[RIFORMANDO:523] Re: Tu quoque, Gramsci, foederalis?
Francesco Paolo Forti  Domenica, 04 Giugno 2000

At 17:53 04.06.00 , Salvatore CAMAIONI wrote:

>    Caro Francesco, capisco ed apprezzo i tuoi sinceri sforzi per
>accreditare a sinistra il tuo modello federalistico, nel quale riponi tanta
>fiducia, ed in questo senso interpreto certe forzature per rendere più
>appetibile la 'merce' da te reclamizzata; ma arruolare tra i federalisti
>addirittura Antonio Gramsci mi sembra una forzatura inaccettabile, proprio
>come una piccola ma imperdonabile "vendita di prodotti [politici] con segni
>mendaci" (art.517 c.p.).

Caro Salvatore, 
ho nell'animo profondamente scolpita la rivoluzione luterana, secondo
cui per interpretare la Bibbia e le sacre scritture non serve la 
mediazione del prete. Applico lo stesso concetto anche con Gramsci.
Le sue frasi sono molto semplici. Fatte di verbi, di soggetti, di 
complementi oggetto. Non ho bisogno di preti (laici) per 
capire cio' che Gramsci dice. Non esiste una "interpretazione
ufficiale" della chiesa gramsciana (con tanto di anatemi su 
coloro che ne distorcono il pensiero). Quando parla di Repubblica 
Federale e' fin troppo chiaro cio' che afferma. Ti ringrazio tuttavia
del tuo sforzo, perche' comunque non fa che confermare cio'
che intendo (e che avevo intuito leggendo quel brano). 

>Il "patto" che Gramsci
>proponeva tra contadini ed operai era sicuramente un patto federativo, che
>poneva cioè un'alleanza, 

Ecco, mi pareva proprio di averlo capito da solo ma grazie comunque
per l'aiuto. Una alleanza di popoli e classi che vivevano in 
luoghi diversi e che uniti avrebbero vinto. Operai del nord e 
contadini del sud. Un patto federativo per un problema 
territoriale che per essere posto come obiettivo (e come
questione nazionale) va istituzionalizzato in una "Repubblica
Federale". Il modo per risolvere la questione meridionale.
Sono perfettamente d'accordo con Gramsci e capisco 
perche' i fascisti (statalisti e centralisti) lo abbiano messo 
a tacere con tutti i mezzi. 

>ma non è vero che "tutti" i patti sono federativi;
>non lo sono, ad esempio, gli accordi tra soggetti conflittuali (es.
>sindacati e confindustria), che quando trovano una linea di accordo
risolutivo della vertenza fanno un patto ma non stabiliscono certo
un'alleanza o una "federazione".
    
Ecco, i patti tra popoli o tra popolazioni di territori diversi
sono "federativi". Giusta quindi l'intuizione gramsciana della
necessita' di un patto di tipo federale tra nord e sud per 
spezzare antiche catene. Esigenza ancora attuale.
Ma i patti tra persone o tra gruppi sono cosa diversa e
per l'appunto Gramsci non alludeva a questo. L'esempio
del patto tra sincacati e confindustria e' quindi completamente
fuori luogo. E' chiaro che parlando di federalismo alludo
a patti tra popoli e popolazioni. E poiche' Gramsci parla 
di <<problema territoriale>>, di questione meridionale, di 
operai (del nord) e di contadini (del sud) e di "Repubblica" 
e' chiaro che la mia non e' affatto una forzatura. 

Saluti luterani,
Francesco 



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