[RIFORMANDO:484] Re: Federalismo gentile e solidale?
Francesco Paolo Forti  Domenica, 07 Maggio 2000

At 20,08 06.05.00 , Salvatore CAMAIONI wrote:

>[....]  Una comparazione, quindi, non è stata possibile, sicché il mio
>interrogativo sulle eventuali differenze, di sostanza, tra le due 'offerte'
>di federalismo purtroppo è destinato a restare inappagato. Voglio dire che
>non basta marcare la differenza tra le 'intenzioni' di Bossi e quelle di
>Forti per rendere accettabile il suo federalismo gentile e condannare invece
>quello pedestre del leader del carroccio se poi, per esempio, il risultato
>pratico fosse lo stesso, e cioè la divisione dell'Italia in venti o non so
>quante repubblichette, che Francesco vorrebbe addirittura "sovrane" (è
>così?), come nemmeno negli U.S.A. ed in Germania.

La divisione dell'Italia ...... ecco la parola magica, che fa venire il lacrimone.
Nessuno pensa che gli USA siano divisi, che lo siano i tedeschi o gli svizzeri.
Anzi mi pare che quei paesi siano ancora piu' uniti (la gemania si e' appena
... riunificata) di quanto lo sia l'Italia. Ma se il federalismo e' proposto per 
l'Italia allora diventa un "dividere". 
Questo io lo ritengo un atteggiamento mentale errato. Parlo appunto di 
pregiudizio. Non dobbiamo pensare che l'italia sia "divisa" ma "unita federalmente".
Chiedersi solo se stara' meglio o peggio con un assetto federale piuttosto che 
continuare l'attuale assetto centralizzato e clientelare della catena lunga del potere. 
Solo i burocrati e chi detiene tanto potere oggi possono aver paura del
federalismo. per loro sara' una perdita secca. 

> Io boccio l'idea
>neofederalista per questa Italia di oggi non già per la naturale antipatia
>suscitata dal suo primo e riconosciuto profeta ma per il suo obbiettivo
>contenuto, che si scontra, come ho già avuto modo di dire, con la nostra

>storia e con l'opportunità politica di evitare che da una separazione
>federalistica -che implicherebbe necessariamente un depotenziamento delle
>capacità di intervento del governo centrale nel prelievo e nella
>distribuzione delle risorse- le già vistose differenze tra il nord ed il sud
>del Paese possano divenire croniche ed incolmabili. 

Differenza che, appunto, sono tali _grazie_ al centralismo ed alla pessima
distribuzione delle risorse che esso ha fatto. Depotenziare il governo centrale
nella cose che ha fatto male e potenziare dei governi locali per cose
che possono fare meglio e' comunque una strada che mi pare di buon 
senso. Se l'Italia fosse federalista da 100 anni e la situazione fosse quella
attuale (con il divario nord-sud che ben conosciamo) sarei il primo a dire
<<tentiamo una soluzione centralizzata>> ma noi siamo nella situazione
opposta e possiamo osservare che i paesi federali (che siamo OECD e
quini nella nostra economia di mercato) hanno meno divari interni. Ergo ...

>E non mi è sembrato di
>trovare neppure, nel sito di Francesco, risposta al secondo degli
>interrogativi da me posti, e cioè in che modo il passaggio dall'attuale
>Stato unitario ad uno federale dovrebbe addirittura agevolare la crescita
>dell'economia meridionale e del sud nel suo complesso. E gradirei anche, se
>possibile, una convincente spiegazione del perché il "decentramento"
>realizzato con lo statuto di speciale autonomia della Sicilia ha arrecato
>guasti che il federalismo -che realizza anch'esso un decentramento- non
>dovrebbe apportare o addirittura dovrebbe riparare.

L'ho detto. 100 CPU da 100 MHz coordinate da una da 500 Mhz sono 
meglio che una da 5000Mhz che non riesce da sola a fare tutto e che
ogni tanto si ferma per sovraccarico. 
Il sud ha bisogno di essere <<soggetto>> delle sue azioni di rinascita,
non di essere <<oggetto>> delle attenzioni di un governo centrale che ha
gia' mille cose da fare. Per quanto riguarda il decentramento ed il federalismo
vale la pena di ricordare la differenza.

