Per il Federalismo delle
100 Città
Nota: questo indice crescerà gradualmente.
Questa è la versione del 5 novembre 1998.
Consultatelo spesso e troverete sempre nuovi
link ad approfondimenti sui singoli punti.
-
Il federalismo è sostanzialmente equilibrio:
equilibro economico, culturale e politico tra territori e dentro i
territori medesimi.
-
Base di questo equilibrio è il Comune,
come mattone fondamentale della vita democratica di ogni paese.
-
I poteri che i Comuni hanno nei paesi federali (USA, Germania
e Svizzera) sono tre o quattro volte superiori a quelli dei Comuni italiani
e lo stesso dicasi per l'autonomia finanziaria. Questo significa che il
cittadino trova soddisfazione nella soluzione dei problemi rivolgendosi
al Comune, non ad enti distanti. Scuole ed Ospedali, ad esempio, dipendono
dai Comuni e così dicasi per l'assistenza agli indigenti, per la
polizia, la protezione civile, per buona parte delle competenze in fatto
di ambiente, per tutti i servizi alla persona e buona parte di quelli al
territorio.
-
In questi paesi il Comune non è un organo amministrativo ma è
un organo politico.
-
I compiti che, per complessità, non possono essere assunti dai Comuni,
possono essere gestiti in maniera cooperativa (Consorzi) realizzando quella
che è definibile come "cooperazione orizzontale".
-
I compiti che non possono essere assunti dai Comuni e dai Consorzi, possono
essere gestiti da un organo superiore che abbia anch'esso una sovranità
politica. Questo solitamente è lo Stato federato (Cantone/Stato/Land)
-
La dimensione del Cantone/Stato/Land dipende da fattori storici, economici,
politici e geografici.
-
In tutti i paesi federali sono presenti realtà molto piccole e molto
grandi (relativamente alle dimensione di ognuno) ma è un dato di
fatto che più piccolo è un territorio, meglio è amministrabile
e gestibile.
-
La distribuzione dei compiti tra i Cantoni/Stati/Länder ed i Comuni
non è fissa (come con il decentramento) ma varia di luogo in luogo
a seconda della realtà organizzativa, della storia, della cultura
e della economia locale.
-
Questi due organi (Comune e Stato Federato) realizzano una "cooperazione
verticale".
-
Assieme, questi due organi politici, assolvono tra il 50% ed il 70% dei
compiti complessivi dello Stato e tutti quelli di gestione.
-
Allo stato federale, snello e leggero, competono attività di indirizzamento,
sostegno, controllo e coordinamento.
-
Molti dei compiti federali vengono poi affidati alle sovranità locali,
come se fosse un paese decentrato. In questo caso solitamente la federazione
rimunera il servizio reso localmente.
-
A parte questa rimunerazione, ogni sovranità provvede con finanze
proprie ai suoi compiti, salvo meccanismi perequativi di basso rilievo.
-
Tra Cantoni/Stati/Länder si attua la cooperazione orizzontale in tutti
i settori in cui essa è proficua ed esiste competizione in economia
e nella individuazione di soluzioni originali ed innovative.
-
Tra Federazione e Cantoni/Stati/Länder esistono forme di cooperazione
verticale, diverse in ogni paese ma solitamente legate alla struttura del
Senato a rappresentanza territoriale o ad esso correlate.
Il risultato in termini politici ed economici per un paese federale è
una grande stabilità e governabilità. Ciò è
dovuto alla sommatoria delle stabilità e governabilità locali,
a loro volta dovute dagli equilibri locali in fatto di economia, cultura
e politica.
Un aspetto non trascurabile degli equilibri federali è l'assenza
di disparità economiche al loro interno. Sia USA che Germania e
Svizzera hanno infatti bassissime differenze economiche tra i loro membri
(assolutamente non paragonabili a quelle italiane e francesi)
Le basse differenze interne giustificano anche l'assenza o lo scarso
rilievo dei meccanismi perequativi tra Cantoni/Stati/Länder (perequazione
finanziaria orizzontale e/o verticale).
E' chiaro che la Germania post riunificazione ha ora divari altissimi
al suo interno ma il fatto che in sei anni il divario est-ovest sia dimezzato
(cosa mai accaduta in 100 anni di storia italiana) è un punto a
favore del modello federale come risolutore dei problemi geo-economici.
Se questo è il modello che pensiamo di voler ottenere (pensando
soprattutto al secolare problema del Sud) il federalismo va inteso non
come alchimia istituzionale (o come inseguimento dell'elettorato leghista)
ma proprio obiettivo strategico per l'Italia.
