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PDisastro MPS

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

PDisastro MPS

Messaggioda flaviomob il 22/12/2016, 16:19

Dal Salento a Padova, quindici anni di errori: così manager e politici hanno affossato Siena
È stato l'intervento delle autorità di controllo europee a scoperchiare tutti i buchi della banca. Gli amministratori delegati sono stati sempre di nomina più o meno politica. Nemmeno Viola e Profumo sono riusciti a ridurre il peso dei crediti in sofferenza

di ANDREA GRECO



Non si arriva a un passo dalla nazionalizzazione di una grande banca senza prima fare grandi errori. Errori che da 15 anni fanno tanti protagonisti del caso senese: manager, azionisti, autorità, classe politica. Una horror story che adesso la Bce impone di sanare con denaro pubblico e penitenze degli obbligazionisti. Decisione severa, come severa è stata la crisi attorno: ma c'è anche dell'altro.

Gli ultimi tre governi italiani hanno la responsabilità politica di non aver voluto nazionalizzare Mps, come tanti suggerivano, per scansarne le conseguenze politiche e contabili. Mario Monti nel 2012 raddoppia il prestito pubblico a Mps fino a 4 miliardi, ma non azzarda la ripulitura per mano pubblica del cattivo credito (primo guaio di Mps), quando le norme ancora lo consentirebbero senza coinvolgere gli investitori privati. Enrico Letta nel 2013 permette alla banca senese di riformulare gli aiuti di Stato di Monti che la Commissione Ue contesta: ma anziché convertirli in capitale cede alle richieste senesi di rimborsarli, sifonando 5 miliardi al mercato l'anno dopo. Eppure seguiva il dossier con Bruxelles un esperto: il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni, ex dg di Banca d'Italia. Matteo Renzi, che a gennaio esorta a investire in Mps, per sei mesi ascolta ostinato gli aedi suggeritori di un altro salvataggio privato della banca: per evitare polemiche in vista del referendum costituzionale. Che ha perso, mandando all'aria (probabilmente) anche il salvataggio privato.

LEGGI. SETTE COSE DA SAPERE SUL SALVATAGGIO

I vertici di Mps, spesso di nomina più o meno politica, costellano di errori le gestioni fin dal 2001. Quando Divo Gronchi e Pierluigi Fabrizi comprano la Banca del Salento di osservanza dalemiana imbarcando Vincenzo De Bustis. Magro affare costato 2.500 miliardi di lire e foriero quasi solo di cause legali per i prodotti innovativi che in Puglia si vendevano. La palma manageriale va a Giuseppe Mussari, che nel 2006 si proietta da presidente della Fondazione Mps alla presidenza della banca, e sceglie Antonio Vigni come dg. Sono anni in cui va difesa la senesità con acquisizioni, per non farsi mangiare da altri. Senesità, qui, è una declinazione gentile di autocontrollo: quello del Pd locale e romano, che comandano tra la Toscana e la Capitale. Fine della dialettica con gli azionisti ed ecco Antonveneta, pagata 9 miliardi a fine 2007 mentre sbocciava la crisi mondiale. Un dossier mai digerito, che svena la Fondazione intenta a difendere quota 50% nella banca e dà la stura a tutte le spericolatezze contabili attuate per nascondere le perdite; e presto ingolfano le procure competenti e destabilizzano il Monte (stendiamo un velo su Gianluca Baldassarri, il capo della "banda del 5%").

Anche Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, banchieri "foresti" di rango venuti a sanare le cose nel 2012, non ci riescono: per la non incisiva cura dei crediti in sofferenza che hanno contribuito a 10 miliardi di perdite negli ultimi 4 esercizi; per la difesa della diga contabile che scriveva come "Btp" le operazioni in "derivati" su quei titoli di debito (dopo anni di dispute i pm di Milano e la Consob hanno imposto a Mps di correggere i bilanci 2009-2015, aprendo la strada ai ricorsi legali); per avere perso l'occasione di convertire in capitale i vecchi aiuti di Stato, difendendo l'orgoglio e l'autonomia di dirigenti privati, e pure il reddito nel caso di Viola: perché la direttiva Ue impone un tetto di 500mila euro l'anno ai manager sotto aiuto di Stato, mentre il capoazienda tra il 2012 e il 2016 ha guadagnato 11 milioni. Quel tetto si abbatterà su Marco Morelli, ad da tre mesi che però conosce il rischio (è stato il Tesoro a imporre la sua staffetta con Viola).

