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At 18,58 01.05.00 , Giovanni Cominelli wrote: >La sanità (ma anche i telefoni e le autostrade) sono beni pubblici, nel >senso che devono rispettare standards definiti in sede pubblica. >L'offerta-gestione di tali beni non deve essere necessariamente statale. >Può essere privata, profit o non profit. Ciò che è decisivo è che la >qualità dell'offerta rispetti gli standard. Giustissimo, per quanto riguada lo "strato delle prestazioni", che deve essere di qualita' (sia il pubblico che il privato). Ma non basta. Un sistema sanitario deve anche essere equo. Cio' vuol dire che deve suddividere i costi (anche se non tutti, al 100%) tra i cittadini. Non devo pagarmi di tasca mia il trapianto. Il costo deve essere diviso tra tutti; sempre che non pretenda il ricovero a Huston con champagne e infermiere in minigonna, nel qual caso il surplus me lo pago io. Definirei quindi due caratteristiche: 1) qualita' delle prestazioni (ognuno ha DIRITTO a prestazioni di qualita') 2) equita' nella distribuzione del costo (tutti abbiamo diritto ad avere la cura ad un costo equo; per equo si intende suddiviso tra tutti, tanto prima o poi ... a tutti capita....). Abbiamo quindi questa configurazione: ================================================== (1) => Mercato (prodotti e materiali, apparecchiature e farmaci) ================================================== (2) =>Prestazioni (ospedaliere ed ambulatoriali, pubbliche e private, farmacie, prevenzione, cure a domicilio) ================================================== (3) =>Ripartizione equa dei costi ================================================== (4) =>Cittadini / malati / contribuenti ================================================== Questo "panino" e' composto da quattro strati. Indubitabile che il secondo si avvale del primo, per funzionare. Oltre agli input dalla societa' (sistema educativo e ricerca) le prestazioni (2) necessitano di prodotti di mercato (1). Il cittadino (4) non si deve rivolgere al mercato (1) ma allo strato (2) che e' lo strato della <<qualita'>>. Lo strato (2), proprio perche' fornisce prestazioni, genera dei costi. Essi sono rimborsati dallo strato (3) il quale provvede a finanziarsi presso il (4) Indubitabile che premi, franchigie, tickets, tasse od imposte, paghiamo sempre noi. Il problema e' "come" e cioe' l'equita' della ripartizione. Veniamo ora come il SSN Italia e' configurato. In Italia il (2) per la parte pubblica ed il (3) sono entrambi dello Stato. Cio' significa che alcune delle prestazioni del (2) non sono rimborsate dal (3). Cio' significa inoltre che quando lo Stato deve fare la cura dimagrante (perche lo strato 3 costa troppo) succede che si devono per forza fare risparmi nel (2). Il cittadino (4) trovandosi di fronte a prestazioni non fornite dalla parte pubblica del (2) oppure a fronte di code e ritardi, si rivolge alla parte privata dello strato (2) e paga di tasca sua. Formigoni qui non ha fatto altro che accreditare strutture private, in modo che il cittadino (4) avesse un rimborso (3) indipendentemente dal tipo di prestazione (2) pubblica o privata, ricevuta. Lo poteva fare perche' la Lombardia ha i soldi per farlo. Ma gli altri? le risorse pubbliche sono poche e decrescenti e c'e' chi ne ha meno (l'IRAP ha un gettito basso al SUD). Ecco che in Europa hanno fatto si' che lo strato (3) fosse rimpolpato dalle assicurazioni, che hanno una raccolta non tributaria e fuori dal bilancio dello stato (ma e' piu sempre un modo per suddividere tra tutti la spesa). E' chiaro che la ricchezza di risorse nello strato (3) determina anche sia la qualita' che la quantita' delle prestazioni (2). Non e' garantito al 100% ma al contrario e' chiaro che con troppi pochi soldi (3) non si puo' garantire un servizio di qualita' (2). Infatti in Italia, dove ci vantiamo (!) di spendere poco per la sanita', se dovessimo immaginare le righe di "====" che ho disegnato come un indicatore orizzontale di spesa proporzionato al PIL, avremmo una linea piu' corta di quella degli altri paesi. E' piu' corta la linea che avvolge lo strato (2) [pari al 7.7% del PIL mentre in Germania, Francia e Svizzera e' prossima al 10%] ed e' piu' corta quella che avvolge lo strato (3) [5.3% del PIL in Italia, 6.5% in USA (!!) 8% in CH/Fra/GER] Nei sistemi misti (che Onofri aveva presentato a Prodi come un esempio europeo percorribile) lo strato (3) e' quello appunto che e' misto. Il 50% e' <<assicurazioni>> ed il 30% e' <<stato>> (stato locale, nei paesi federali). Il 20% e' a carico dei cittadini (non e' distribuito equamente). Occhio pero' che in Italia la parte non distribuita equamente, a diretto carico delle nostre tasche, e' del 31% (in Belgio e' il 12%, in Francia il 19%) per cui il RE del nostro SSN e' nudo. Spendiamo poco, rimborsiamo ancora meno. Meno dei tanto vituperati USA, i quali nella sanita' _pubblica_ (per tutti) investono un 1.2% di PIL in piu' di noi. Interessante capire cosa fa lo Stato nei paesi a sistema misto, come spende quel 30% che immette nel sistema. 1) costruisce e gestisce strutture pubbliche. Ma i costi di gestione sono a carico delle assicurazioni 2) integra i premi assicurativi dei poveri (CH) o delle categorie non assicurate come i disoccupati e gli studenti (Germania) oppure i contadini (Francia). 3) Controlla la qualita' dello strato (2) e la reale equita' del (3) 4) regolamenta il sistema (leggi nazionali e locali). In questi paesi non si sente parlare di lotte tra pubblico e privato ma c'e' pianificazione e cooperazione. La sanita' e' notoriamente di migliore qualita' (a giudicare da tanti indicatori, non da ultimo il grado di soddisfazione dell'utente) ed e' piu' cara (costi piu' elevati) ma come dico spesso, preferisco ammalarmi dove si spende il 10% del PIL nella sanita' piuttosto che dove se ne spende molto meno. Ci sono settori in cui il risparmio e' fatto sulla nostra pelle ed abbassa la qualita'. Saluti, Francesco Forti http://rost.trevano.ch/~forti/riforme/Appunti_sanita.html ![]() |