzazioni ma che in pratica permette
al popolo di governare direttamente molte cose, delegando il meno
possibile a chi scala la piramide del potere (indipendentemenmte dai
fini di chi scala). Chi ha sogni di potere perche' vuole cambiare il
modo ad immagine e somiglianza della sua visione mai si potra'
affidare al federalismo: si trovera' sempre limitato e controllato.
Il federalismo attiene piu' ad una societa' aperta, composta da
una pluralita' di idee di cui nessuna egemone sull'altra; societa'
regolata da una composizione dinamica (evolutiva) di equilibri 
economici e sociali. Stato contrattuale, liberamente determinato
dai suoi cittadini. Fondato sul principio di liberta', come antitesi
del principio di autorita'. Chi ha tempo e voglia si legga di 
Pierre-Joseph Proudhon "DEL PRINCIPIO FEDERATIVO"
Posso mandarlo in formato word a che mene fa richiesta.
Sono 57 pagine A4.

Saluti,
Francesco Forti



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