da pierodm il 15/02/2009, 20:03
Le stranezze di alcuni discorsi sono davvero sconcertanti.
Per esempio, da una parte si spacca il capello in quattro, otto sedici e trentadue sul populismo di Di Pietro, dando per scontato che sia appunto tutto populismo, e che sia ovviamente negativo.
Poi si porge una mano - anzi un braccio intero - a Berlusconi, perché gl'impacci del parlamentarismo non gli consentono di governare come Chiesa e Mediaset comandano e quindi, che cazzo!, sarebbe ora di cambiare. Dal che, tra le altre cose, si capisce che Berlusconi non è populista, dio ce ne guardi, lui no, lui - perché se lo fosse non ci sarebbe da augurarsi che siano eliminati gl'impacci del parlamentarismo ... boh, va be', forse ho cambiato l'ordine degli addendi, ma in questo guazzabuglio un poveraccio come me, velleitario, infantile e per di più di sinistra, e poi laicista, ignorante di semantica, illiberale, massimalista, non può avere la speranza di districarsi.
A proposito di semantica - o dovrei dire di oculistica? - devo bacchettare Franz, che ha fatto un po' il birichino.
Si era parlato di "fortissima legittimazione popolare", intesa questa - sia da chi l'ha evocata, sia da chi la contestava - come giudizio centrato sul fortissima, non sull'ovvia e scontata legittimazione che deriva dalle elezioni.
Franz però fa il furbetto - preso dalla voglia di dare lezioni che vorrebbero essere allo stesso tempo pragmatiche e liberali, o forse potremmo dire, come se stesse sempre parlando a dei cretini capziosi - fa il furbetto, e ricorda che bisogna fare i conti con la "legittimazione popolare", che nessuno aveva messo in discussione.
A Vittorio invece vorrei dire che ha ragione quando parla di un'Italia lenta e arretrata in molte cose essenziali.
I cambiamenti servono: bisogna vedere quali.
Quelli di Berlusconi li conosciamo e non ci piacciono ... credo.
Quelli in programma da parte del PD non li conosciamo, o meglio in parte non li conosciamo, mentre per un'altra parte sembrano essere simili a quelli che vuole Berlusconi.
L'intervento di Luca ha una contraddizione d'insieme.
La premessa che fa è che le posizioni di Di Pietro sono populiste e non condivisibili in molte parti, ma poi nel seguito ne dà una complessiva legittimazione.
Quello che in definitiva se ne ricava è che le posizioni di DP sono sbagliate perché sono di DP, e non perché siano sbagliate in sé. Ho capito male?