Non lievi sono le responsabilità di Consob e Banca d'Italia, che vigilando hanno approvato acquisizioni e emissioni di titoli per circa 20 miliardi, già in cenere o ben avviati. Consob approva il prospetto dei 2,16 miliardi di bond subordinati 2008 venduti a 40mila clienti dalle agenzie Mps, con scritto che avrebbero quotato "tendenzialmente a 100" mentre oggi stiamo sotto 60 (proprio su questo titolo i tecnici cercano forme di ristoro quando, con i prossimi probabili aiuti di Stato, la conversione forzosa dei subordinati presenterà il conto). Poi approva i prospetti degli aumenti 2014 e 2015, che dopo le correzioni contabili sui derivati fatte l'anno scorso rischiano d'essere armi in mano a investitori arrabbiati (ci hanno perso 8 miliardi). E Banca d'Italia? Autorizza, governante Mario Draghi, l'acquisto lampo di Antonveneta senza neppure una perizia contabile e a una cifra eccessiva per il Monte. Anche in seguito la vigilanza non esagera, se si pensa che i tre aumenti 2014-2015-2016 sono tutti imposti da autorità straniere: la Commissione Ue che a fine 2013 chiede di rimborsare o convertire i Monti bond, perplessa di come Mps ha rappresentato i problemi su cui basa le richieste d'aiuto (sempre la querelle Btp-derivati). La Bce, che a novembre 2014 avvia la vigilanza sul Monte con un esame sui crediti e ne fa riclassificare un terzo del campione come sofferenze (buco da 3 miliardi, aumento 2015). E a luglio l'Eba londinese, che nello stress test "adverse scenario" vede uscire Mps come la peggiore di 51 banche. E innesca il deficit patrimoniale che ora è destinato a pagare lo Stato.

(l'articolo è stato pubblicato da Repubblica il 10 dicembre scorso)


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Re: PDisastro MPS

Messaggioda trilogy il 23/12/2016, 10:48

Beh per fortuna è intervenuto il governo con la nazioalizzazione, altrimenti questa volta finivano tutti in galera e a Siena dovevano schierare l'esercito. Il bidone della conversione delle obbligazioni in azioni per oltre 2 miliardi che finivano in cenere in pochi giorni era veramente troppo anche per il MPS :lol:

I risparmiatori, che a dire il vero avevano creduto più degli investitori istituzionali nella soluzione di mercato, ora si ritrovano con circa due miliardi di obbligazioni subordinate che saranno convertite in azioni, con una perdita imposta dalla direttiva Ue sul burden sharing che permette sì l'intervento dello Stato ma applicando perdite alla conversione e la diluizione degli azionisti. Per salvaguardarne il valore quindi, si è scelto uno schema di compensazione che vede la banca scambiare le azioni con obbligazioni ordinarie di valore pari a quello delle subordinate. Il Tesoro acquisterà le azioni oggetto dello scambio. Il riacquisto delle azioni frutto della conversione dalle obbligazioni subordinate, è la spiegazione dell'esecutivo, "ha lo scopo di prevenire liti giudiziarie connesse alla commercializzazione delle obbligazioni stesse" da parte degli oltre 40mila risparmiatori. Gli investitori istituzionali invece avranno una conversione che riconoscerà loro il 75% del valore nominale.

http://www.repubblica.it/economia/2016/ ... ref=HREA-1
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Re: PDisastro MPS

Messaggioda trilogy il 23/12/2016, 10:53

flaviomob ha scritto:[i]

di ANDREA GRECO

I vertici di Mps, spesso di nomina più o meno politica, costellano di errori le gestioni fin dal 2001. Quando Divo Gronchi e Pierluigi Fabrizi comprano la Banca del Salento di osservanza dalemiana imbarcando Vincenzo De Bustis. Magro affare costato 2.500 miliardi di lire e foriero quasi solo di cause legali per i prodotti innovativi che in Puglia si vendevano. La


dove ci sono loro è preludio del disastro... :lol:
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Re: PDisastro MPS

Messaggioda flaviomob il 23/12/2016, 19:02

Meno male che Renzi dichiarò che andava tutto bene :lol:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ACA5HDFC

«Mps è risanata, ora investire è un affare»

«Oggi la banca è risanata, e investire è un affare. Su Mps si è abbattuta la speculazione ma è un bell'affare, ha attraversato vicissitudini pazzesche ma oggi è risanata, è un bel brand. Forse in questo processo che durerà qualche mese deve trovare dei partner perché deve stare insieme ad altri».
Il Sole 24 Ore - leggi su http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ACA5HDFC


(Matteo Renzi, 22 gennaio 2016)


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Re: PDisastro MPS

Messaggioda mariok il 28/12/2016, 11:31

E' difficile, almeno per me, capirci qualcosa.