Per raggiungere tale obiettivo strategico occorre usare, come metodo
di soluzione dei problemi, i principi chiave del federalismo:
sussidiarietà, cooperazione,
competizione e solidarietà.
Per ottenere ciò il metodo finora usato, quello di pensare ad
un graduale spostamento di funzioni e compiti dallo Stato alle Regioni,
è deleterio e nulla ha a che vedere con il federalismo.
Occorre invece agire su più fronti:
-
Delegificare (La Germania ha circa 4'000 leggi. La Svizzera meno di 1'000)
-
Eliminare enti inutili e fuori dal controllo democratico dei cittadini
(ANAS/ASL…) assegnando quei compiti agli organi più vicini ai cittadini.
In pratica eliminare il 99% dei 119'000 "soggetti decisori" che il
CENSIS ha segnalato in uno suo studio e che agiscono come un freno a mano
gigantesco allo sviluppo economico e democratico del paese.
-
Assegnare compiti partendo dal basso e non dall'alto, dando una occhiata
alla esperienza dei paesi federali ed in particolare modo a quella del
Ct. Ticino, dove il federalismo è realtà di tutti i giorni
dall'inizio del secolo scorso ed è portato avanti e sostenuto positivamente
da una popolazione di lingua e cultura italiana.
Una particolare evidenza va data al terzo punto. Se costruissimo uno stato
decentrato partendo dall'alto, assegnando poteri prima alle Regioni, poi
alle Province, poi ai Comuni, otterremmo un risultato molto diverso che
se invece procedessimo nell'ordine opposto, che poi è quello sussidiario/federale.
I due risultati finali non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro ed
hanno gradi di efficienza/efficacia molto diversi.
Partendo dal basso ed usando correttamente sussidiarietà e cooperazione,
le regioni sarebbero perfettamente inutili e potremmo risparmiare un bel
po' di soldi ed avere uno Stato più snello.
Infatti Comuni e Province (ed il caso delle Province Autonome di Trento
e Bolzano sta a dimostrarlo) possono tranquillamente gestire tutti i compiti
che oggi sono assegnati alle Regioni.
I piccoli Cantoni svizzeri hanno compiti di molto superiori agli attuali
compiti regionali e superiori perfino a quelli che la Bicamerale aveva
previsto per le Regioni anche nelle versioni più spinte e "federaliste".
Addirittura molti compiti che in Italia sono regionali, sono in Svizzera
assegnati ai Comuni, i quali vi assolvono perfettamente ed assai meglio.
Il problema non è la dimensione (maggiore la dimensione, maggiori
i compiti) ma esattamente il contrario:
-
minori le dimensioni e minori saranno i problemi a gestire una determinata
materia.
-
minori saranno anche i costi.
-
maggiore sarà la rapidità della soluzione del problema e
la soddisfazione del cittadino.
Per chi è abituato a sentir parlare di "economie di scala" l'affermazione
suona strana, ma una occhiata ai compiti dei comuni e del cantoni svizzeri
(anche fermandoci alla parte italiana della svizzera) ed ai bilanci consuntivi,
dimostra proprio che nelle realtà più piccole ci sono i costi
minori ed i servizi migliori. Inoltre sommando i costi dei tre livelli
(comunale, statale e federale) otteniamo un totale proporzionalmente inferiore
a quello italiano.
Se tra Comuni e Province ci fossero problemi c'è appunto il principio
di cooperazione (ad esempio tra Province di uno stesso bacino) che mette
in grado anche piccoli territori di operare con successo in un numero incredibile
di campi. Ecco che le Regioni potrebbero allora essere pensate come un
elemento federativo di Province, anche su scala più grande dell'attuale.
Queste regioni, o Macro Regioni, sarebbero a loro volta elemento del federalismo
europeo, non certo di quello italiano. C'è sempre stata in Italia
questa confusione di ruoli. La regione deve diventare, opportunamente dimensionata,
il mattone dell'Europa.
Il federalismo italiano è invece basato, per essere solido e
per rendere solido quello europeo, sui Comuni e sulle Province.
Su questi concetti si basa lo slogan "Il
federalismo delle 100 Città", che poi deriva dallo
slogan di Romano Prodi nel '96 (l'Italia delle 100 Città per il
suo giro in pullman).
Se questo è un obiettivo auspicabile, per renderlo credibile
ed attuabile serve poi un progetto esecutivo, che trasformi il "cosa vogliamo"
in "come lo facciamo" ma questo è un tema tecnico-politico che possiamo
affrontare solo dopo che si sia definito bene cosa fare.
Francesco Forti
http://come.to/federalismo