[GARGONZA:9155] la ricchezza umana - Amartya Sen
Rosanna Tortorelli  Giovedi`, 13 Luglio 2000

penso che questo ci aiuti a conoscere, ragionare e comprendere, ve lo mando per
documentazione.
ciao
rosanna

da http://www.ilsole24ore.it/sole_html/quotidiana.Thu/NORMALE/2/GIRO_C.htm

LA RICCHEZZA UMANA
di Amartya Sen

Le grandi sfide dei flussi migratori che dovremo affrontare nel XXI secolo
possono essere inquadrate da diversi, se non opposti, punti di vista. Le
politiche di immigrazione europee e italiane devono tener conto di
considerazioni molteplici, dissimili, spesso conflittuali.

Ma un'eccessiva concentrazione sui dettagli può distogliere l'attenzione da
aspetti importanti della realtà, e l'urgenza delle scelte di breve periodo
ostacolare l'attuazione di strategie di più ampio respiro. L'incontro
organizzato dall'Agenzia romana per la preparazione del Giubileo costituisce una
buona occasione di pausa e riflessione. In effetti, è opportuno considerare il
fenomeno migratorio in una prospettiva generale e "storica" che risulterà in
contrasto con il modo concitato con cui viene affrontato dalla politica
corrente.

La storia della civiltà è stata incontestabilmente modellata dai movimenti delle
persone, delle idee e delle merci. Scienza, tecnologia, matematica, arte,
musica, danza, e persino cucina, oltre naturalmente ad economia e politica,
devono i propri progressi alla trasmissione delle conoscenze. Dagli spostamenti
nel corso dei millenni di greci, romani, cinesi, indiani, ebrei, arabi, alle più
recenti migrazioni degli europei, gli individui e le popolazioni hanno
trasportato da un luogo all'altro conoscenze, doti, manualità, capacità di
comprensione. È difficile immaginare un mondo in cui popoli e individui abbiano
vissuto in stato di reciproco isolamento.

Va dunque sottolineata una contraddizione emersa dal processo di globalizzazione
economica. Proprio mentre ai movimenti delle merci e dei capitali si sono
aggiunte l'espansione degli scambi commerciali internazionali, delle
comunicazioni e delle relazioni economiche, anche le barriere politiche e legali
all'immigrazione registrano una tendenza all'aumento. Per la prima volta nella
storia del mondo, vi è un'ampia e crescente accettazione degli spostamenti di
beni cui fa fronte una ferma reazione ai movimenti di persone. Questa
contraddizione è stranamente emersa, insieme all'aumento degli ostacoli politici
alle migrazioni internazionali, esattamente nel momento in cui si sono
registrati i maggiori progressi nella direzione di una concezione globale e di
una migliore comprensione della nostra comune umanità. Ciò è avvenuto grazie ai
progressi realizzati nel settore delle comunicazioni e alla diffusione delle
nuove tecnologie, nonché a seguito degli sviluppi e delle evoluzioni
istituzionali.

Tra i fattori principali, ricordiamo il ruolo svolto dalle Nazioni Unite e da
altre organizzazioni internazionali, oltre allo sviluppo degli affari
internazionali (inclusa la creazione di multinazionali) e di organizzazioni
quali Medecins sans frontiers, Oxfam, Amnesty international, Croce rossa, Human
rights watch e molte altre. Durante le manifestazioni di Seattle contro la
globalizzazione persino l'opposizione alla globalizzazione è divenuta un
movimento globale. Il che significa che nel mondo di oggi non è possibile
sfuggire alla globalizzazione. Si tratta piuttosto di riflettere sulle forme che
essa dovrebbe assumere.

Allo stesso modo oggi è impossibile non accettare le migrazioni internazionali.
Bisogna semmai riflettere sulle loro forme, entità, composizioni e priorità. In
tal senso, una prospettiva globale è necessaria quanto quelle nazionali o
regionali. In Italia sarebbe naturale considerare i benefici che l'Italia
stessa, o l'Europa nel suo complesso, può trarre dai flussi migratori, oltre che
i costi inevitabilmente correlati. In questa ottica, è necessario prestare molta
attenzione ai problemi connessi a ingenti e improvvise migrazioni, che non
riguardano soltanto la pressione sui servizi sociali di una moderna nazione
europea, ma anche aspetti specifici, quale ad esempio la presunta correlazione
tra migrazioni internazionali e particolari tipologie di attività criminali,
tema al quale è stato dedicato ampio spazio nei recenti dibattiti italiani.

