La storia de L'Ulivo: IL PROGRAMMA

Riflessioni di Vincenzo Antonuccio
a proposito dell'articolo
La società istruita. Perché il futuro italiano si gioca in classe.

Salve,
raccolgo l'invito a formulare qualche idea per una necessaria riforma della scuola. Anzitutto mi presento brevemente: sono un ricercatore dell'Osservatorio Astrofisico di Catania (OACt), ho 35 anni, ho preso il Ph.D. alla SISSA (Trieste) e ho avuto due postdocs in Danimarca e Svezia. Ho quindi esperienza diretta dei sistemi di ricerca e universitari in questi due paesi, e anche nel Regno Unito, dove mi reco periodicamente (soprattutto a Edinburgo). Mi occupo di Cosmologia e di Calcolo Parallelo. Passo circa sei mesi all'anno quì a Copenhagen (prevalentemente al TAC, Theoretical Astrophysics Center) e in altri laboratori europei per collaborazioni scientifiche. All'OACt coordino un piccolo gruppo di ricercatori (4 persone), comprendemte 1 ricercatore e 3 studenti.

Ho letto il vostro documento "La società istruita" (nel seguito lo denoterò abbreviatamente con DOC). Concordo su quasi tutto, e certamente sui principi generali enunciati nelle intestazioni dei paragrafi. Confesso che è il primo documento che sabbia letto finora con delle proposte veramente serie e di ampio respiro, ed è per questo che non mi sembra inutile tentare di cominciare un dialogo con chi lo ha esteso. Avrei molte osservazioni e proposte da fare, ma per cominciare mi limito solo a 3 PROPOSTE (indicate con [P]) e alcuni commenti (indicati con [C]) in questo mail.

[P1] - UN DIBATTITO ESTESO. - In DOC rimarcate il fatto che "Nel nostro paese il dibattito su questi temi [della scuola] è esoterico....". Giusto, allora perchè non cominciamo a promuovere un dibattito quì sul WWWeb? O forse c'è già questo dibattito e io non ne sono a conoscenza? Nel qual caso vi pregherei di informarmi.

[C1] Le riforme che delineate nel DOC sono DI AMPIO RESPIRO. Ci vorranno anni di stabilità per realizzarle, e UN CONSENSO molto più ampio, soprattutto nella scuola, di quello che al momento sostiene il professor Prodi (tanto per intenderci: io voterò certamente per Prodi, ma credo che occorra essere realistici...), e mi sembra impensabile che si venga a creare questo consenso senza un dibattito esteso.

[P2] - LA SCUOLA SECONDARIA - Nel vostro documento non compare un programma dettagliato su questo argomento, ma mi sembra di capire che le idee di fondo che avanzate siano due:

  1. elevazione a 18 anni dell'età di frequenza obbligatoria;
  2. dare un ruolo maggiore ad alcune discipline più "utili", come inglese matematica e statistica.
La mia unica preoccupazione è che questo non implichi lo smantellamento del Liceo Classico, e in particolare del suo impianto umanistico. Non che qualcosa non vada cambiata anche lì, ma, per essere espliciti, pavento il giorno in cui, in nome di una "modernizzazione", si ridurrà notevolmente lo studio del Latino e del Greco. Infatti se, come giustamente scrivete, "l'analfabetismo del giorno d'oggi...consiste nell'incapacità di comprendere gli elementi fondamentali della complessità di un sistema o della complessità di un lavoro", mi sembra che poche altre cose come lo studio della lingua latina e greca e delle relative civiltà (e ovviamente della filosofia e della storia) offrano una "palestra" intellettuale utile ad affinare queste capacità analitiche. Conosco già la critica: "Questa è la solita visione della scuola dell'intellettuale meridionale e di provincia...". Se per la prima volta esprimo quasi pubblicamente quello che penso è perchè dalla lettura del vostro documento mi sembra di trovarmi di fronte a persone che possono opporre argomenti, e non vuota retorica, ad altri argomenti. Infine: mia moglie (danese) insegna nelle scuole superiori quì a Copenhagen. Quì un Liceo come il nostro Liceo Classico è stato abolito da almeno una generazione, ma l'esperienza è stata giudicata FALLIMENTARE e si pensa seriamente di correre ai ripari. Sembra infatti che abbiano scoperta una correlazione tra la diminuzione drammatica del numero degli studenti di ingegneria coincidente con l'esaurimento di diplomati dal vecchio "Gymnasium".

