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http://www.who.int/whr/2000/en/report.htm Lasciando perdere per ora l'esame del caso italiano, uno dei dati interessanti del rapporto riguarda la tipologia organizzativa dei vari sistemi sanitari. Il rapporto (capitolo 3: health services:well chosen, well organized?) indica tre tipi: 1) Gerarchici burocratici 2) Contratti di lungo termine non basati sul rischio 3) Contratti di corto termine basati prevalentemente sul rischio Non e' detto che i primi siano solo pubblici. Il rapporto indica proprio alcune strutture private americane come esempio di strutture burocratiche e gerarchizzate. Il rapporto indica che il primo tipo appare dare buoni frutti solo in caso di emergenze di ricostruzione post-bellica. Per il resto la tendenza e' quella di un forte decentramento dei sistemi burocratici e di una maggiore capacita' di far fronte alla spesa crescente dei sistemi di tipo 2). Una cosa che appare con tutta la sua evidenza esaminando la comparazione di 192 sistemi sanitari e' che in prevalnenzasolo i paesi rbenestanti hanno un buon sistema sanitario pubblico, di tipo 1) o 2). I paesi poveri infatti non hanno abbastanza risorse fiscali per finanziare un SSN o non hanno abbastanza lavoratori per finanziare un sistema di sicurezza sociale basato su assicurazioni obbligatorie come in germania e francia o facoltative come in USA: Paesi come la Cina ed il Viet-Nam per esempio, oltre ad avere una spesa sanitaria su PIL dimezzata rispetto ai paesi occidentali, hanno una quota pubblica pari al 20-22%. Cio' vuol dire che l'80% della spesa sanitaria ricade direttamente sul cittadino, che deve pagare di tasca sua la spesa. Questa e' stata, francamente una sorpresa. Le cose cambiano pero' nella Russia di oggi (4.8% di spesa sanitaria di cui l'87% pubblica) oppure a Cuba (7.9% di spesa sanitaria di cui il 100% pubblica). Per l'Italia, come termine di paragone, abbiamo un 7.6% di spesa sanitaria di cui il 70% e' spesa pubblica. In Germania abbiamo un 10.5% di spesa sanitaria di cui il 78% e' pubblica. In Africa la spesa sanitaria media su pil e' del 3.2%, il 50% della quale e' pubblica. Nelle Americhe la spesa media e' del 8.6% del PIL, di cui il 47% e' pubblica. Nel Mediterraneo orientale abbiamo un 3.6% con un 38% di quota pubblica. In Europa abbiamo una spesa sanitaria media su pil e' del 7.1%, il 78% e' pubblica. Il sud-est asiatico ha una spesa media su PIL del 4.7% di cui il 27% pubblica. Il Pacifico orientale ha una spesa del 4.2% di cui il 54% e' pubblico. Ricordo che "pubblico" non vuol dire "struttura pubblica" ma "prepagata" e quindi "equamente suddivisa" tramite imposte o assicurazioni di lungo termine non basate sul rischio (assicurazioni sociali). Se vediamo la spesa pubblica procapite in dollari PPP (dollari equiparati al costo locale della vita) abbiamo questi dati: Spesa procapite mondiale = 103 dollari PPP. (5'888 milioni di abitanti) 1) Africa: 20 dollari PPP per abitante (601 milioni di ab) 2) Americhe: 407 dollari PPP per abitante (802 milioni di ab) 3) Mediterraneo orientale: 29 dollari PPP per abitante (473 milioni di ab) 4) Europa: 564 dollari PPP per abitante (870 milioni di ab) 5) Sud-Est Asiatico: 19 dollari PPP per abitante (1'485 milioni di ab) 6) Pacifico orientale: 66 dollari PPP per abitante (1'651 milioni di ab) Sempre in termine di dollari PPP (e quindi "pesati" sul costo della vita) la sanita' pubblica italiana eroga 675 $PPP ad ogni abitante mentre la sanita' pubblica americana, tanto criticata, eroga quasi il doppio (1'180). La sanita' pubblica americana e' quella che spende piu' di tutti (e tutti ne hanno diritto, anche gli homeless). La sanita' privata americana ne eroga altrettanti (1'200 circa) ma solo a chi puo' permetterselo. Il paese piu' povero in assoluto, di cui si hanno dati per calcolare la spesa sanitaria pubblica procapite e' la Nigeria: 3,2 $PPP In ogni caso occorre considerare che mentre i paesi poveri combattono essenzialmente contro epidemie e malattie da denutrizione, sforzi concentrati nell'arco di una vita breve (50 anni in Africa) nei paesi ricchi la spesa e' piu' concentrata nei problemi connessi ad una maggiore durata della vita (tumori, malattie della vecchiaia), connessi alla opulenza ed alla dieta (obesita', infarto, diabete) ed all'inquinamento (malatte respiratorie e leucemie). Quindi solo i paesi ricchi possono spendere di piu', avendo piu' risorse, ma questo essere ricchi genera nuovi costi sanitari (tecnologia, successo delle cure, aumento della durata della vita). A mio avviso occorrerebbe impostare un meccanismo di solidarieta' tra nazioni in modo che ci sia un flusso di risorse (e di investimenti strutturali) verso i paesi piu' poveri. Non mi pare verosimile che mentre 4 miliardi di abitanti ricevono cure sanitarie per meno di 70$ PPP noi stiamo a gingillarci con il viagra o con le pillole dimagranti e spendiamo centinaia di milioni per tenere in vita artificialmente persone (accanimento terapeutico) malgrado i famigliari chiedano inutilmente di staccare spine e tubi vari. I problemi etici non si pongono solo a proposito di eutanasia passiva od attiva ma anche sapendo che ogni anno 17 milioni di poveri muoiono di AIDS, tubercolosi, malaria, colera, lebbra, sifilide, difterite, tetano, infezioni e parassiti vari (10 milioni), infezioni respiratorie, carenze nutrizionali, poliomelite, pertosse. Il 31% di tutte le cause di morte del pianeta e' causato dalle carenze igeniche ed alimentari, prima ancora che dalla mancanza di cure adeguate. Un saluto a tutti, Francesco Forti ![]() |