[GARGONZA:9184] Moratoria Transgenici e UE
stefano gatto  Martedi`, 18 Luglio 2000

La polemica sulla prossima fine della moratoria sui transgenici mi
stimola ad alcune riflessioni che vanno al di la del caso specifico:

La Commissione annuncia che la moratoria sui transgenici in Europa
finira' in autunno. Alcuni ministri italiani gridano allo scandalo ed
accusano la Commissione poco meno che di prevaricazione rispetto ai
governi nazionali.

In realta', l'UE e' stata fino ad ora prudentissima in materia di
transgenici, ed ha difeso quest' atteggiamento anche in sede
internazionale. Di fatto, il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza
dell'anno scorso, che fissa le norme in materia a livello
internazionale, ha adottato come primo criterio la difesa della salute
dei consumatori, e questo grazie all'intenso lavoro diplomatico dell'UE
che riusci' a coagulare attorno a questa posizione il consenso della
maggior parte dei paesi in via di sviluppo. La linea americana, molto
piu' liberale, usci' finalmente sconfitta.

Le prospettive di sviluppo degli alimenti transgenici, che sembravano
illimitate sino a poco tempo fa, sono attualmemente in relativo ribasso:
le perplessita' europee, unite allo scetticismo di molti paesi in via di
sviluppo, tra cui il Brasile in cui vivo, che ha adottato in materia una
posizione radicalmente opposta quella ultra-liberale della vicina
Argentina,  hanno indotto per esempio un'impresa come la Monsanto, che
aveva puntato moltissimo sul transgenico, a diversificare maggiormente
la propria strategia imprenditoriale.

Da qui a dire che il transgenico e' morto c'e' una bella differenza.
Si tratta di uno sviluppo inevitabile cui sarebbe illusorio pensare di
poter semplicemente chiudere la porta in faccia: come con la
globalizzazione, e' del tutto utopico pensare di poterla eliminare.
L''unico atteggiamento sensato che un soggetto come l'UE puo' adottare
e' quello di stabilire regole chiare e transparenti, che tutelino in
primo luogo i consumatori ma tengano anche conto dei potenziali benefici
dei prodotti transgenici.

Questa e' stata la politica seguita dalla Commissione: comitati
scientifici ad hoc (formati da esperti dei Quindici) sono incaricati di
minuziosi studi su ognuno dei prodotti contenenti componenti transgenici
per cui si richiede il permesso di commercializzazione nel mercato
comunitario.

Il procedimento e' lungo e complesso (prende all'incirca due anni), non
per inerzie burocratiche ma proprio per la difficolta dell' operazione.
Credo che, una volta esauriti tutti i controlli, siano stati concessi
sino ad oggi 18 permessi.

Tra l'altro il peso della prova e' stato invertito rispetto, ad esempio,
al caso del contenzioso con gli Usa sulla carne con ormoni. Se in quel
caso la dottrina prevalente in materia, sulla base della quale l'UE e'
stata condannata dall' OMC a risarcire gli Usa, consisteva nell'
obbligare a dimostrare la nocivita' di un prodotto per poterlo bandire,
ora spetta al produttore dimostrare la sanita' del prodotto per poterlo
commercializzare: ammetterete che c'eŽ una bella differenza a favore
della salute pubblica!

La moratoria s'inseriva in questo quadro di cautela, ma non puo' essere
mantenuta "ad infinitum" perche' incompatibile con gli obblighi
internazionali che derivano dalla nostra appartenenza all' OMC
(giustappunto, diranno i reduci da Seattle e Bologna!) ma soprattutto
con gli interessi generali del nostro sviluppo economico.

Chiudersi aprioristicamente allo sviluppo scientifico e produttivo puo'
sembrare una prospettiva meraviglioso a Bove' e compagnia, ma e'
semplicemente irrealizzabile: la ricaduta sarebbe dolorosissima (non
dimentichiamo che l'UE e' il primo commerciante mondiale, superando sia
in esportazioni che in importazioni sia gli Usa che il Giappone) per le
nostre posizioni mondiali e, di conseguenza, per la nostra prosperita'
economica.

Ma non si tratta solo di interessi commerciali, ma anche di opportunita'
perdute per noi europei.

La risposta di tipo luddista (distruggiamo le macchine!) puo' sembrare
romantica ed affascinante, ma se fosse stata applicata, come alcuni
proposero, negli anni settanta, ci avrebbe escluso dalla rivoluzione
informatica e delle telecomunicazioni.

Le stesse considerazioni valgono per qualsiasi tipo di sviluppo
scientifico: negarlo a priori e' sbagliato, liberalizzarlo senza regole
e' ancora peggio. La virtu' sta nel mezzo: liberalizzarlo gradualmente
ed a ragion veduta, a beneficio della societa'..

In materia di transgenici esistono ancora molti dubbi, ma la metodologia
seguita sino ad oggi dalla Commissione e' stata rigorosa e non ha
permesso sbavature. La moratoria significava che il transgenico era
l'eccezione, abbandonare questa misura non significa rinunciare ai
controlli ma stabilire un quadro di regole precise che tutelino la
salute e gli interessi dei consumatori.

