[RIFORMANDO:483] Re: Federalismo gentile e solidale?
Giovanni Baruzzi  Domenica, 07 Maggio 2000

Rispondo soltanto dopo qualche giorno, per spendere una parola a fovare
del federalismo, tema che mi appassiona.
Dico subito che da dieci anni vivo e lavoro in Germania e che ho ben
presente i grandi vantaggi che ha portato in questo paese il
federalismo, unito al famoso pragmatismo tedesco.
Vorrei che oggi l'Italia fosse già federale come ormai da 50 anni lo è
la Germania. Questo federalismo, molto pragmatico contuinuo a ripetere
permette da una parte enormi economie di scala, infatti MOLTISSIMO viene
comunque fatto a scala federale, ma consente pure di avere un'identità
regionale per cui i bavaresi si sentono bavaresi e non si vergognano di
parlare il loro dialetto e i cari svevi continuano ad essere degli
ottimi "bricoleur" che producono meccanica fine per il mondo intero.
Punto fondamentale sono i bilanci e le ripartizioni delle spese. In
tantissime cose NON si ha l'impressione di avere uno stato federale, ma
in alcune, essenzali, SÌ: la scuola, gli investimenti per lo sviluppo
della propria regione.

La Germania è arrivata al federalismo dopo la 2^ guerra mondiale. Non è
stato una cosa dirompente, dato che la storia stessa della Germania,
molto simile a quella dell'Italia, è una storia di piccoli stati e
potentati.
È bastato rivedere le vecchie divisioni e riconoscerle. Come se in
Italia non fosse naturale riconoscere il ducato di Milano (forse
tornando a inglobare Lugano e Bellinzona :-) :-) :-) mi perdoni
Francesco), il regno delle due Sicilie e Venezia.

Quello che colpisce l'occhio di un viaggiatore NON distratto sono le
profonde differenze tra la Germania del Nord e quella del Sud, forse non
tanto forti come le differenze tra la Sicilia e il Piemonte, ma pur
sempre forti.
La motivazione più forte del federalismo è stata quella di dar fiato e
libertà a queste differenze: un sud ricchissimo ed industriale, un nord
più povero o, talvolta VERAMENTE povero come la città di Brema, un sud
produttivo, industriale, di mentalità tusso sommato chiusa e una Amburgo
proiettata sul mare e verso i commerci, cosmopolita e liberale, più
vicina come mentalità all'Inghilterra che alla Baviera.
La parola chiave del federalismo tedesco è facciamo le cose grosse
insieme, ma se qualcuno proprio non vuole, può seguire la sua strada in
tutto o solo in qualche cosa.
Le poste sono federali, le ferrovie sono federali, e "federali" sono
tante altre cose che non necessariamente dovevano essere fatte uguali.


La mia tesi è questa: se il federalismo ha fatto bene alla Germania,
paese di forti differenze regionali, dovrebbe fare anche meglio
all'Italia, paese di differenze regionali ancore più forti.

Se poi venisse il timore che ciò che hanno realizzato i tedeschi non sia
raggiungibile per gli italiani, vorrei sfatare il dubbio, mai
confessato, che i tedeschi siano migliori a lavorare: il federalismo
italiano sarebbe diverso ma ha tutte le possibilità di essere
altrettanto buono e forse più lungimirante.

E chissà, forse la distanza tra la gente e i politici si ridurrebbe di
un poco....

Buon lavoro
Giovanni


Salvatore CAMAIONI wrote:
> 
>     La notizia, riportata dalla stampa di oggi, che Bossi avrebbe  tenuto a
> battesimo il "coordinamento del nord", sospettato di essere una forma
> mascherata di riproposizione del c.d. parlamento del nord, mi fa ripensare
> al tema del federalismo ed alla sua appassionata difesa da parte di
> Francesco P. Forti, che mi ha affettuosamente imputato una mia asserita
> prevenzione nei confronti di questa forma di Stato e di confondere il vero
> federalismo con quello mistificatorio, in salsa verde, dei leghisti [le
> aggettivazioni sono mie].
>     Benché io non abbia mai, neppure per un istante, confuso la buona fede
> di Francesco P. Forti con il razzismo da operetta di Umberto Bossi, ho
> tuttavia accolto il suggerimento di consultare il sito web di Francesco sul
> federalismo e, in omaggio ad una vecchia e buona regola di equità e di
> saggezza, anche quello della Lega nord, per verificare le eventuali
> differenze tra le due scuole di pensiero. Devo subito dire che l'esposizione
> del federalismo -diciamo così- fortiano presenta una unitaria organicità non
> riscontrabile nella presentazione leghista, dove regna -mi è sembrato- una
> grande varietà di opinioni e di accezioni, anche su punti assai
> qualificanti. Una comparazione, quindi, non è stata possibile, sicché il mio
> interrogativo sulle eventuali differenze, di sostanza, tra le due 'offerte'
> di federalismo purtroppo è destinato a restare inappagato. Voglio dire che
> non basta marcare la differenza tra le 'intenzioni' di Bossi e quelle di
> Forti per rendere accettabile il suo federalismo gentile e condannare invece
> quello pedestre del leader del carroccio se poi, per esempio, il risultato
> pratico fosse lo stesso, e cioè la divisione dell'Italia in venti o non so
> quante repubblichette, che Francesco vorrebbe addirittura "sovrane" (è
> così?), come nemmeno negli U.S.A. ed in Germania. Io boccio l'idea
> neofederalista per questa Italia di oggi non già per la naturale antipatia
> suscitata dal suo primo e riconosciuto profeta ma per il suo obbiettivo
> contenuto, che si scontra, come ho già avuto modo di dire, con la nostra
> storia e con l'opportunità politica di evitare che da una separazione
> federalistica -che implicherebbe necessariamente un depotenziamento delle
> capacità di intervento del governo centrale nel prelievo e nella
> distribuzione delle risorse- le già vistose differenze tra il nord ed il sud
> del Paese possano divenire croniche ed incolmabili. E non mi è sembrato di
> trovare neppure, nel sito di Francesco, risposta al secondo degli
> interrogativi da me posti, e cioè in che modo il passaggio dall'attuale
> Stato unitario ad uno federale dovrebbe addirittura agevolare la crescita
> dell'economia meridionale e del sud nel suo complesso. E gradirei anche, se
> possibile, una convincente spiegazione del perché il "decentramento"
> realizzato con lo statuto di speciale autonomia della Sicilia ha arrecato
> guasti che il federalismo -che realizza anch'esso un decentramento- non
> dovrebbe apportare o addirittura dovrebbe riparare.
>     Caro Francesco, non ti viene il dubbio che il ritardo del meridione
> d'Italia abbia cause che nulla hanno a che vedere con la forma di Stato e
> che non potrebbe essere colmato, per incanto, con un colpo di ingegneria
> costituzionale? E non ti sei chiesto se il neofederalismo italiano non sia
> per caso un elegante espediente, ora che la generosità dello Stato è finita
> per tutti,  per separare i destini delle genti italiane, consentendo a
> ciascuno di fare la sua corsa con i mezzi di cui dispone e chi non ce la fa
> amen? Sei proprio sicuro di avere a cuore le sorti di tutto il territorio e
> di non avere invece più attenzioni per le regioni più ricche? Dove sta il
> "cooperativismo" e la "solidarietà"?
>         Cordiali saluti
> Salvatore Camaioni
> 
> P.S.  Se l'argomento del federalismo, per i miei ripetuti interventi, fosse
> venuto a noia, prego cortesemente tutti gli iscritti di dirmelo o farmelo
> capire, in modo da evitare il tormentone.
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