[RIFORMANDO:612] Re: Liberta' di licenziare sul lavoro
Francesco Paolo Forti  Venerdi`, 21 Luglio 2000

At 15:06 21.07.00 , SPEA - Arch.Alexis Kilismanis wrote:

>Francesco Forti diligentemente riporta il parere progressista e
>fondativo dei valori del polo delle liberta'. Pardon, lapsus: della
>"moderna sinistra", anzi siamo piu' precisi: del "centro-sinistra".
>Insomma, diciamo pure del "pensiero dominante" cosi' non facciamo
>confusioni ... :-)

Ma certo :-)) ormai qusi tutti, dal centro-destra al centro-sinistra
si stanno convincendo della cosa (atto che e' gia' avvenuto in Europa
nei decenni scirsi) e solo i vetero rimangono alcurate alle idee
di sempre. 

>Da ben noto "vetero", riporto ancora un brano ripreso da una delle
>scartoffie "fondative" dei paesi socialisti recentemente crollati. Uno
>di quelli in cui si ammetteva anche il principio della proprieta'
>privata.
>
>"La Repubblica Popolare garantisce la proprieta' privata di beni e di
>mezzi produttivi, tutela l'iniziativa economica privata, MA determina
>anche quella che viene detta "funzione sociale della proprieta'".
>Essa consiste nella subordinazione dell'interesse del singolo al
>godimento e allo sfruttamento dei propri beni ai fini di utilita'
>sociale. Quando l'interesse pubblico e quello privato vengano in
>contrasto, e' sempre il primo a prevalere."

Mai visto un testo costituzionale con il "ma". 

>Nella situazione nostra il "circolo vizioso" e' palese:
>Mentre lo stato (cioe' la collettivita') si impegna a garantire il
>diritto al lavoro e la piena occupazione, affida tutte le fonti di
>lavoro, tutto il sistema economico, beni e mezzi produttivi, in mano
>alla proprieta' privata.
>Secondo quale logica si puo' pretendere poi che sia il capitale privato
>a garantire questa "funzione sociale" e non agisca invece secondo i
>propri interessi ??

Ed infatti l'impresa non e' uassociazione senza fini di lucro e non
deve garantire la funzione sociale. Quella la fornisce lo stato,
che altrimenti potremmo anche chiudere, se fa tutto l'azienda. 

>Questo sistema economico si sa', DEVE seguire e "autoregolarsi" secondo
>le leggi della domanda e dell'offerta ed e' logico che qualsiasi
>intervento dello "stato" specie in tempi di globalizzazione, piu' che
>inutile in considerazione della concorrenza internazionale spietata,
>puo' addirittura risultare dannoso.
>L'interesse del massimo profitto (o della semplice sopravvivenza in un
>sistema di spietata concorrenza) e quello della piena occupazione sono
>due obiettivi contrastanti e inconciliabili.

Oltre che "vetero" sei anche male informato. Dove c'e' la massima 
produttivita' c'e' il massimo profitto e c'e' anche la massima occupazione.
Prendi il nord-est e prendi la svizzera, per fare almeno due esempi. 

Dove abbiamo una bassa produttivita' ed una bassa cultura e formazione
professionale abbiamo anche disoccupazione, lavoro nero, bassi profitti.

Se ci pensi i paesi con la piena occupazione sono anche i piu' ricchi 
e sono quelli con l'economia piu' "free" ed "open", un sistema scolatico
serio ed uno stato che funziona. Li' trovi i profitti piu' alti. 
Proprio il contrario di cio' che affermi. 

Saluti,
Francesco Forti



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