Ma a pelle, pare che la situazione sia messa abbastanza male.

Padoan sulle banche non ne imbrocca una e così i tedeschi ci mandano la Troika
Giovanni Pons 20 ORE 29817

Negli ambienti finanziari milanesi ormai lo si dice da tempo ma nessuno finora ha mai osato gridarlo ad alta voce. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non è all’altezza della situazione, soprattutto per quanto riguarda la materia bancaria. È un bravo economista, come dimostra il suo curriculum, ma non ha la competenza tecnica che richiederebbe una situazione molto difficile e delicata come quella che sta attraversando l’Italia e le sue banche.
Qualcuno dirà: perché il ministro dell’Economia deve occuparsi di banche private?, per queste ci sono la Banca d’Italia e la Bce. In realtà chi ragiona in questo modo sottovaluta la portata della crisi delle nostre banche e la possibilità che tutto ciò porti a un effetto domino capace anche di mettere in dubbio la permanenza dell’Italia nell’euro.
È una drammatica sottovalutazione dei problemi che ha portato Padoan a procrastinare l‘intervento pubblico in Mps fino a renderlo inevitabile negli ultimi giorni ma così facendo è finito nella morsa della Vigilanza Bce (a guida tedesca) che ha avuto buon gioco ad alzare l’asticella dei fondi necessari al salvataggio (ora sono diventati 8,8 miliardi). Inoltre non si può escludere che l’obiettivo del governo di Angela Merkel sia quello di obbligare l’Italia a chiedere l’intervento del fondo europeo Esm (European stability mechanism, il cosiddetto fondo salva Stati) il quale per agire richiede la definizione di un programma di rientro la cui realizzazione deve essere vigilata dalla cosiddetta Troika, cioè da tre esponenti di Bce, Fmi e Ue. Ma vediamo in concreto quali sono stati i passi falsi commessi da Padoan.

Direttiva sul bail in. Il Regolamento Ue n. 806/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, che in pratica introduce il meccanismo del “bail in”, cioè della partecipazione di capitali privati al salvataggio di banche in crisi, è stato approvato il 15 luglio 2014. Un anno dopo, cioé il 2 luglio 2015 la direttiva europea è stata recepita dall’ordinamento italiano per una entrata in vigore definitiva fissata a gennaio 2016. Il governo Renzi è in carica dal 22 febbraio 2014 e Padoan è ministro dell’economia da quella data. Possibile che né governo, né Banca d’Italia né altre autorità italiane si siano rese conto delle potenzialità esplosive di quella direttiva del 2014 per il sistema bancario italiano? Solo a novembre 2015, quando si è dovuto far fronte a un meccanismo di risoluzione per quattro banche in crisi (Pop Etruria, CariChieti, CariFerrara, Banca delle Marche) allora tutti hanno cominciato a gridare contro la direttiva del bail in. Troppo tardi.

Bad Bank. È almeno dall’autunno 2014 che sul tavolo di Padoan c’è il dossier bad bank, cioè la costituzione di un veicolo partecipato dallo Stato e con il contributo della Cassa Depositi e Prestiti in grado di assorbire la gran parte dei 200 miliardi di prestiti in sofferenza presenti nei bilanci delle principali banche italiane. Per trattare con gli organismi comunitari Padoan si è affidato alla JP Morgan ma alla fine la bad bank di Stato non ha visto la luce poiché non si è riusciti ad andare oltre il paletto degli aiuti di Stato. Il topolino che è stato partorito si chiama Gacs (garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze) e avrebbe dovuto permettere alle banche di dismettere gradualmente le loro sofferenze senza svalutarle troppo. La prova del nove doveva arrivare con la cartolarizzazione del Monte dei Paschi nell’ambito del piano di rafforzamento studiato proprio da JP Morgan. Ma il piano è saltato e finora le Gacs non hanno portato il beneficio sperato.
Crollo dei titoli in Borsa. Con la risoluzione delle quattro banche minori a fine 2015 si è fornito ai mercati finanziari un’arma micidiale: la svalutazione delle sofferenze fino a 18 centesimi. Quel numero avallato da Banca d’Italia e Mef ha rappresentato un punto di riferimento per analisti e investitori dei mercati finanziari che avevano a che fare con i titoli delle banche italiane. Portando a 18 centesimi il valore delle sofferenze nei bilanci di tutti gli istituti italiani gli ammanchi di capitale si rivelavano amplissimi e nell’ordine di decine di miliardi di euro. E di conseguenza, sulla prospettiva di forti richieste di capitali al mercato, i titoli bancari erano da vendere a più non posso. Quale l’errore di Mef e Banca d’Italia? Pensare che il prezzo a cui trattano le azioni delle banche in Borsa non sia un indice della bontà delle stesse ma solo il frutto della speculazione internazionale che vuole punire eccessivamente l’Italia. Invece il crollo delle quotazioni di Borsa per le banche è molto pericoloso poiché può minare la fiducia dei risparmiatori/correntisti e per questa via provocare una crisi di liquidità delle banche.

