[GARGONZA:9093] LE GIRAVOLTE DEL CAVALIERE
Rolando Alberto Borzetti  Venerdi`, 07 Luglio 2000

Da Repubblica

LE GIRAVOLTE DEL CAVALIERE


di CURZIO MALTESE

"DEL conflitto di interessi ai cittadini non solo non importa niente, ma
considerano una garanzia assoluta che chi è incaricato della responsabilità
di governo non abbia bisogno di fare i propri interessi, di rubare, avendo
una posizione propria...". Ecco, se gli italiani, e non solo gli italiani,
s' intendessero di democrazia quanto di calcio, con questa frase da
analfabeta assoluto della democrazia Silvio Berlusconi avrebbe chiuso la sua
carriera politica.

E' UN tale sfondone, un tale assurdo contro la logica. Offensivo, fra
l'altro, quando Berlusconi sostiene implicitamente che i politici poveri, di
solito, rubano. Ma chi era più ricco fra De Gasperi e De Lorenzo? E perchè
uno che nella vita non ha fatto altro che curare i propri interessi, al
punto da diventare ricchissimo, dovrebbe di colpo tralasciarli per occuparsi
di quelli del prossimo? Il conflitto d'interessi è per queste ragioni un
principio basilare di tutte le democrazie del mondo. Ma Berlusconi non
sopporta regole, il suo ego si deve imporre su tutto. Quindi ha deciso che
il conflitto d' interessi non interessa ai cittadini, se non naturalmente
agli "indegni" e agli imbecilli che non la pensano come lui. Al contrario, è
una garanzia. Un premier con un bel conflitto d'interessi alle spalle smette
di essere un problema per diventare il non plus ultra della democrazia.
E' il tipico rovesciamento della realtà, magico e pubblicitario, che
Berlusconi adotta in qualsiasi materia. Ma stavolta si tratta di democrazia
e non di pallone, quindi forse la farà franca, i sondaggi gli daranno
ragione e comunque non c'è da sperare in un 83 per cento d' italiani
contrari, come nel caso Zoff. Del resto, perfino la sinistra ha mostrato di
considerare l'incompetenza calcistica di Berlusconi più grave dell'ignoranza
in democrazia.
Ha ragione Noam Chomski quando dice che nelle società di massa il discorso
democratico, dove tutti sono competenti e uguali, si realizza soltanto
parlando di sport, ovvero in un terreno innocuo. Basta confrontare l'effetto
delle assurde tesi politiche ed economiche di Berlusconi con l'effetto che
ha avuto il suo altrettanto bizzarro attacco a Dino Zoff.
Nel caso Zoff, l'83 per cento degli italiani ha dato torto a Berlusconi, per
la prima volta nella storia. Berlusconi aveva detto, nell' ordine, tre cose.
La prima, che la chiave della partita era stata la mancata marcatura di
Zidane, migliore in campo, fonte di tutte le azioni. La seconda che chi non
la pensava come lui, nel caso specifico Zoff, era un incompente e un cretino
("uno l'intelligenza, l'acutezza o ce l'ha o non ce l'ha..."), mentre lui è
un esperto perchè ha vinto tanto col Milan. Terzo, che il vero errore di
Zoff era stato di non far giocare Gattuso, per caso uno del Milan.
Ora, siccome tutti hanno visto la partita, è stato evidente alla
schiacciante maggioranza che: 1) Zidane aveva fatto pena, per nostra
fortuna, altrimenti ne avremmo presi tre come il Brasile al mondiale, mentre
a trenta secondi dalla fine avevamo vinto, sbagliando per giunta gol già
fatti; 2) L'aver speso molti miliardi nel calcio non significa capire di
calcio, come potrebbe testimoniare Arrigo Sacchi, parlando del caso Borghi,
se non fosse per i miliardi di cui sopra; 3) Nessuno, nemmeno Berlusconi, è
autorizzato a dare del cretino e dell'indegno a chi non la pensa come lui;
4) Berlusconi ha probabilmente dato i numeri perchè il ct non ha fatto
giocare un calciatore di sua proprietà, tale Gattuso, il quale per inciso
non è Pelè. E se è capace di armare una guerra del genere per Gattuso,
figuriamoci quando si tratterà di difendere interessi e capitali ben più
consistenti.
Nel caso Zoff, sono affiorate tutte le contraddizioni del personaggio.
L'incredibile capacità di rovesciare i dati reali (Zidane decisivo), la
pretesa d'impartire lezioni a chiunque sulla base di un superiore conto in
banca, anche in materie ostiche (il calcio, la dignità), la violenza nello
screditare e insultare il nemico di turno ("indegno", stupido), il conflitto
 d'interessi (il "suo" Gattuso conta più della nazionale di tutti), il
semplicismo miracolistico ("se avesse giocato Gattuso, avremmo vinto di
sicuro"). Più la bugia spudorata nel dare la colpa alla stampa d'aver
stravolto le sue frasi, che sono state filmate e registrate. E il tocco di
classe finale di organizzare, il giorno dopo le dimissioni di Zoff, una
trasmissione di linciaggio al medesimo sulle sue reti.

Ora, Berlusconi applica questo stesso schema in qualsiasi altra circostanza.
Se parla di tasse o di conflitto d'interessi, d'immigrazione o di alleanze
politiche, di leggi elettorali o di riforma delle pensioni. Parte da una
visione semplicista e miracolistica, spesso condizionata da interessi
concreti, la accredita col fatto di essere il più ricco e quindi il
migliore, insulta chi la pensa diversamente e infine impone il tutto grazie
alla posizione dominante nei media.
Berlusconi insomma è sempre Berlusconi, che si tratti di pallone o
democrazia, di Gattuso o del conflitto d'interessi. Cambia la reazione degli
altri, che sanno più di pallone che di democrazia o di economia. Gli
avversari di Berlusconi possono sperare che in futuro la preparazione dei
cittadini, sulle regole della democrazia, eguagli o almeno s'avvicini alla
competenza in tema di marcature a uomo o a zona. Oppure spingerlo a parlare
più spesso di calcio. L' unica cosa che non dovrebbero fare è dimettersi,
come Zoff, e dargliela vinta.
Rolando A.B.




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