[P2] - COPIARE, COPIARE, COPIARE - Giusto anche questo, ma bisogna essere coerenti: questo principio va esteso anche all'Università e alla Ricerca. Quindi vanno introdotte, almeno nelle facoltà scientifiche, le figure dei postdocs e possibilmente le posizioni di associato e ordinario vanno convertite in "tenure-tracks": comunque in contratti a termine. Per esempio: un associato potrebbe avere un primo contratto di 5 anni, al termine del quale si decide se rinnovarlo o meno, nel qual caso avrebbe un altro contratto di 5 anni e poi diventa permanente. La posizione di ricercatore poi andrebbe convertita in postdoc, cioè contratto a termine di 2-3 anni al massimo. Ovviamente questo dovrebbe valere per TUTTI gli enti di ricerca, quindi anche per gli Osservatori Astrofisici. Naturalmente occorrerebbe anche preoccuparsi di dare sufficiente autonomia e potere decisionale ad associati e postdocs, e toglierne agli ordinari. Se infatti da un lato i primi hanno posizioni più instabili, devono però avere la possibilità di accedere "equamente" e in base al merito ai fondi, altrimenti non potranno avere la possibilità di svolgere con succeso la propria ricerca. Insomma, occorre mettere chi rischia di più sulla propria carriera in condizione di poter lavorare, e non di dipendere dagli ordinari. Questa infatti è, più o meno, la situazione in QUALUNQUE paese, ivi inclusa la Spagna, che fino a 15 anni fa era molto più indietro rispetto a noi. Sia chiaro: non penso affatto che questo sistema basato su postdocs sia l'ideale, anzi, è spesso molto ingiusto. Ma è lo STANDARD , cioè il meno peggio che c'è in giro. La ragione per cui "...stiamo per essere emarginati dai sistemi scolastici che attraggono gente dall'estero" è in parte anche causata dall'impossibilità di entrare attivamente come postdoc nel nostro sistema universitario.

Non voglio dilungarmi per adesso, ma mi auguro davvero che inizi un dibattito serio intorno alle linee che avete tracciato in DOC. Sono pronto anzi a contribuire e a dedicarci un pò di tempo, perchè credo che forse ancora sarebbe il caso di studiare con metodi moderni alcuni aspetti di questi problemi. Mi faccio però poche illusioni: occorreranno generazioni per arrivare realmente a qualche cambiamento in meglio. Concludo per ora con un piccolo aneddoto personale. Qualche mese fa, nel mio osservatorio, a Catania, ci fu un dibattitto sulla riforma della ricerca astronomica, e dissi alcune delle cose che ho scritto quì. Per usare un eufemismo, diciamo che stavo per esere linciato sul posto. Soprattutto da parte degli altri ricercatori ci fu una reazione quasi isterica, con grida del tipo: " ma che credi, che ora ci mettiamo a girare 2 anni quì e 3 anni chissà dove?...". Inutile dire che associati e ordinari presenti sono rimasti "neutrali". Con mia grande sorpresa poi la notizia di questo intervento si diffuse in altri osservatori, e qualche settimana dopo, attraverso "canali discrezionali", mi è stato fatto sapere che il commento di alcuni associati e ordinari non del mio osservatorio o Università era che se volevo in un qualche futuro sperare di diventare associato, era meglio che non rompessi le scatole.

Saluti,
Vincenzo ANTONUCCIO
PER TUTTO L'ULIVO

Il futuro ha radici antiche