![]() |
At 19,02 12.02.00 , Piero DM wrote: [...] >Mi chiedo se noi europei - noi italiani, specialmente - saremmo disposti ad >assistere a una serie di fenomeni, che possono sembrare soltanto curiosi >quando si verificano nel Middle West, ma che potrebbero risultare >inaccettabili vissuti da vicino: la discrezionalità di sceriffi e giudici di >contea, che rappresentano quella specie di sovranità tribale così essenziale >nella democrazia americana, per esempio; o il controllo dei pubblici >ministeri da parte dell'opinione pubblica, secondo criteri che sarebbe forse >eufemistico definire giustizialisti (o innocentisti); il ribaltamento di >alcuni valori politici e civili fondamentali, a seconda delle regioni e dei >municipi in cui ci si trova. La domanda trova una risposta gia' nella realta' dei fatti, in quanto assistiamo in europa ad una implementazione del federalismo che non prevede affatto l'elezione di sceriffi :-)) Ma non su questo mi pare utile conversare. Vorrei approfondire il termine "localismo". Va alla pari con "municipalismo", "provincialismo", "campanilismo", che sono degenerazioni di un concetto che non e' da buttare, quello della esigenza di un governo locale, autonomo e responsabile, della cosa pubblica. Sono degenerazioni tipiche di un paese centralizzato, in cui la periferia, per porre un contrappeso alla egemonia del "centro", tende ad estremizzare (per reazione) la propria identita'. Lungo il percorso storico che porta alla creazione di stati unitari, centralismo e localismo hanno fatto una lunga gara di tiro alla fune che ha esasperato gli "ismi". In un paese federale, dove predomina la ricerca degli equilibri, le esigenze di sovranita' locale trovano un punto di equidistanza con le esigenze di governo centrale e gli "ismi" restano nei libri di storia degli altri, fatto salvo rare eccezioni. Secondo me il fatto che nei paesi federali i comuni abbiano piu' poteri di quelli italiani ma che ci sia meno localismo e' un buon indicatore. Filtriamo quindi le degenerazioni, togliamo gli "ismi". Esiste o no una giusta esigenza di governo locale, che non sia autonomo al 100% ma solo su alcuni temi precisi e che abbia tutta una serie di relazioni orizzontali con gli enti di pari livello e verticali con livelli superiori e parimenti autonomi? Bene, seguendo questa strada invece di centralismo e localismo arriveremo ad un governo equilibrato che tiene in debito conto le principali esigenze locali e centrali, secondo una scala di priorita' concordata da tutti, almeno a maggioranza. >Il "modello europeo", in effetti, ha dato già numerose e antiche prove di >sé, non essendo il federalismo una esclusività americana - e infatti nel >nostro dibattito si fa spesso riferimento alla Germania, alla Svizzera e ad >altri paesi. >Ma è anche vero che l'interpretazione europea della democrazia è molto meno >"localistica" di quella americana, e soprattutto non mette al centro del >sistema politico (federale o meno che sia) il dogma della "volontà popolare" >diretta e sovrana: l'idea della democrazia (e del diritto)che si attua in >Europa ha delle forti componenti "etiche", ossia il potere politico, le >istituzioni, la legge sono considerate strumenti che servono ad attuare >alcuni valori etici che prescindono da una "volontà popolare". Mi pare che cio' sia ben visibile, in passato, dalla necessita' di esportare ed impore alcuni principi, nel bene e nel male (pensiamo, nel bene a "Liberté, Egalité, Fraternité" imposte da Napoleone, pensiamo, nel male alla ideologia nazista, imposta dai panzer di Hitler). Mi pare una sorta di sovranità popolare limitata, che se poteva essere ampiamente giustificata in passato, dovebbe esserlo sempre meno in futuro. Come si fa ad attuare valori etici che prescindano da cio' che passa per l'animo della gente? E chi si sente cosi' superiore da poter dire "sono i miei valori etici ad essere migliori, prescindendo dalla volonta' popolare"? Non e' facile rispondere ma e' chiaro che cio' che dice Piero e' giusto ma anche molto rischioso. Va visto caso per caso. Si tratta di trovare un equlibrio tra la volonta' popolare locale (del borgo, della