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At 00,43 01.05.00 , Carlo Romani wrote: >- CH- La Svizzera e' "piccola": ma quante etnie ufficialmente >riconosciute ha? in >quanti secoli si e' costituita e quanti secoli fa ? Non sono riconosciute "etnie" ne' ufficiali ne' ufficiose. Al massimo si parla di "culture linguistiche" (quattro) e moltissimi cantoni sono bi o tri-lingui. Il confine linguistico non c'entra nulla con i confini cantonali. Il processo federativo e' iniziato nel 1291 e continua sempre (non e' mai stabile, essendo un problema di equilibri dinamici). L'ultimo Cantone (Jura) e' "apparso" da pochi decenni, negli anni '70. >- Tesi 44 -Questa non l'ho capita! Se non definiamo cosa voglia dire, in >concreto, >federalismo, cioe' quali poteri/strumenti/competenze si vogliono >realizzare, come si >fa a sostenere che si da' ai cittadini del mezzogiorno i mezzi per >controllare >..eccetera? Si ritiene "concettualmente" che il federalismo dia una possibilita' concretamente maggiore di controllo. Tecnicamente e' piu' facile per il cittadini controllare una catena corta del potere rispetto ad una lunga. Tra l'altro quest'ultima sfocia nel clientelismo e quindi li' non si controlla nulla. La definizione dei poteri/strumenti/competenze deve essere fatta in loco, non da qualcuno a tavolino che scriva tesi. I compiti di Milano possono essere ben diversi da quelli di Trepalle (vicino a Livigno). Ogni realta' deve decidere (sperimentare e migliorare) cosa puo' gestire da sola, cooperativamente con altri oppure cosa far gestire a realta' verticalmente superiori (sussidiarieta'). >Ma perche', non si puo' controllare anche adesso l'operato >dei politici, >non si vedono i risultati? La realta' dice che non si controlla. Non posso controllare cosa fa il mio deputato (e chi lo vede mai?) anche perche' lui non ha nulla da fare per il mio collegio. Cosa vuoi che faccia, insieme ad altri 1'000 di collegi diversi? Si occupa di tutto tranne che del mio collegio, salvo rare e virtuose eccezioni. >L'utilizzo dei fondi pubblici puo' essere controllato, credo, solo se >c'e' rigore >nell'apparato amministrativo, e trasparenza; senza questi, ne' >federalismo ne' >centralismo garantiscono nulla. Questo e' vero. Ma sei partito dalla fine. Dall'utilizzo dei fondi. Credo che la democrazia parta un po' prima, dalla decisione di cosa fare, di come reperire i fondi per la spesa, di come gestirli. La realta' centralizzata, fatta da centinaia di migliaia di leggi (e circolari) e di enti cuscinetto che fanno da scarica barile, rende impossibile qualsiasi esercizio locale di democrazia. C'e' sempre un ufficio (tipo anas) che tarda a dare un nullaosta e c'e' sempre un ministero che non libera fondi o che quando lo fa allora manca sempre una firma di qua o di la'. Con il federalismo tutto cio' viene a mancare (diminuito di un fattore 100). >Per inciso, crediamo che con regioni federate il nostro sud avrebbe >avuto uno sviluppo economico e sociale migliore e piu' rapido? Io ritengo di si'. E' il discorso del freno a mano tirato e della mancanza di un governo locale della economia. Oggi tutto viene deciso a Roma (mi ricordo il caso Taranto, Bagnoli, Gioia tauro) e quando si discute di una cosa non si discutono le altre. Il federalismo e' un po' come il parallel processing. Tante CPU invece di una sola. Occorre coordinamento, naturalmente, e regole comuni. Poi .... va che e' una meraviglia, se ogni luogo ha gente con le palle, come Bassolino, ad esempio. E se ha solo dei quaqquaraqua' i cittadini non tarderanno a cambiarli. Oggi li tengono solo perche' sono bravi a far venire soldi da Roma ma domani, quando capiranno che quel genere di politico non serve piu', cambieranno anche la classe politica. Saluti a tutti, Francesco Forti ![]() |