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[GARGONZA:9113] Re: Sexually correct
Nadia Cari'
Lunedi`, 10 Luglio 2000
On 7 Jul 00, at 0:54, Piero DM wrote:
> Capitolo Turco e prostituzione.
> Io non sopporto, lo confesso, la Livia Turco, e in particolare quel suo
> tipico cattocomunismo - che ora mi chiedo cosa sia, debitamente aggiornato,
> forse un cattoveltronismo, o un cattocosadue? Forse questa idiosincrasia mi
> ottenebra le facoltà intellettive, già provate dal caldo di luglio, e quindi
> chiedo aiuto (sinceramente) perché qualcuno mi aiuti a capire: che
> differenza c'è tra una prostituzione "legalizzata" e una prostituzione
> "depenalizzata"?
Inizio subito col dire che io, invece, apprezzo moltissimo
l'operato della ministra Turco: una persona che ha lavorato,
nell'ambito del suo ministero, dal Governo Prodi ad oggi, in modo
splendido, senza la visibilita' che si merita.
E quando dico questo, penso, ad esempio, alla legge 285/97, da lei
voluta, sulla promozione di diritti e opportunita' per l'infanzia e
per l'adolescenza, che è uno degli strumenti di cambiamento più
significativi nel sistema delle politiche sociali del
nostro Paese, innovativa e moderna sia nel metodo che nei
contenuti. Questa legge considera le politiche rivolte all'infanzia
e all'adolescenza come parte integrante delle politiche sociali,
affrontandole in un'ottica di vera e propria promozione.
Oppure, ancora, penso alla legge, sempre promossa da lei, sui
cosiddetti "congedi parentali" e sul coordinamento dei tempi delle
citta', due leggi che, se non le conoscete, vi invito ad andarvi a
vedere (si trovano anche su internet) e poi, magari ne riparliamo.
Per quanto riguarda il problema della coraggiosa proposta di
revisione della legge Merlin, che non sottende minimamente alla
riapertura delle cosiddette "case chiuse", comunemente intese (non
vedo proprio come a qualcuno che sia minimamente dotato di
intelligenza -Berlusconi docet- possa essere anche solo
lontanamente passato per l'anticamera del cervello una simile
evenienza...), ho trovato che un articolo di Giovanni Valentini di
qualche giorno fa, su Repubblica, ha colto perfettamente quale sia
lo spirito che anima questa proposta della ministra.
Una proposta che poco, anzi, proprio niente, ha , secondo me, a che
fare con pratiche da Esercito della Salvezza e simili, alla Don
Benzi che, infatti, e' contrario.
Vi invito, anche se lungo, a leggerlo.
A proposito: una cosa e' depenalizzare, cioe' ridurre od eliminare
la pena prevista da una legge per un certo reato (in questo caso il
reato di adescamento) ed una cosa e' legalizzare, cioe'rendere
legittimo e quindi avallare, approvare, tramite un atto che lo
legittimi, un determinato comportamento.
Penso che la Turco abbia in mente la prima soluzione e su questo
trova tutta la mia approvazione.
Buona lettura.
Nadia Cari'
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La Repubblica 6 luglio 2000
NON BASTA VIETARE
di GIOVANNI VALENTINI
IN QUESTI tempi di oscurantismo sessuale strisciante, di polemiche
sul "gay pride", di anatemi contro gli omosessuali, occorre una
buona dose di coraggio civile per proporre apertamente - come ha
fatto ieri il ministro Livia Turco - di riaprire le "case chiuse"
per combattere la prostituzione e tutti i mali, sociali e sanitari,
che si tira dietro.
MA, al di là delle facili strumentalizzazioni, è una testimonianza
di consapevolezza e di realismo che faremmo bene tutti a prendere
sul serio per riflettere, per discutere pacatamente, per
confrontarci sui pro e i contro che una scelta del genere comporta.
Magari evitando, per una volta, le guerre di religione tra guelfi e
ghibellini, laici e cattolici, credenti e non credenti.