contea o del cantone) e la volonta' popolare piu' ampia del complesso a cui si aderisce. Chi accetta di far parte di una federazione sa che dovra' accettare, su _certi_ temi, la volonta' popolare della federazione intera. >Anzi, è una costante di tutta la storia delle democrazie europee la >preoccupazione di sottrarre al giudizio mutevole delle maggioranze >elettorali questi "principi etici" fondamentali - che trova una >corrispondenza nel concetto di "equità" su cui non solo si fonda il diritto >romano, ma che caratterizza il nostro modo di pensare e di giudicare le >stesse vicende della vita e i rapporti sociali. >In un'ottica americana, io credo che sarebbe molto discutibile un simile >intervento da parte del governo federale. Ma come? Se fecero una guerra civile, per eliminare la schiavitù? Ovviamente ad ogni principio corrisponde una determinata forza per imporlo. Per eliminare la schiavitu' mi sembra giustificato fare una guerra. In Svizzera quando cambi cantone, spesso devi rifare la patente (una pratica di 10 minuti ed una spesa di poco conto) ma nessuno fa una guerra civile per questo. E nessuno ha fatto una guerra civile per imporre il voto alle donne, anche se questo e' un principio molto piu' forte. E' bastato aspettare venti anni e tra gli anni 70 ed 80 tutti i cantoni hanno, un po' da soli, un po' per le pressioni esterne, adottato questo principio. Diciamo che la "volonta' popolare" si e' adeguata da sola, anche se nessuno ha imposto dall'alto per via legale un principio che tutti riteniamo giusto e fondamentale. >A me sembra che questo succede perché l'unità europea spariglia molte >situazioni consolidate (o che apparivano tali), e dunque oggettivamente >propone un tipo di problemi non più legati semplicemente al decentramento >amministrativo, ma problemi di più ampio respiro politico. In altri termini, >si riapre l'antica questione delle etnie e dei localismi, quella questione >si era in effetti faticosamente assestata con la creazione degli stati >nazionali (alle patrie) fondati sul diritto, secondo il modello >illuministico francese - stati federali o stati centralisti, a seconda dei >casi, e ognuno con una storia e una cultura civile piuttosto diversa e >complessa. Fai caso, ma i localismi esistono principalmente dei paesi molto centralizzati. Non mi risulta che ci sia localismo in germania e svizzera, salvo una certa gelosia del potere locale, del tutto giustificata dal fatto che li' i poteri locali operano bene, in modo abbastanza efficente ed efficace sia per la qualita' dei servizi pubblici che per il loro costo che per il rapporto cittadino/stato. Il fatto che esista una giurisdizione locale che e' autonoma su certi temi, ha pregi e difetti (come tutto) e si tratta di vedere se solo in certi posti speciali oppure ovunque: 1) il fatto depotenzia i localismi. 2) il fatto aumenta la partecipazione democratica e quindi e' sempre positivo per la evoluzione della "volontà popolare". 3) migliora la qualità del governo della cosa pubblica (non penso solo dal punto di vista amministrativo ma soprattutto dal punto di vista del rapporto tra economia, cultura e politica locale). Io insomma ritengo che abbiamo paura che il federalismo esasperi i localismi ed invece e' il contrario. Essi sono stati esasperati dal centralismo e verrebbero depotenziati dal federalismo. Per quanto riguarda gli Stati Uniti potremmo chiederci come sarebbero i localismi se fossero uno stato fortemente centralizzato. In effetti i segnali in tal senso sono apparsi negli ultimi 30 anni proprio come reazione al crescente peso del governo federale americano. A cio' si e' dato risposta con uno snellimento delle strutture federali e dei suoi costi, usando tra l'altro in modo massiccio le rete internet come fattore di alleggerimento della burocrazia e di comunicazione tra posti distanti. Questa della comunicazione globale puo' essere vista come un importante passo verso la fine dell'isolamento campanilistico per cui di fatto vedo venir meno uno dei piu' chiacchierati difetti potenziali del federalismo. Parere personale, naturalmente. Buona domenica Francesco Forti ![]() |