[RIFORMANDO:468] Re: Federalismo e regionalismo
Francesco Paolo Forti  Martedi`, 02 Maggio 2000

At 00,43 01.05.00 , Carlo Romani wrote:

>- CH- La Svizzera e' "piccola": ma quante etnie ufficialmente
>riconosciute ha? in
>quanti secoli si e' costituita e quanti secoli fa ?

Non sono riconosciute "etnie" ne' ufficiali ne' ufficiose.
Al massimo si parla di "culture linguistiche" (quattro) e moltissimi
cantoni sono bi o tri-lingui. Il confine linguistico non c'entra nulla
con i confini cantonali. Il processo federativo e' iniziato nel 1291 e
continua sempre (non e' mai stabile, essendo un problema di
equilibri dinamici). L'ultimo Cantone (Jura) e' "apparso" da pochi 
decenni, negli anni '70.

>- Tesi 44 -Questa non l'ho capita! Se non definiamo cosa voglia dire, in
>concreto,
>federalismo, cioe' quali poteri/strumenti/competenze si vogliono
>realizzare, come si
>fa a sostenere che si da' ai cittadini del mezzogiorno i mezzi per
>controllare
>..eccetera? 

Si ritiene "concettualmente" che il federalismo dia una possibilita'
concretamente maggiore di controllo. Tecnicamente e' piu' facile
per il cittadini controllare una catena corta del potere rispetto ad
una lunga. Tra l'altro quest'ultima sfocia nel clientelismo e quindi
li' non si controlla nulla. La definizione dei poteri/strumenti/competenze
deve essere fatta in loco, non da qualcuno a tavolino che scriva tesi. 
I compiti di Milano possono essere ben diversi da quelli di Trepalle
(vicino a Livigno). Ogni realta' deve decidere (sperimentare e migliorare)
cosa puo' gestire da sola, cooperativamente con altri oppure cosa
far gestire a realta' verticalmente superiori (sussidiarieta'). 

>Ma perche', non si puo' controllare anche adesso l'operato
>dei politici,
>non si vedono i risultati?

La realta' dice che non si controlla. Non posso controllare
cosa fa il mio deputato (e chi lo vede mai?) anche perche'
lui non ha nulla da fare per il mio collegio. Cosa vuoi che 
faccia, insieme ad altri 1'000 di collegi diversi? Si occupa di
tutto tranne che del mio collegio, salvo rare e virtuose eccezioni. 

>L'utilizzo dei fondi pubblici puo' essere controllato, credo, solo se
>c'e' rigore
>nell'apparato amministrativo, e trasparenza; senza questi, ne'
>federalismo ne'
>centralismo garantiscono nulla.

Questo e' vero. Ma sei partito dalla fine. Dall'utilizzo dei fondi.
Credo che la democrazia parta un po' prima, dalla decisione
di cosa fare, di come reperire i fondi per la spesa, di come 
gestirli. La realta' centralizzata, fatta da centinaia di migliaia
di leggi (e circolari) e di enti cuscinetto che fanno da scarica
barile, rende impossibile qualsiasi esercizio locale di democrazia. 
C'e' sempre un ufficio (tipo anas) che tarda a dare un nullaosta
e c'e' sempre un ministero che non libera fondi o che quando lo
fa allora manca sempre una firma di qua o di la'. Con il federalismo
tutto cio' viene a mancare (diminuito di un fattore 100). 

>Per inciso, crediamo che con regioni federate il nostro sud avrebbe
>avuto uno sviluppo economico e sociale migliore e piu' rapido?

Io ritengo di si'. 
E' il discorso del freno a mano tirato e della mancanza di un 
governo locale della economia. Oggi tutto viene deciso a Roma
(mi ricordo il caso Taranto, Bagnoli, Gioia tauro) e quando 

si discute di una cosa non si discutono le altre. Il federalismo
e' un po' come il parallel processing. Tante CPU invece di una 
sola. Occorre coordinamento, naturalmente, e regole comuni.
Poi .... va che e' una meraviglia, se ogni luogo ha gente con le palle,
come Bassolino, ad esempio. E se ha solo dei quaqquaraqua'
i cittadini non tarderanno a cambiarli. Oggi li tengono solo perche'
sono bravi a far venire soldi da Roma ma domani, quando capiranno
che quel genere di politico non serve piu', cambieranno anche la
classe politica. 

Saluti a tutti,
Francesco Forti 




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