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Mobiglia  Venerdi`, 07 Luglio 2000

ATTUALITA':Don Ciotti sta con i gay "Difendo i vostri diritti". I
cristiani-omosex: "Le religioni ci discriminano". Roma, la lettera del prete
del gruppo Abele infiamma il Pride: "Magari fossi il papa".

di ORAZIO LA ROCCA 

da "La Repubblica" del 4 luglio 2000

ROMA - "Sto con voi: sto dalla parte di chi ha "fame e sete di giustizia" e
di chi vuole una Chiesa sempre più capace di accogliere ogni persona e di
difendere i diritti di chi è più calpestato". Dopo il vescovo francese
Jacques Gaillot, un altro importante esponente cattolico scende apertamente
in campo in difesa del World Gay Pride. E' don Luigi Ciotti, fondatore del
gruppo Abele, firmatario di un appassionato messaggio letto ieri nel corso
del convegno su religioni, omosessualità e diritti umani svolto all'hotel
Cicerone di Roma, circondato, per l'occasione da un imponente cordone di
agenti di polizia in tenuta antisommossa. Al contrario di Gaillot -
costretto a stare alla larga dal convegno su ordine del Vaticano -, don
Ciotti ha potuto "parlare" attraverso una lettera di 4 pagine che, fin dalle
prime battute, si schiera inequivocabilmente dalla parte del raduno
omosessuale. Un appoggio incondizionato, non in sintonia con l'attuale linea
vaticana nei confronti del Pride, e che potrebbe non piacere ai piani alti
della Segreteria di Stato della Santa Sede. Incurante del pericolo, don
Ciotti entra autorevolmente nel dibattito su Chiesa e omosessualità,
sposando in pieno la causa della difesa dei diritti umani per il popolo gay.
Usa un linguaggio schietto, puntuale; parla di diritti, di libertà, di
ingiustizie e di democrazia (che non sarebbe tale - puntualizza - "se si
dimenticasse delle minoranze"). Si schiera, inoltre, dalla parte di chi non
accetta l' avvento di altri "muri", di altre forme di discriminazioni o di
esclusioni anche a causa dell'orientamento sessuale. Le tesi di don Ciotti
in difesa degli omosessuali colpiscono. Non a caso, uno dei leader del
movimento omosessuale italiano, Franco Grillini, presidente onorario di
Arcigay, confessa che lo vedrebbe volentieri seduto nientemeno che sul
soglio di Pietro. "Lavoriamo con molti preti e, fosse per noi, dopo Wojtyla
faremmo Papa don Luigi Ciotti". Nella lettera, il leader del Gruppo Abele
ricorda, tra l'altro, la storia di Ferruccio "un insegnante che nel 1983
decise che gli era impossibile continuare a vivere a causa delle umiliazioni
e discriminazioni, continue e violente, determinate dalla sua condizione di
omosessuale". Una vicenda - scrive Ciotti - che portò il Gruppo Abele ad una
svolta perchè "sulla questione omosessuale doveva crescere e aprirsi a nuovi
segni di speranza". Fatale, quindi, che il momento centrale del convegno sia
diventato proprio la lettura del messaggio di don Ciotti, lungamente
applaudito da esponenti di numerose confessioni religiose, cattolici - anche
se pur privi della voce ufficiale della gerarchia - cattolici di base,
evangelici, buddisti, islamici, ebrei. Tra gli altri interventi, Luca Negro,
segretario della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, ha
sollevato il problema del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto,
"un diritto - ha detto - negato del resto anche agli omosessuali". Per
Negro, comunque, gli evangelici "faranno della ricerca del dialogo tra
credenti e comunità omosessuali uno dei loro più importanti impegni, anche
se per i risultati concreti ci vorrà molto tempo". Per il Coordinamento
degli omosessuali cristiani, Gianni Geraci ha lanciato un appello a favore
"del reciproco rispetto", specialmente in vista del corteo di sabato al
quale i credenti interverranno con la scritta "Sono qui perchè sono
cristiano". La giornata si è conclusa con la pubblicazione di un documento
in difesa della libertà di religione e dei diritti umani. 
    



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