Un lungo riporto da parte di ranvit a testimonianza dell'attività antimafia di questo governo del cavaliere.
Ma non convince, specie un siciliano come me, che ha visto una vittoria 61 a 0 e quest'anno 8 su otto; queste vittorie non si ottengono in Sicilia senza l'intervento della mafia !
Nel corso dell'ultima campagna elettorale il cavaliere ebbe a pronunciaresi pubblicamente: "Non non vogliemo i voti della mafia !!|" facendo andare in bestia Dell'Utri che immeditamantre riparò la gaffe sostenendo l'eroismo di Vittorio Mangano ed esigendo la conferma da parte del cavaliere, il tutto dentro un linguaggi mafioso atto a garantiore il prosieguo dei buoni rapporti, con garanzie di omertà, quella medesima omertà che permise l'elevazione sull'altare dell'eroismo del mafioso Mangano, pluriomicida, condannato a due ergastoli.
Ma visto che ci si concede il piacere del riporto, ecco qui, riportato da Wikipedia, alcune notizie su mafia e Berlusconi.
Non riporto gli articoli di Bossi su Padania perchè dovrei monopolizzare l'intero forum per delle ore.
Da Wikipedia (
http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Rasini) , sarebbe interessante leggere le giustificazioni, specie tenendo presente che il cavaliere ha ottenuto la revoca dei servizi Wikipedia, minaccinado querele, riguardanti i nudi di Veronica quando non era ancora sua moglie, della carfagna e della incerta genealogia di Mariastella Gelmini; ovviamente in questo caso che lo rigarda non aveva ricatti da fare, essenso informazioni sancite in atti pubblici.
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La Banca Rasini deve la sua fama tra gli studiosi della storia d'Italia soprattutto alle dichiarazioni di Michele Sindona del 1984. Quando il giornalista del New York Times, Nick Tosches, chiese a Sindona (poco prima della misteriosa morte di quest'ultimo): «Quali sono le banche usate dalla mafia?». Sindona rispose: «In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in Piazza dei Mercanti». L'unica banca presente a Piazza dei Mercanti, al tempo, era inequivocabilmente la Banca Rasini.
In effetti, le indagini successive alla retata dell'Operazione San Valentino dimostrarono ampiamente il ruolo della Banca Rasini nel riciclaggio dei soldi della mafia, ed i contatti dell'istituto coi più alti vertici mafiosi. Il Commissario di Polizia Calogero Germanà ha ipotizzato che l'istituto, al pari della Banca Sicula di Trapani, fosse uno dei centri per il riciclaggio del denaro sporco di Cosa Nostra.
Il 15 febbraio 1983 la Banca Rasini sale agli onori della cronaca, per via dell'"Operazione San Valentino". La polizia milanese effettua una retata contro gli esponenti di Cosa Nostra a Milano, e tra gli arrestati figurano numerosi clienti della Banca Rasini, tra cui Luigi Monti, Antonio Virgilio e Robertino Enea. Si scopre che tra i correntisti miliardari della Rasini vi sono Totò Riina e Bernardo Provenzano. Anche il direttore Vecchione e parte dei vertici della banca vengono processati e condannati, in quanto emerge il ruolo della Banca Rasini come strumento per il riciclaggio dei soldi della criminalità organizzata.
La Banca Rasini risulta anche nella lista di banche ed istituti di credito che gestirono il passaggio dei finanziamenti di 113 miliardi di lire (equivalenti ad oltre 300 milioni di euro nel 2006) che ricevette la Fininvest, il gruppo finanziario e televisivo di Berlusconi, tra il 1978 ed il 1983
Tra i personaggi famosi con cui la Banca Rasini ebbe dei legami va citato l'imprenditore e uomo politico Silvio Berlusconi. Il padre di Silvio Berlusconi, Luigi Berlusconi fu prima un impiegato alla Rasini, quindi procuratore con diritto di firma, ed infine assunse un ruolo direttivo all'interno della stessa. La Banca Rasini, e Carlo Rasini in particolare, furono i primi finanziatori di Silvio Berlusconi all'inizio della sua carriera imprenditoriale. Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini, così come numerose società svizzere che possedevano parte della Edilnord, la prima compagnia edile con cui Silvio Berlusconi iniziò a costruire la sua fortuna.
La Banca Rasini risulta anche nella lista di banche ed istituti di credito che gestirono il passaggio dei finanziamenti di 113 miliardi di lire (equivalenti ad oltre 300 milioni di euro nel 2006) che ricevette la Fininvest, il gruppo finanziario e televisivo di Berlusconi, tra il 1978 ed il 1983.
Il giornale inglese The Economist cita ripetutamente la Banca Rasini nel suo noto reportage su Silvio Berlusconi, sottolineando come, ad avviso dei recensori del reportage, Berlusconi abbia effettuato transazioni illecite per mezzo della banca. È stato invece accertato che Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca ventitré holding come negozi di parrucchiere ed estetista. Anche per fare chiarezza su questi fatti nel 1998 l'archivio della banca è stato messo sotto sequestro.