[RIFORMANDO:541] La questione settentrionale
Salvatore CAMAIONI  Domenica, 11 Giugno 2000

    La vicenda genovese della redistribuzione dei fondi strutturali deciso
dal coordinamento delle regioni del nord a direzione polista, al di là del
suo carattere da alcuni definito eversivo, mostra chiaramente che il
neofederalismo italiano (quello vero e non quello dei bei discorsi): a) è un
'affare' economico che interessa soltanto una parte del Paese; b) ha un
colore politico ben definito, di destra; c) tende ad imporsi a spallate, in
violazione dell'assetto normativo esistente. Mentre va sempre più
precisandosi e realizzandosi il patto Bossi-Berlusconi, il ministro Bersani
sospetta che i passi successivi saranno: lo scioglimento della conferenza
dei presidenti regionali, lo scioglimento della conferenza Stato-regioni e
la riunione delle regioni nelle sedi di partito. Sull'esempio della Lega
anche l'Asinello -che delusione...-tende a darsi una fisionomia territoriale
ed incarica il filosofo con barba del mitico nord-est di aggregare i
riformisti (?) del nord in una federazione su base regionale. L'obbiettivo
finale dei federalisti nostrani è con tutta evidenza il c.d.federalismo
fiscale, cioè la regionalizzazione delle risorse, con la conseguenza che le
regioni più ricche e produttive potranno contare interamente sulle proprie
risorse, che rimangono là dove vengono create, mentre le regioni più povere
potranno contare interamente sulla propria indigenza, che non divideranno
con nessun'altro. E' stato facile strumentalizzare il generale malessere per
l'inefficienza dello Stato centrale al fine di far penetrare, anche a
sinistra, un'idea federalista che con il pretesto del decentramento di
poteri mira in realtà alla creazione di un blocco regionale chiuso e
contrapposto al governo centrale ed al resto del Paese; blocco regionale,
peraltro, che si riconosce nell'ideologia liberista. Oltre al problematico
coordinamento delle economie regionali con i vincoli di stabilità europea,
ci sarebbe pure il ritorno delle c.d.gabbie salariali, conseguenti alla
diversa produttività del lavoro e l'arresto della politica di investimenti
al meridione, condizione imprescindibile per il suo auspicato decollo, che a
parole sarebbe un punto qualificante dei programmi federalisti diffusi a
destra e a manca: non si è detto che il federalismo è la ricetta miracolosa
per la risoluzione dei problemi di tutti?
    Saluti unitari.
Salvatore Camaioni



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