Luglio 2016, l’occasione persa. Nel luglio scorso il governo Renzi è stato a un passo dall’intervenire con soldi pubblici nel Monte dei Paschi. Una lettera della Bce che imponeva un taglio alle sofferenze per 10 miliardi e gli stress test che segnalavano per la banca senese un capitale negativo, unica in Europa, in caso di scenario avverso, avevano indotto il governo a sondare Bruxelles sull’eventualità di una “ricapitalizzazione precauzionale” prevista dalle regole sul bail in. Il cda di Mps aveva ammesso il “buco” da 5 miliardi dovuto alla svalutazione delle sofferenze e dunque si imponeva una ricapitalizzazione della stessa entità. Ma Renzi era preoccupato del fatto che così operando avrebbe dovuto far fronte alla protesta dei piccoli risparmiatori con in mano le obbligazioni subordinate Mps così come era successo per i bond della Popolare Etruria. E a quattro mesi dal referendum ciò poteva rappresentare un classico autogol politico. Così, insieme a Padoan, ha scelto di soprassedere e di affidarsi ancora una volta alle cure di JP Morgan per un piano di rafforzamento patrimoniale di Mps da finanziarsi interamente sul mercato. Errore fatale poiché la prospettiva di aumento di capitale ha fatto crollare ulteriormente tutti i titoli bancari di piazza Affari e inoltre JP Morgan ha legati il successo dell’operazione alla vittoria del Sì al referendum, poiché in caso contrario gli investitori esteri sarebbero scappati dall’Italia. Una formula potenzialmente esplosiva che ha visto Renzi e Padoan sulla stessa linea anche se ora tocca al ministro dell’Economia mettere la faccia su un intervento dello Stato più elevato rispetto a luglio e con almeno 60 miliardi di minore capitalizzazione delle banche italiane in Borsa.

Sì a Morelli, no a Passera. Un altro errore fondamentale da attribuire a Padoan è stato quello di aver dato ascolto a JP Morgan e di aver provocato la sostituzione dell’ad del Monte Fabrizio Viola con Marco Morelli. I sondaggi presso gli investitori di mercato avevano segnalato che Viola non era la persona adatta a chiedere altri 5 miliardi al mercato dopo che i due precedenti aumenti di capitale si erano polverizzati. Dunque la sostituzione poteva essere corretta ma doveva essere fatta prima, a luglio, quando si scelse la via privata. Invece Padoan, in virtù del 4% della banca posseduto dal Tesoro, con una telefonata ha fatto fuori Viola e candidato Morelli, soluzione a cui nessuno in consiglio ha saputo opporsi. Agendo in questo modo Padoan ha provocato anche l’uscita del presidente Massimo Tononi e soprattutto ha chiuso le porte ad altre soluzioni come quella che aveva presentato l’ex banchiere di Intesa Sanpaolo Corrado Passera. Il cda guidato da Morelli e la JP Morgan si sono infatti sempre opposti a valutare lo schema di salvataggio proposto dall’ex ministro del governo Monti, che sulla base di un suo piano industriale aveva convinto investitori esteri a contribuire per 2 miliardi all’aumento in cambio di una due diligence di qualche settimana per verificare che i conti del Monte non fossero falsi. La soluzione Passera aveva inoltre il vantaggio si slegare il salvataggio di Mps dall’esito del referendum, abbraccio che come previsto si è rivelato fatale.

