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At 03:03 10.07.00 , Giovanni Cominelli wrote: >> Luca Palombi wrote: > >le riforme che assicurano governabilità fino a che punto >> sono democratiche? Si parla tanto di governabilità ma poco di >> democrazia. Eppure deve essere proprio questo uno degli argomenti di >> forza della sinistra (che è democratica per definizione). > >Forse occorre intendersi sul concetto di democrazia. >Se democrazia significa solo rappresentanza, allora la democrazia >perfetta è quella diretta. E se proprio non si può, allora è quella >della proporzionale pura. >Ma "democrazia" non significa solo "rappresentanza", significa anche >"governo", cioè risolvere problemi. Concordo con Giovanni. La democrazia significa che le regole sono decise in modo democratico (a maggioranza, semplice, qualificata, dei votanti, degli iscritti ecc). Ma significa anche "tripartizione" del potere e quindi: governo, parlamento, magistratura. La giustizia e' "giusta" ed in questo e' democratica (applica leggi decise in modo democratico). Non sarebbe democratica se di decisesse a furor di popolo se tizio o caio (o barabba) sono innocenti o colpevoli. Lo stesso vale per il governo. Esso e' democratico in quanto eletto democraticamente (in modo diretto o indiretto tramite rapprensentanti a loro volta eletti). Esso puo' essere quindi destituito da quel potere sovrano che gli ha dato la fiducia (popolo o parlamento). La <<governabilita' >> e' una caratteristica (auspicabile) del sistema politico di governo. In quanto tale non e' "democratica" ma e' solo determinata democraticamente. Se per esempio parlamento e governo fossere divisi ed indipendenti (autonomi) potremmo avere un parlamento eletto in modo proporzionale ed un governo eletto in via maggioritaria. Non vedo perche' questo dovrebbe <<abbassare necessariamente il livello di democraticita' del sistema>>. Basta che ci sia il meccanismo della fiducia e della sfiducia (popolari, in questo caso) e la dittatura e' evitata. Ricordo che lo diceva bene anche Popper: in democrazia non e' importante stabilire chi governa (il migliore, tutti, pochi, tanti, qualcuno a caso...) ma come poter subito cambiare idea quando ci si accorge di aver fatto un errore. Non e' quindi importante chi governa ma chi controlla. Anche il fatto che i magistrati siano nominati a concorso non toglie democrazia al sistema. Basta che non siano una casta di intoccabili ma che al tempo stesso chi ha potere ed interressi non possa rimuoverli a piacimento. Difficile a farsi ma la perfezione non esiste; possiamo solo avvicinarci a pop a poco. >Una democrazia perfetta nel rappresentare, ma incapace di governare è >quella della Prima repubblica. >I risultati stanno sotto i nostri occhi. Essendo il governo, espresso >dalla proporzionale, incapace di fare scelte, esse sono state fatte "in >autogoverno" dai poteri reali del Paese in competizione/consociazione >tra loro. Un enorme debito pubblico, il saccheggio del territorio, la >crescita delle corporazioni, nessuna riforma sono il risultato di una >democrazia debole, capace di rappresentare, incapace di governare. >Se questo è, ahimé, vero, ne consegue che bisogna cambiare, costruendo >un equilibrio tra rappresentanza e governo. I sistemi in auge sono >molti. Quello americano, ad esempio, fa eleggere dai cittadini >rappresentanti e governo su due canali diversi: i due poteri, così >eletti, si bilanciano a vicenda, insieme ad altri. In questo caso >potremmo avere la proporzionale perfetta alla Camera dei rappresentanti >e al Senato. Aggiungo che in un sistema federale (come il senato americano e svizzero) il senato e' una rappresentanza paritetica di territori, fatta per evitare che gli stati popolosi governino l'unione a colpi di maggioranza. E' quindi uno degli aspetti del bilanciamento tra poteri. Oggi lo stesso problema si pone in Europa. Rappresentanza procapite oppure per stato (come all'ONU)?. La via federalista e' mista e dice <<non "oppure" ma "entrambi">>. Una camera eletta proporzionalmente che rappresenti il popolo (e gli stati piu' popolosi mandano piu' rappresentanti) ed una con due rappresentanti per stato, dove il piccolo conta come il grande, dove per fare un esempio la valle D'Aosta conta come la Lombardia. >In Europa, dove prevalgono i regimi parlamentari, si è scelta la strada >di limitare la proporzionale, con varie tecniche, così da mettere i >governi al riparo da imboscate. Francesi, inglesi e tedeschi hanno >risolto in vari modi il problema: i loro governo sono di gran lunga più >efficaci dei nostri e perciò durano anche di più. La stabilità non è un >valore in sé, è solo una conseguenza possibile di capacità di governo. >Quel che conta è che la democrazia è un equilibrio complesso dei tre >poteri fondamentali. Quando manca, ed è il caso dell'Italia, allora la >democrazia è incerta. Aggiungerei tre spunti: 1) la democrazia diretta. Oggi in Italia e' in crisi (vedi referendum) e cio' e' grave visto che la rete invece promette un rilancio delle possibilita' di pertecipazione diretta dei cittadini alla vita politica sociale e democratica del paese. 2) il federalismo. Suddividere il potere politico (e la leva fiscale) tra 8000 comuni, 100 e passa provincie e (se avanzano compiti e soldi) le regioni, significa avvicinare potere e responsabilita' ai cittadini, significa spostare il tema della governabilita' dal centro alla periferia. Significa alleviare il peso del centro e rendergli piu' facile la vita. Meno decisioni da prendere significano maggiore probabilita' che quel poco lo faccia bene e rapidamente. 3) lo stato leggero. Uno stato con 150'000 leggi e 120'000 enti decisori (dispensatori di nullaosta) e' comunque vada ingovernabile. Occorre eliminare gli enti inutili (ANAS, PRA, USL ecc) e arrivare a meno di 10'000 leggi. La vera governabilita' quindi non e' da cercarsi nei sistemi elettorali (un paese in cui i cittadini sono costretti a diventare esperti di sistemi elettorali e' veramente singolare) ma nel federalismo, in una maggiore democrazia diretta e nello "stato leggero". In questo contesto i cittadini potrebbero mettere a frutto la vera esperienza che hanno accumulato in questi decenni: l'esperienza nella conoscenza dei problemi che affliggono il paese. Allora si' potrebbero decidere democraticamente a tutti i livelli le cose che ritengono piu' giuste (liberi di sbagliare, naturalmente, e di correggersi). Saluti, Francesco Forti http://come.to/federalismo ![]() |