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> Organization: Comunita` per L'ULIVO > Date: Tue, 11 Apr 2000 01:00:08 +0200 > From: "Piero S. Graglia" > Sono sempre stato contrario a parlare di "federalismo" nel caso italiano per > questi motivi, che non sono solo motivi nominalistici, ma teorici e > fondativi di un approccio federalista. > > I nostri padri costituenti, inoltre, quando affermavano che la forma > repubblicana non poteva essere oggetto di revisione costituzionale (e > dichiaravano la repubblica italiana una e indivisibile) pensavano alla > repubblica parlamentare unitaria, e non alla repubblica federale. Cio' a cui pensavano i padri costituenti a mio avviso ha forza minore rispetto a cio' che c'e' scritto. Anche perche' tutti potrebbero dire cio' che vogliono a proposito di cio' che i padri costituenti pensavano. Ma in ogni caso vale ancor di piu' il principio di liberta' per cui se un popolo decide di volere a maggioranza il federalismo (ho detto "se") non ci sono vincoli legati a cio' che pensavano i padri costituenti. Loro pensavano nella realta' di allora. Noi pensiamo e decidiamo nella realta' di oggi e la sovranita' appartiene al popolo (a quello vivo). > L'unica via, per una riforma delle funzioni e dei compiti delle regioni, e > quindi quella di parlare di decentramento e autonomia con potere di > imposizione fiscale: federalismo e fuori luogo, almeno dal punto di vista > tecnico della teoria dello stato federale. D'altronde, lo stesso Vannino > Chiti si e posto su questa strada, e solo su questa mi trovo a mio agio. Una > strada che permette di conservare il nocciolo qualificante del federalismo > (le decisioni prese ad un livello il piu possibile vicino ai cittadini, su > questioni che interessano porzioni limitate del territorio, con risorse > reperite localmente per la maggior parte) senza scomodare per questo i sogni > di Padania indipendente e "sovrana", di Toscana libera e "sovrana" o > qualsiasi altra amenita che frulla nel capo dei cosiddetti federalisti della > Lega. Questo tuo pensiero attiene al libero convinciento politico di ognuno. Per te quella e' l'unica via. Per altri la via puo' essere diversa. Io mi considero un federalista e so che esso e' diverso dal decentramento. Vedo i guasti del decentramento e non voglio aumentarli. Il nocciolo qualificante del federalismo e' dato dal legame tra responsabilita' ed autorita' locale (prendiamo ad esempio quel testo di Einaudi) e l'autorita' locale non esiste nel decentramento ma solo nel federalismo. Autorita' che deve per forza essere legata ad un concetto di sovranita' dal basso, non "concessa dall'alto", per esempio. Autorita' che deve basarsi su uno stato (locale) di diritto, per esempio. Autorita' che quindi deve avere i suoi tre poteri, per esempio. Altrimenti e' solo una burla, una pantomima, una presa in giro. Ora il fatto che un avversario politico (la lega) spari le sue bordate attorno al tema "padania" non deve per questo farci abbandonare i concetti e principi giusti del federalismo. Caso mai dobbiamo essere piu' coerenti ed invece di immaginare i macro stati alla Miglio dovremmo concentrarci di piu' sul micro-federalismo, sui poteri comunali e distrettuali. In modo da ricostruire dal basso tutti i livelli che ci sono in un complesso federale (cosi' anche i puristi dell' ex pluribus unum sono appagati). Inoltre una ultima considerazione di principio. Anzi sui principi. Il federalismo e' basato su una serie di principi, i piu' noti dei quali sono sussidiarieta' e cooperazione. Questi funzionano a strati (dal basso, in senso orizzontale e verticale) e funzionano se chi decide come applicarli ha una prioritata' dal basso ed ha la sovranita' di poter decidere. Partendo quindi dalle comunita' locali, anche dalla persona. Il fatto che nel passato alcuni paesi lo abbiano fatto unendo staterelli non impedisce a noi di applicare gli stessi principi se vogliamo un risultato finale simile. Cio' che conta e' l'assetto finale in cui i principi possono essere applicati e danno il loro frutto operativamente. Se poi per motivi di "purezza storica" vogliamo chiamare "federalismo" quello accaduto in passato (ex pluribis unum) ed in un altro modo (che ne so? devoluzione, sarchiappone) quello che segue il percorso inverso, a me sta benissimo. Non ne faccio un problema di nomi. Il fatto che la teoria possa essere costruita esaminando un percorso storico (quello dei paesi federali) non significa che poi quella teoria identifica, con quel nome, quel percorso. La teoria federalista si basa solo sui principi cosiddetti federalisti (sussidiarieta', cooperazione, competizione, solidarieta') e sulla capacita' ed abilita' degli esseri umani si saperli applicare in ogni realta' ed in ogni momento storico, trovandone ogni volta un equilibrio diverso. Ma, ripeto, se il termine "federalismo" ormai bruciato dalla Lega, urta i piu', concentriamoci sui contenuti, il nome lo troveremo dopo. Saluti, Francesco F. http://come.to/federalismo PS: sui principi del federlalismo, c'e' questo testo del professor Attilio Danese, che rappresenta la visione e impostazione cattolica del federalismo. http://rost.trevano.ch/~forti/prinhtm1.htm ![]() |