La resa dei conti con i tedeschi. L’indecisione del governo Renzi-Padoan nel risolvere per tempo e una volta per tutte il problema delle banche si sta rivelando un’arma in più in mano ai tedeschi per imporre ancora maggior rigore all’Italia. Il decreto Salva Risparmio varato dal governo Gentiloni il 23 dicembre deve infatti passare per le forche caudine di Bruxelles e della Bce. Quest’ultima – dopo aver negato una proroga di soli 20 giorni rispetto alla scadenza del 31 dicembre – ha già fatto sapere, per bocca di Danièle Nouy, che l’intervento necessario a salvare il Monte è pari a 8,8 miliardi e non più a 5.
Inoltre Padoan difficilmente potrà contare sulle risorse del fondo Atlante, finanziato con soldi privati dalle banche italiane, che verosimilmente non vorrà contribuire, se non in minima parte, al capitale di una futura Mps controllata in maggioranza dallo Stato.
E cosa succederà se i 15 miliardi stanziati dal decreto di Natale non fossero sufficienti a mettere in sicurezza Mps, le due banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) che necessitano di nuovi interventi, Carige, e le altre situazioni a rischio nel sistema?
E cosa succederà alla Legge di Bilancio del 2017 che dovrà contenere i contributi per le banche versati nel corso dell’anno?
E se la liquidità del Montepaschi si andasse deteriorando ulteriormente come ha già messo in evidenza la Bce?
A quel punto sarà inevitabile ricorrere ai soldi europei (fondo Esm), come hanno già fatto Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro, ma questo tipo di intervento richiede la messa a punto di un piano di rientro con la Troika che ne sorveglia l’applicazione. In pratica l’Italia verrebbe commissariata dalla Germania, qualsiasi governo si alterni dopo le elezioni, per la felicità dei tedeschi. Il ministro Padoan ha sempre smentito contatti con l’Esm ma la sua credibilità è ai minimi visto che per sei mesi è andato avanti a smentire l’esistenza di un piano B per Mps che invece ha visto la luce la notte del 23 dicembre in una congiuntura astrale assai avversa.
Ma fino a quando Padoan potrà resistere al pressing germanico?
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Re: PDisastro MPS

Messaggioda trilogy il 28/12/2016, 13:25

Che Padoan ci capisca poco di banche è ormai evidente. Che a Francoforte giochino pesante anche. Comunque un po' di troika all'Italia farebbe bene. Già li vedo Speranza e Grillo in piazza
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Re: PDisastro MPS

Messaggioda mariok il 28/12/2016, 19:01

Il problema è che quelli che si sono messi in condizione di farsi commissariare in qualche modo se la cavano.

Quelli che ci vanno di mezzo sono sempre i più deboli.

Gracia docet.
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Re: PDisastro MPS

Messaggioda trilogy il 28/12/2016, 21:21

mariok ha scritto:Il problema è che quelli che si sono messi in condizione di farsi commissariare in qualche modo se la cavano.

Quelli che ci vanno di mezzo sono sempre i più deboli. Gracia docet.


E' una vicenda che si è trascinata troppo a lungo finendo per ingarbugliarsi sempre di più.
Avendo in soldi forse la scelta migliore era nazionalizzarla il prima possibile. Invece si è traccheggiato. Nel frattempo le regole internazionali sono cambiate e continuano a cambiare; la vigilanza in mano ai francesi e tedeschi vuole dimostrare la sua autonomia, ed è rigidissima. Tutto questo non attira capitali privati verso le banche.
In questo trend di cambiamento non si è ancora trovato un punto di equilibrio. In sostanza i protagonisti e i controllori del mondo bancario e finanziario europeo devono ancora "prendere le misure" e questo sta rendendo tutto più complesso e costoso.
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Re: PDisastro MPS

Messaggioda mauri il 11/01/2017, 23:08

non solo il pd ma tutti i partiti oltre ovviamente gli imprenditori, 47 miliardi una bazzeccola e tanto walfare e posti di lavoro persi, ma io non capisco come mai chi causa simili dissesti non paga mai in soldo e galera, siamo sempre noi a tirare fuori i soldi, 20 miliardi di deficit già prima di iniziare il 2017, mentre loro continuano indisturbati ad arricchirsi e a fare i politici
me lo spiegate? grazie mauri

ps
e torna il tormentone alitalia

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=ADI10OUC
Nella lista nera dei grandi debitori morosi, che hanno affossato Mps portandola a cumulare 47 miliardi di prestiti malati, ci sono nomi eccellenti dell’Italia che conta. Dai grandi imprenditori, agli immobiliaristi, al sistema delle coop rosse fino alla giungla delle partecipate pubbliche della Toscana. Il parterre è ecumenico sul piano politico. Centro-sinistra, Centro-destra pari sono. Del resto per una banca guidata per decenni da una Fondazione espressione della politica era quasi naturale l’arma del credito come strumento di consenso e di scambio.
mauri
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