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da "LE MONDE"
CHIRAC CHIEDE DI RIDURRE A 5 GLI ANNI DELLA PRESIDENZA FRANCESE
FRANCIA - Il referendum sul mandato quinquennale (5 anni anziche' 7) del presidente della Repubblica, si terra' il 24 settembre prossimo. Il presidente Jacques Chirac rivolgendosi solennemente agli elettori francesi ha chiesto di votare "si'", affermando che "questa riforma assicurera' un nuovo respiro democratico al paese". ------------------------
Credo che una notizia del genere possa essere adatta per dibattere su un argomento: le riforme che assicurano governabilità fino a che punto sono democratiche? Si parla tanto di governabilità ma poco di democrazia. Eppure deve essere proprio questo uno degli argomenti di forza della sinistra (che è democratica per definizione). In un sistema politico fascista c'è la massima stabilità e la massima
governabilità ma viene cancellato ogni principio democratico.
La Banca Mondiale, il Fondo monetario internazionale e il Wto sono stabili
e riescono a governare l'economia mondiale con una certa facilità: eppure i
contestatori di Seattle hanno denunciato, prima di tutto, l'assenza di una
struttura democratica in queste organizzazioni (oltre a tante altre come la
Nato).
Berlusconi riesce a gestire Forza Italia con più facilità di quanto
Veltroni riesca a fare con i Ds, ma il Silvio è una specie di dittatore nel suo
partito (oppure tutti sono omologati dentro Fi -che è la stessa cosa-).
Tutti questi esempi (risaputi) servono a sottolineare che quando si parla
di riforme (da quelle elettorali ai poteri del premier al federalismo) il
primo punto che bisogna sottolineare è: quanto è democratica questa riforma?
I problemi di governabilità devono avvenire in un secondo momento, quando
si tratta di scegliere fra due riforme egualmente democratiche.
Non posso ovviamente concludere queste mie riflessioni
senza parlare dell'ormai noiosa questione delle riforme elettorali cercando
di analizzare il grado di democraticità del sistema maggioritario che
alcune forze di sinistra (Ds e Verdi per esempio) sostengono. Ovviamente questa
è un'impresa ardua, che va oltre le mie capacità ed è per questo che le
considerazione che farò sono solamente lo spunto per un dibattito.
Oltre alle questioni tecniche (come organizzare i seggi rimanenti?
Eleggiamo i secondi arrivati?), mi preoccupa il fatto che i promotori abbiano
discusso poco su questo argomento: chi decide la composizione interna della
coalizione? Poiché si parla di bipolarismo e non di bipartitismo allora
significa che i partiti continueranno a vivere ma saranno "costretti" ad
allearsi. Ma chi stabilisce il peso dei partiti all'interno della
coalizione? Perché considerare i Ds alla pari dell'Udeur significa ignorare il
volere degli elettori che non appoggiano nella stessa maniera le idee dei
due partiti. Fino a oggi il peso viene calcolato tendendo soprattutto conto
delle performance dei singoli partiti nelle elezioni con sistema
proporzionale. E' successo così che dopo le europee del '99 i Democratici
hanno avuto un peso maggiore fino a entrare nel governo D'Alema-bis. Ma si
sostenitori del maggioritario non credo che ammettano che la democraticità del
loro sistema dipenda dalle altre votazioni con sistema proporzionale....
Allora con quali criteri vengono scelti i candidati dei collegi nel
sistema maggioritario? Per non lasciare tutto nelle mani dei partiti (che
spesso si spartiscono il bottino in maniera poco democratica -vedi
tutte le polemiche sui candidati alle regionali scorse) bisognerebbe ricorrere
alle PRIMARIE in cui gli elettori del Polo e dell'Ulivo decidono quale sarà
la composizione della coalizione che si presenterà alle elezioni. Ma non mi
sembra che i promotori del maggioritario abbiano parlato molto di
primarie....
Il maggioritario, garantendo (forse) più governabilità, fa rispettare
l'esito delle urne per cui governerà chi veramente è stato scelto dagli
italiani: e questo sicuramente è un indice di democrazia. Il trasformismo è
un insulto alla democrazia. Ma non bastano rigide norme anti-ribaltone
(appoggiate per altro sia dall'Ulivo che dal Polo nelle regioni)
per tentare di limitare il trasformismo?
Con queste mie considerazioni non voglio appoggiare il modello
"alla tedesca" che presenta infiniti limiti democratici: lo sbarramento del
5% è una forma diversa di maggioritario (con tutti i dubbi che ho
sollevato prima...): invece di costringere i partiti a unirsi in due coalizioni,
li si costringe a unirsi in 5-6 partiti (presumibilmente AN, FI, PPI, DS, RC e
forse la Lega), quindi partiti come Verdi e Radicali
diventerebbero delle correnti interne ad altri partiti. Cambia la forma ma
non la sostanza e quindi, seguendo il mio precedente ragionamento, bisognerebbe
fare delle primarie dentro ai partiti.
Da un punto di vista democratico poi è meglio non analizzare neppure il
"premio di maggioranza" (chi rappresentano i parlamentari eletti con questo
premio?).
Con le mie dichiarazioni volevo solo mettere in rilievo che, nel dibattito
elettorale, si parla poco di democrazia e si tende invece:
1. A condannare i partiti quasi fossero loro la causa di ogni male. I
partiti hanno mille difetti, ma sono la base della democrazia e della libertà
politica: questo non dovrebbe essere dimenticato mai e chi lo fa per strategie
elettorali allora deve assumere le proprie responsabilità. Esaltare il singolo
candidato a spese dei partiti è discutibile: la personalizzazione della politica
deve essere sempre guardata con sospetto.
2. Il compito del Parlamento non è solo quello di garantire stabilità e
governabilità (insomma di non "rompere troppo le scatole" al governo). Il primo
compito del Parlamento è quello di RAPPRESENTARE gli elettori.
Concludo dicendo che non ho nuove proposte da fare: forse la soluzione
ideale per garantire governabilità è il sistema maggioritario, forse quello
proporzionale con lo sbarramento ma una cosa è certa: ogni soluzione proposta
deve essere considerata come un tentativo di rimediare a una SCONFITTA della
politica italiana che non riesce a governare il paese. Trovare una nuova legge
elettorale per costringere i politici italiani a mettersi d'accordo per il bene
del paese è una sconfitta per la politica.
Vengano pure allora tutte le riforme possibili, ma nessuno le spacci come
un nuovo Eldorado della politica italiana.
Ciao a tutti
Luca
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