Sappiamo bene quali sono le implicazioni morali, le legittime
riserve, i motivi di opposizione che la proposta inevitabilmente è
destinata a suscitare. La dignità della donna, innanzitutto, da
difendere e salvaguardare dalla mercificazione che la società
moderna (e quella televisiva in particolare) minaccia ogni giorno
di più. E poi, la dimensione di una sessualità matura e
responsabile, troppo spesso distaccata dalla funzione più naturale
e più nobile della procreazione. E infine, sì, anche la dignità
dell'uomo, costretto talvolta alla degradazione di un sesso
mercenario, a pagamento, animalesco.
Ma conosciamo bene, e comunque non dovremmo rimuoverla dalle nostre
menti, la realtà di una prostituzione dilagante, oscena, scandalosa
che invade quotidianamente le nostre città, le strade, i viali, le
piazze, di giorno e di notte, in centro e in periferia. E
conosciamo anche l'alone di sfruttamento, di violenza, di
criminalità, d'insicurezza sociale che il mercato del sesso
alimenta. Una forma di schiavitù, come l'ha definita recentemente
il presidente Amato, che specula sulla necessità di sopravvivenza
di tante giovani donne e non può non offendere le nostre
coscienze.
Non è certo finita la prostituzione in Italia, dal '58 a oggi, con
la chiusura delle "case chiuse". Non è stata evidentemente
debellata, soppressa e neppure ridotta. Come non è stata eliminata
dalla faccia della terra e mai lo sarà. Non vogliamo banalmente
ricordare ancora una volta che questo è il mestiere più antico del
mondo, ma le suggestioni più moderne della Rete sembrano indicare
che verosimilmente resterà tale anche in futuro.
E allora, non sarebbe meglio, non sarebbe più serio e responsabile
affrontare razionalmente il problema? Non sarebbe meglio
abbandonare l'ipocrisia, rifiutare la politica dello struzzo,
dissociarsi da chi non vuol vedere e non vuol sentire? Contro la
prostituzione, come in tanti altri campi, il proibizionismo non
paga. Non basta vietare, reprimere, punire. Anzi, molto spesso
questo è proprio il sistema per alimentare il fenomeno nelle
condizioni peggiori, per aumentare il pericolo, per allargare
l'area del rischio e del contagio. Così si finisce per trasformare
il vizio o la debolezza di una minoranza in una piaga aperta
per tutta la società.
Viene francamente da sorridere quando si legge di tanto in tanto
sui giornali che i poveri carabinieri o i poveri poliziotti hanno
fatto irruzione in una casa d'appuntamenti, in un "centro del
benessere", in una "maison" di massaggi particolari, arrestando
povere ragazze seminude e facoltosi clienti in mutande. Ma come? E
i bordelli a cielo aperto che continuano a vendere sesso sotto gli
occhi di tutti, anche dei più giovani, non sono forse molto più
sconci e criminali? Non si dovrebbero organizzare retate a
ripetizione, da un capo all'altro della Penisola, per
mettere fine alla prostituzione stradale di extracomunitarie,
travestiti e transessuali?
Anche la Chiesa, lo diciamo con rispetto e comprensione per una
morale sessuale che ormai mette in crisi molte coppie di credenti,
potrebbe e dovrebbe fare la sua parte in questa crociata per la
liberazione della donna. Nessuno vuole legittimare la prostituzione
per fondare una nuova Sodoma e Gomorra. Riaprire le "case chiuse"
significa semplicemente prendere atto di una situazione endemica,
accettare il male minore, risparmire alla grande maggioranza dei
cittadini la minaccia e l'aggressione di un esercito clandestino,
composto da gente senz'anima e senza scrupoli. Si può discutere nel
merito, si possono discutere le regole e le modalità. Ma non si può
fingere di pensare che il problema sia stato risolto una volta per
tutte dalla legge Merlin.
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Poi, un giorno, parliamo anche del "cliente"?
E' la regola fondamentale del commercio, mi dicono: quella della
domanda e dell'offerta.
L'unico modo per porre veramente fine a questo tipo di offerta, e
quindi di traffico e di sfruttamento, soprattutto, dovrebbe essere
quello dell'assenza di domanda. O no?
Ma io sono una donna e a questo interrogativo non so rispondere ;-)
Chi aiuta me, questa volta? :-)
Scusate ancora per la lunghezza.
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