[RIFORMANDO:532] Idee
Mobiglia  Giovedi`, 08 Giugno 2000

Nella mia tragica esperienza di pessimo studente di pianoforte, dopo aver
dovuto interrompere gli studi per lavorare nel 1989, mi e' capitato di
riprendere in mano il vecchio "clavicembalo ben temperato" di J.S.Bach e
leggere e studiacchiare preludi e fughe che non avevo affrontato durante gli
studi regolari.
Questo libro bachiano e' vangelo per la musica. E' un distillato di arte,
paradossalmente moderno e intimista mentre Bach gia' ai suoi tempi volgeva
lo sguardo al passato, a un'arte della fuga in decadenza nella sua epoca.
La fuga e' una forma musicale di concezione molto rigida e "severa", per
fare un esempio si puo' paragonare all'enigmistica di alto livello per le
lettere (e difatti esistevano veri propri "enigmi musicali").
Ebbene, mi capito' di affrontare una fuga piuttosto ostile. Il tema musicale
di questa fuga era quasi inquietante. Chiuso in se stesso, ostinato su una
nota, la tonica, dava un senso di gravita' pesante, di invincibile
attrazione verso la terra, di ineluttabilita'.
Facendomi forza, affrontai la belva.
Come accade per certi racconti gotici, il fascino "nero" di questa
composizione misteriosa si impossesso' di me.
Ogni volta che la suonavo (o tentavo di farlo, per le difficolta' tecniche
che presentava) mi era impossibile mantenere alcun distacco; ne' riesco
ancora a suonarla se non sono di un umore accettabile.
Anche la figurazione ritmica e' particolare in questo spartito.
Al posto di tante notine nere, qui riposavano sul pentagramma poche note
bianche e vuote, alcune col "gambino", altre, piu' suggestive, senza.
Una fuga si compone di diverse "voci", anche se e' scritta per un solo
strumento, e' come se fosse pensata per piu' sezioni.
Questa fuga e' "a cinque", cioe' a cinque parti. Solo un'altra fuga nello
stesso libro presenta una tale complessita'; le altre sono a 3 o a 4 (una
sola a due).

Alcuni mesi dopo aver imparato questa meraviglia, scopro un sito internet
con l'analisi integrale e dettagliata dello spartito del genio di Eisenach.
I punti salienti di quest'analisi:
-le prime quattro note del tema formano una croce (unendo la prima e la
quarta; unendo la seconda e la terza).
-partendo dalla simbologia bachiana, questo tema potrebbe simboleggiare la
crocefissione, e cio' spiegherebbe il carattere drammatico e tragico di
tutto il brano.
-oltre al tema principale, vi sono due temi secondari, di cui il secondo
caratterizzato da un andamento ossessivo (tre note ripetute, come poi nella
quinta sinfonia di Beethoven).
-tre temi, la trinita'. (Solitamente una fuga ha un solo tema)
-tutto cio' accompagnato da altre analisi di alto livello, rilevando la
presenza di un movimento sempre presente verso il basso, il discendere, lo
sprofondare nella terra che si apre.

Altre analisi non parlano di tre temi (soggetti) ma di piu' controsoggetti
(contrappunti al tema, cioe' note matematicamente "in funzione del" tema
musicale principale)

Ora, passare da Bach a Gramsci non e' semplice.
Quando si e' di fronte alla genialita', credo che il "cogliere benissimo il
senso e anche il dettaglio del
suo pensiero" di cui parla Piero, e soprattutto "l'essenza" non sia
possibile al di fuori di una meditazione solitaria.
Un supporto puo' essere d'aiuto, ma puo' anche mettersi di traverso e creare
un "pregiudizio".
La mia ex direttrice di coro, diplomata in composizione, per esempio
contesta l'analisi "mistica" di cui sopra.
Io sono molto contento di aver conosciuto la fuga IV in do# minore da solo,
senza nemmeno la mediazione di un insegnante, e prima di essermi confrontato
con delle fonti di analisi colte.

Alcuni musicologi anglosassoni affermano che Bach fosse assolutamente
indifferente al credo religioso, e abbia scritto centinaia di messe cantate
solo perche' era il suo lavoro e "teneva famiglia"; altri musicologi trovano
un profondo credo luterano in Bach e una tensione spirituale alta. Per un
autore italiano, che presumo cattolico, J.S. era innamoratissimo della
moglie, profondamente religioso e di idee "miste" fra tradizione cattolica e
protestante.
Ognuno tira acqua al suo mulino...

Su Gramsci mi piacerebbe approfondire una questione: quanti e quali dei suoi
scritti non ci sono pervenuti a causa della censura fascista?

Flavio M


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