1) il decentramento vede un potere politico _centrale_ ed una periferia 
che amministra (rendendo esecutive le decisioni prese al centro).
Nel decentramento il centro decide e da' i soldi, la periferia amministra,
senza responsabilita'. (vedere il testo di Einaudi). 
2) il federalismo vede tanti livelli di potere, ognuno dotato di compiti
stabiliti democraticamente, dove ognuno decide, trova i fondi, amministra
le sue decisioni, sotto il controllo duplice dei suoi cittadini e del livello
politico superiore. Il tutto viene armonizzato con tecniche cooperative
orizzontali e verticali. Il potere viene suddiviso in base al principio 
di sussidiarieta' e di cooperazione ed il risultato e' una migliore 
gestione democratica, servizi migliori ad un costo fiscale inferiore.

Contrariamente alla logica (falsa) delle economie di scala, si osserva
che con il decentramento, elevare le scelte politiche ed il livello di gestione
porta ad un aumento dei costi e ad un decadimento del servizio. 
L'insieme sussidiario e cooperativo tipico del federalismo porta al
risultato opposto: migliorano i servizi, dimuniscono costi. Non lo
dico solo io, ovviamente, ci sono interessanti studi universitari, come
quello che riporto in questa mia pagina:
http://rost.trevano.ch/~forti/approfondimento5.html

>    Caro Francesco, non ti viene il dubbio che il ritardo del meridione

>d'Italia abbia cause che nulla hanno a che vedere con la forma di Stato e
>che non potrebbe essere colmato, per incanto, con un colpo di ingegneria
>costituzionale? 

Ma il federalismo non e' un puro problema di assetto istituzionale.
In Italia lo si crede (ve lo fanno credere) ma non e' cosi'.
Se credete alla Befana, non prendetevela con me :-))) 
Chi legge il mio sito, che nasce dalla osservazione di una realta'
federata di lingua e cultura italiana a 80 Km da Milano, non
puo' certo farsi l'idea che il federalismo sia solo colpo di 
ingegnieria costituzionale da farsi con una improbabile bacchetta 
magica. 

>E non ti sei chiesto se il neofederalismo italiano non sia
>per caso un elegante espediente, ora che la generosità dello Stato è finita
>per tutti,  per separare i destini delle genti italiane, consentendo a
>ciascuno di fare la sua corsa con i mezzi di cui dispone e chi non ce la fa
>amen? Sei proprio sicuro di avere a cuore le sorti di tutto il territorio e
>di non avere invece più attenzioni per le regioni più ricche? Dove sta il
>"cooperativismo" e la "solidarietà"?

Dici di avere letto il mio sito ma forse lo hai fatto troppo in 
fretta. Infatti proprio nel testo base parlo della compensazione
economica tra zone di diversa ricchezza, che era prevista 
anche dalla Bicamerale, anche se possiamo avere opinioni diverse sul
"come" attuarla. In ogni caso tanta e' la mia preoccupazione su questo
tema che sono andato a studiarmi la documentazione della Ragioneria
Generale dello Stato sul tema della raccolta tributarie nelle varie regioni.
L'ho fatto proprio per vedere, numeri alla mano, se ogni regione avesse
oggi gettito sufficiente, nel caso dovesse vivere di fondi propri. 
Ebbene, quello studio dimostra che i fondi ci sono e bastano per 
alimentare localmente compiti elevati (tipo svizzera) ricorrendo
a poca compensazione ridistributiva dal centro. I dati li ho messi 
sul sito (dove parlo di federalismo fiscale italiano) ma da qualche 
parte ho anche il documento word originale RGS. Ovviamente 
possiamo e dobbiamo discuterne, ma non lo faccio ora perche' 
questo testo e' gia' troppo lungo. 

Il"cooperativismo" e la "solidarietà" andranno trovati sul campo.
Non possono essere imposti per decreto. 
La ccoperazione avviene solo tra soggetti autonomi, non tra 
schiavi e la solidarieta' gli italiani ce l'hanno nel cuore, anche al 
Nord, che infatti vede milioni di cittadini dedicarsi al volontariato. 

Per quanto riguarda la differenza tra decentramento e federalismo
e sulla differente classe politica che ne scaturisce, ripropongo,
per i tanti nuovi iscritti, un testo di Einaudi, che e' ormai storico.
Leggete il prossimo messaggio, se gia' non lo conoscete. 

Saluti,
Francesco Forti





[Date Prev] [ ">Back ] [Date Next]