Massimo Livi-Bacci ha illustrato i problemi demografici derivanti dal basso
tasso di fertilità in Italia e in Europa, oltre al ruolo costruttivo che una
migrazione ben organizzata può svolgere. È necessario prendere in considerazione
il ruolo svolto dai raggruppamenti culturali ed etnici nell'arricchimento della
vita di molti Paesi europei. Ad esempio, le abitudini alimentari inglesi sono
state completamente modificate dalle usanze culinarie degli immigrati, siano
essi italiani, spagnoli, indiani o bengalesi. Il British tourist board parla del
curry come di «autentico alimento britannico». E su un giornale inglese ho letto
la seguente definizione: «Inglese come le giunchiglie ed il pollo tikka masala».

La valutazione da fare non deve riguardare soltanto l'aspetto politico, il
numero di immigrati da accogliere e il modo in cui farlo: vanno considerate
anche le loro condizioni di vita, senza dimenticare la questione dei diritti
degli immigranti. Al fine di permettere loro di svolgere un ruolo costruttivo
nella società, è importante assicurarsi che essi abbiano accesso alle
opportunità che i non immigranti hanno automaticamente.

La partecipazione politica degli immigranti è fondamentale. Il fatto che in
Germania e Francia gli estremisti di destra abbiamo preso a bersaglio la
popolazione immigrata è stato oggetto di grande attenzione politica. Talvolta ci
si chiede perché la Gran Bretagna abbia evitato questo problema, anche se alcuni
decenni fa - quando ebbe luogo la grande immigrazione di massa - anch'essa
registrava al suo interno forti sentimenti anti-immigrazione.

La spiegazione va ricercata nell'esclusione politica dai diritti di voto della
maggior parte degli immigranti in Germania e Francia. Nella maggior parte dei
Paesi europei, gli immigrati arrivati legalmente non hanno diritto di voto a
causa delle difficoltà nell'ottenere la cittadinanza. La Gran Bretagna ha eluso
questo problema tramite una peculiarità storica. A causa della tradizione
imperiale, in seguito sostituita dal Commonwealth, nel Regno Unito il diritto di
voto viene assegnato non solo a chi è in possesso della cittadinanza britannica,
ma anche della cittadinanza del Commonwealth. Qualsiasi cittadino del
Commonwealth acquisisce immediatamente il diritto di voto in Gran Bretagna
quando viene accettato il suo insediamento. Poiché la maggior parte degli
immigranti non bianchi sono arrivati in Gran Bretagna da Paesi del Commonwealth,
essi hanno diritto alla partecipazione politica in quanto residenti.

Se un estremista di destra tedesco fa pesanti dichiarazioni contro gli
immigrati, egli non fa perdere il voto agli immigranti (poiché essi non lo
hanno), ma riesce ad acquisire i voti di coloro che hanno la stessa inclinazione
contro gli immigrati. In Gran Bretagna, invece, anche se le dichiarazioni
anti-immigrazione possono piacere a qualcuno, causano poi una immediata reazione
negativa da parte dei votanti immigrati, anche se non hanno acquisito la
cittadinanza britannica. Questa situazione ha reso i partiti politici britannici
piuttosto propensi a corteggiare il voto degli immigranti, e ciò è stato un
elemento frenante rispetto ai precedenti tentativi di promuovere politiche
razziste in Gran Bretagna.

Quando qualsiasi Paese - sia esso l'Italia, la Gran Bretagna o gli Stati Uniti,
o anche l'India (che accoglie un elevato numero di immigranti dal Bangladesh) -
considera il proprio atteggiamento nei confronti delle migrazioni, non può
prescindere dall'idea di una grande storia che sovrasta le piccole. La storia
della civiltà umana dipende dai movimenti di persone così come dai beni di prima
necessità e dalla tecnologia.

Nei testi in sanscrito della tradizione indiana (a partire dal V secolo a.C. -
in Hitopadesh, Ganapath, Prasannaraghava, Bhattikavya) si narra spesso la storia
di una rana che vive la propria vita all'interno di un pozzo, ostile e
sospettosa nei confronti di tutto ciò che viene dall'esterno. Questa
"kupamanduka" (rana nel pozzo) ha una sua visione del mondo: una visione
limitata al pozzo. La storia scientifica, culturale ed economica del mondo
sarebbe stata ben limitata se gli uomini avessero vissuto così. La saggezza
politica richiede che ci si opponga a ciò. È un compito arduo, poiché il mondo è
pieno di rane nel pozzo, e molte di loro sanno ravvivare con efficacia la fiamma
della passione politica. Auspicare una visione più ampia della realtà non mi
pare una cosa dannosa in occasione delle celebrazioni del Giubileo.

Amartya Sen




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Rosanna Tortorelli - Milano
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