[GARGONZA:9149] Re: scudo spaziale: cosa ne pensate?
stefano gatto  Mercoledi`, 12 Luglio 2000

Egregio Luca:

In primo luogo oggi gia' sappiamo che l'esperimento e' stato un flop. Capita anche agli americani (piu' spesso di quanto non si creda!).

Al di la' delle esito dell'esperimento, l'idea di scudo spaziale mi sembra pericolosa ma va letta alla luce della situazione internazionale attuale.

Quando Reagan fantastico' di uno scudo spaziale che avrebbe reso l'America inattaccabile pensava all' Urss.
Oggi il Pentagono pensa ai "rogue - states", stati paria (Irak, Iran, Corea del Nord, eventualmente Pakistan).

Le possibilita' reali che tali paesi, pur potenze nucleari, vogliano o possano raggiungere gli Stati Uniti con un'arma atomica sono risibili. In primo luogo non possono tecnicamente farlo, secondo anche se potessero e' molto dubbio che lo vogliano mai fare (per guadagnarci che cosa, l'ira eterna della superpotenza mondiale?).

Lo scudo spaziale e' quindo una soluzione sproporzionata dal punto di vista strategico e pericolosa perche' tende ad attizzare i fuochi del riarmo.

Ma il problema vero non sono gli stati - paria: lo scudo spaziale e' in realta' diretto ancora contro la Russia: visto che il ritmo del disarmo nucleare russo - americano e' insopportabilmente lento ed inadeguato (da entrambe le parti), e che Mosca rimane una potenza nucleare significativa, a Washington non ci si fida di cosa possa succedere in Russia (hanno tutti i torti? Non credo proprio).

Clinton sullo scudo spaziale non fara' nulla perche' e' alla fine del suo mandato: dal canto suo, Bush Jr. ha gia' stabilito una nuova 'dottrina nucleare" che prevede l'abbandono dei trattati di disarmo (cosi' diffcili da far digerire al Senato Usa). se non si disarma si cristallizza la situazione di vantaggio degli Usa. In questo quadro agli Usa conviene costruirsi lo scudo spaziale per difendersi dalle intemperanze dei potenziali ribelli.

Ci sarebbe un'altra via: gli Stati Uniti potrebbero assumere, proprio in quanto superpotenza, la leadership del proceso di disarmo, accellerandolo ed ampliandolo. Non ci sarebbe piu' bisogno di scudo spaziale e chi volesse davvero assurgere a "paria" lo farebbe di pieno diritto (ma interessa a qualcuno essere paria in un mondo globalizzato? Vedansi gli sviluppi in Libia e Corea del Nord).

D'altro canto, gli analisti americani sono anche preoccupati dall' emergere di una sempre piu' netta personalita' difensiva europea, susseguente alle crisi dell'ex-Jugoslavia: per anni se ne era parlato, ora si stanno muovendo i primi passi concreti. Anche se tale sviluppo non e' in contraddizione con il principio dell'atlantismo, a medio termine si profila una minaccia potenziale al monopolio militare USA cui Washington non puo' non guardare con fastidio.
Gli Usa avrebbero preferito che anziche' sviluppare una capacita' operativa propria in campo militare, gli europei si fossero accontentati di pagare il conto agli americani (cosa che facciamo spesso ed in molti ambiti).

Al di la' degli aspetti strategici, vi e' un altro fattore importante che ha molto peso nelle scelte americane: gli USA sono sempre stati maestri nello sfruttare a scopo commerciale
i risultati delle loro ricerche legate alla difesa. Lo fecero in modo magistrale dopo la seconda guerra mondiale, usarono allo stesso modo la corsa spaziale (abbandonandola quando parve chiaro che il gioco non valeva piu' la candela), hanno ripetuto l'operazione durante gli anni Clinton quando hanno messo la diplomazia al servizio del business.

Lo scudo spaziale, anche se strategicamente inutile o addirittura dannoso, potrebbe servire come nuovo volano di un'economia USA su cui l'effetto della new economy non potra' durare in eterno.

A mio parere, se gli Usa non costruiranno uno scudo spaziale nella sua versione piu' onnimprensiva, non potranno rinunciare, per ragioni sia politiche che economiche, a lanciarsi perlomeno in una versione parziale di tale disegno.

L Europa dovra' a qual punto seriamente chiedersi se vuole seguire gli Usa su questa strada o se preferisce tirarsi fuori. Ma tale valutazione non potra' essere solo di ordine strategico - militare ma anche economica e politica.

Cordiali saluti.

Stefano Gatto
 

Luca Palombi wrote:

da http://www.repubblica.it/online/mondo/green/green/green.html  Greenpeace all'assalto dello scudo spaziale WASHINGTON - Naviga la nave verde di Greenpeace. Naviga "Artic Sunrise", il battello dell'organizzazione ecologista che punta dritto verso le Isole Marshall un gruppo di atolli corallini nel Pacifico a nord dell'Australia, abitato da circa 60 mila persone. L'area è vietata al traffico marittimo dalle autorità militari Usa, perché oggi si svolgerà il test dello scudo spaziale americano.

Il test non è di per sé pericoloso, ma denso di significati politici e tecnologici per il futuro. Clinton e i suoi generali vogliono cioé vedere se funziona la difesa antimissile da 60 miliardi di dollari che dovrebbe essere in grado di individuare e abbattere qualsiasi missile in arrivo contro il territorio americano prima che possa far danni. La cosa non piace ai cinesi e molto poco anche ai russi, ma gli Stati Uniti vanno avanti nella sperimentazione.

In sostanza, l'esperimento consiste in questo: tempo permettendo, verso le 7 di questa sera (ora della costa del Pacifico Usa, corrispondente alle 2 del mattino di sabato, ora di Greenwich) dalla base californiana di Vandenberg verrà lanciato un misisle intercontinentale "Minuteman II" dotato di una finta testata nucleare. Direzione, appunto e finto bersaglio, le isole Marshall. Venti minuti dopo, a 6.919 chilometri di distanza, dall'atollo Kwajalein partirà un piccolo missile antimissile che dovrebbe riuscire a colpire e polverizzare il "Minuteman II" a 231 chilometri d'altezza nell'atmosfera terreste e a una velocità stimata di oltre 24 mila chilometri all'ora. Si tratta, insomma, di dimostrare, nello stesso tempo, notevole potenza e grande precisione.

La "Arctic Sunrise", che quando non viene utilizzata per le missione ecologiste viene impiegata per le esplorazioni polari, ha a bordo una pattuglia di 23 persone di 12 paesi diversi. Chiaro e dichiarato l'obiettivo di Greenpeace: bloccare l'esperimento. Ieri una portavoce dell'organizzazione ambientalista aveva rivolto un appello al presidente Bill Clinton affinchè rinunci al test e all'intero progetto di difesa anti-missilistico.

"Signor presidente, lei ha il dito sul bottone delle Guerre stellari - spiega la direttrice di Greenpeace Usa, Ellen McPeake - la sollecitiamo a toglierlo e a fare del mondo un posto più sicuro per tutti".

Per ora Clinton non ha risposto, mentre si è fatto sentire un portavoce della base di Vandenberg che ha laconicamente detto che l'Air Force Usa "fronteggerà la questione della nave di Greenpeace", senza spiegare in che modo.

Ieri, 50 premi Nobel americani hanno scritto anche loro una lettera a Clinton in cui affermano che ogni passo verso lo spiegamento di un sistema di difesa contro i missili balistici sarebbe "prematuro, pericoloso e sprecone".



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