Bordon e Pecoraro Scanio si scandalizzano, ma non possono ignorare tutte
le premesse del problema, facendo credere che la Commissione legifera
all'impazzata senza avere affrontato il problema sinora con cautela e
metodicita'.

I nostri ministri si facciano valere in sede di Consiglio Europeo, la'
dove si prendono le decisioni che poi la Commissione applica. La facile
tattica di sparare sul manovratore (Prodi in questo caso, attaccato da
tutti su tutto quasi fosse l'espresione stessa del demoniaco) e' usata
spesso dalle autorita' poltiche dei paesi membri per far credere
all'opinione pubblica di essere nelle mani di un'istituzione cieca ed
onnipotente.

Le istituzioni europee, e la Commissione in particolare, non sono ne'
l'uno ne' l'altro: spetta ai Ministri nazionali riuniti in Consiglio
decidere sulla base di proposte che la Commissione presenta e che
passano al vaglio previo di numerosi comitati tecnici composti da
esperti dei quindici. Le autorita' nazionali godono di tutte le
prerogative necessarie per produrre una legislazione europea equilibrata
ed efficace: se regolamenti e direttive che risultano da questo processo
sono spesso complesse questo non e' dovuto, come spesso si vuole far
credere, al gusto satanico - masochistico dei funzionari europei ma
all'esigenza di elaborare compromessi tra esigenze contrapposte dei
paesi spesso inconciliabili.

Ma per semplificare, si fa prima ad ignorare il contesto generale di una
decisione e dire...e' colpa di Prodi..

Nel caso dei transgenici mi sembra posibile ipotizzare una possibilita'
d'introduzione di controlli ulteriori a livello nazionale: uno stato
membro puo' decidere di essere piu' rigoroso della norma europea in
determinate materie se cosi' crede, ma attenzione: tale maggior rigore
deve essere applicato senza discriminazioni nazionali, non deve
nascondere pratiche protezionistiche nascoste, come piu' volte affermato
dalla giurisprundenza della Corte Europea.

Non e' impossibile prevedere controlli ulteriori, ma bisogna che essi
siano trasparenti, obiettivi e neutri: la Francia l'ha fatto nei
confronti della carne inglese dopo l'abrogazione dei controlli
comunitari, ma e' stata denunciata alla Corte: vedremo gli sviluppi.

Se i paesi membri decideranno di innalzare il livello dei controlli, ben
venga: l'idea di lasciare ogni paese libero di stabilire il livello di
controlli che preferisce risultera' pero' probabilmente ingestibile nel
contesto del mercato unico.

Torniamo alle origini: in realta' si fa tanto rumore per nulla, dato che
la proposta di direttiva della Commissione, in linea con il protocollo
di Cartagena, prevede misure chiare sulla "tracciabilita' dei componenti
transgenici nei prodotti e sull' etichettatura, che deve essere
rigorosa. Saranno poi in grado le nostre amministrazioni nazionali di
fare molto meglio da sole? Io non ci credo.

Volevo ampliare il discorso al richiamo di Prodi sulla scarsa presenza
dell'Italia nel dibattito sull'allargamento ad est ed alla risposta di
Dini, ma mi sono dilungato troppo e lo faro' in un altro intervento.

Chiudo solo dicendo che giudico grottesca la valutazione data a Prodi
Presidente della Commissione dall Economist ( media del 3, niente meno).

Sostanzialmente corrette le valutazioni date ad altri Commissari, alcuni
molto validi, anche se i voti agli inglesi sono gonfiati, ma giudicare
l'operato di Prodi uno zero assoluto, considerandolo incompetente ed
inefficace, e' del tutto assurdo.

Prodi puo' avere i limiti che conosciamo in termini di carisma e
decisionismo, ma ha ricevuto un mandato ampio per cinque anni che sta
esercitando a mia maniera di vedere con merito.

Metterlo in discussione ad ogni pie' sospinto e caricare su di lui tutte
le colpe ed ingeneroso e falso: in realta' il compito di un Presidente
della Commisione e' divenuto erculeo e lui sta trattando con decisione
quelli che sono le sue priorita' fondamentali: RIFORMA ISTITUZIONALE -
ALLARGAMENTO AD EST - RIFORMA AMMINISTRATIVA INTERNA. Su questi dossier
sta lavorando bene e sta producendo risultati.

Se, come l' Economist, si vuole continuamente ridurre l'Europa ad una
caricatura, ben venga attaccare Prodi per tutto ed il contrario di tutto
(mancanza di leadership e troppo decisionismo, difetti di comunicazione
e troppa presenza sui media etc..).

Ma la realta' e' diversa e se la Commissione Prodi si sta dimostrando
generalemente di buon livello parte sostanziale del merito va data al
suo Presidente.

Ne riparleremo perche' e' un discorso ampio che trascende la persona..

Cordiali saluti a chi ha resistito sin qua.

Stefano Gatto





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