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declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda flaviomob il 02/05/2016, 0:40

I popoli si sono ribellati alle dittature comuniste dell'Est quando il regime ha mostrato delle crepe. Essendo però una forma di impero russo mascherato da democrazie popolari "satelliti", solo l'ingerenza militare sovietica ha salvato nel '56 e nel '68 i regimi di allora a Praga e Budapest. Quando è entrata in crisi la stessa Russia, tutti i regimi comunisti in Europa sono crollati. Non mi pare quindi che la fine del comunismo sovietico sia ascrivibile a una rivolta popolare, ma piuttosto a declino economico, elevata corruzione (a proposito di dittature e Scalfari), iper burocratizzazione.

Il sistema di potere mafioso è molto diverso. E' nascosto ma consolidato e radicato in alcune regioni da 150 anni: sono cambiati statuti e costituzioni, governi e parlamenti, persino una dittatura che inizialmente diede l'impressione di sradicare la mafia (e ogni potere concorrente) ma in breve tempo si alleò con i soliti "notabili". Ciò che è evidente è l'esistenza di un blocco di potere con gangli ai livelli più elevati, in grado di allearsi con altri poteri occulti del paese (eversione, P2, finanza parallela, persino lo Ior) con cui anche la politica è costretta a trattare in posizione di inferiorità, quando non di totale collusione.
150 anni sono il doppio della vita dell'Unione Sovietica, sono sette volte la durata del fascismo. Quando gli "eredi" del PCI presenti nel PD vengono scoperti a gestire un sistema di potere mafioso nella Capitale dimostrano palesemente due cose: la mafia oggi è in grado di allearsi con qualsiasi forza politica, senza "diversità" com'era in passato (relativamente a forze schierate all'opposizione); l'espansione della mafia nel centro-nord è un processo continuo e consolidato.

Di fronte a una forma pervasiva e totalizzante di potere "illegale" e antidemocratico, sanguinario e retrogrado che dura dai tempi dell'Unità d'Italia, il cittadino da solo che cosa può fare?


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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda franz il 02/05/2016, 7:02

flaviomob ha scritto:Di fronte a una forma pervasiva e totalizzante di potere "illegale" e antidemocratico, sanguinario e retrogrado che dura dai tempi dell'Unità d'Italia, il cittadino da solo che cosa può fare?

Vota per i partiti populisti, che sottobanco sono in combutta anche loro con il potere mafioso?
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda gabriele il 02/05/2016, 8:37

franz ha scritto:Vota per i partiti populisti, che sottobanco sono in combutta anche loro con il potere mafioso?


Mi son perso un passaggio? :lol:
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda gabriele il 02/05/2016, 8:45

pianogrande ha scritto:Gli italiani non si ribellano perché, tutto sommato e tranne eccezioni, non muoiono di fame.


"Gli italiani" è generalizzare. In questo momento storico la fascia più giovane e schiacciata dalla società, soprattutto ora a causa della crisi economica, si ribella votando in buona parte M5S. Due generazioni che non si fidano dei sindacati e che vedono nei vecchi partiti solo un vecchio retaggio di un potere inconcludente e ingiusto.

Piaccia o non piaccia molti "gggiovani" non scendono più in piazza a manifestare (pratica ormai inutile) ma votano per chi ha la potenzialità di dargli una possibilità di riscatto e non per partito preso.

Questo è pericoloso? Certo, è molto rischioso, ma chi ha poco o niente preferisce correrlo che restare emarginato e povero.
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda pianogrande il 02/05/2016, 13:59

Gabriele

Siccome si parlava, appunto, degli italiani, non capisco questo "generalizzare".

Se vogliamo particolareggiare potrei dire che la famiglia Ferrero (il primo nome che mi viene in mente) se la passa benissimo e non credo farà o guiderà mai qualche furore di popolo; tranne, magari, qualche cugino acquisito ma forse andiamo veramente troppo nel dettaglio.

Hai comunque confermato quello che dicevo.
La rivoluzione; per il momento limitata alla tastiera e alla cabina elettorale, come tu stesso confermi, la fa chi non ha niente da perdere e questo è verissimo.

Non si mette a bruciare macchine chi ha la sua parcheggiata cinquanta metri più avanti e non va a bruciare i palazzi del potere chi è andato in pensione dopo due decenni scarsi di lavoro e teme che un potere diverso glie la possa togliere.

Anche i giovani stanno ancora troppo bene per bruciare le macchine o i palazzi.

Di questo ha approfittato il populismo grillino.
Ha fornito loro un metodo innocuo (cosa di cui si vanta anche e i ggiovani non percepiscono la sottile presa per il c.) e molto redditizio ma solo per la testa del movimento.

Con questo i giovani hanno tutte le ragioni per essere scontenti e sono con loro ma gli toccherà imparare e partendo da zero quello che era chiarissimo quando erano giovani quelli della mia generazione (i maledetti sessantottini) e cioè che con l'egoismo e l'individualismo non si fa la lotta ma solo la fortuna di chi comanda.
Dovranno imparare daccapo che la rivoluzione (con apriscatole o ruspe o mitra di vario calibro di bossiana memoria o di lavoro e meno tasse per tutti) non si fa aspettando che ci pensi qualche genio della comunicazione.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda franz il 02/05/2016, 18:23

gabriele ha scritto:
franz ha scritto:Vota per i partiti populisti, che sottobanco sono in combutta anche loro con il potere mafioso?


Mi son perso un passaggio? :lol:

Ce lo siamo persi tutti, a partire dal fatto che magari qualcuno a sinistra sperava che il declino del neoliberisti aprisse spazi a loro, alla sinistra. Si è visto mai? Che si aprisse spazio ai populisti di sinistra, chiarisco, pur consapevole che a sinistra mai in tal modo si auto-definiscono. E che kaiser! ... i populismi sono sempre quelli degli altri.
Maledetta primavera, il declino del neoliberisti apre spazi ai populismi di destra!
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda trilogy il 02/05/2016, 20:18

Infatti la forza di M5S è di aver unificato il popolismo di destra con quello di sinistra facendo leva sulla cultura statalista/autoritaria che caratterizza entrambi gli estremi, e con una spruzzata di green che non guasta mai.
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda gabriele il 02/05/2016, 22:23

pianogrande ha scritto:
Siccome si parlava, appunto, degli italiani, non capisco questo "generalizzare".


Mi sono espresso male. Intendevo nel senso generazionale


pianogrande ha scritto:
Hai comunque confermato quello che dicevo.



Non solo. Affermo che i veri populisti/demagoghi sono al governo e ci marciano sopra. Di cambiare le cose non ci pensano proprio e per farlo danno molto di più a quelli che gli sono più affezionati.
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda gabriele il 02/05/2016, 22:26

trilogy ha scritto:Infatti la forza di M5S è di aver unificato il popolismo di destra con quello di sinistra facendo leva sulla cultura statalista/autoritaria che caratterizza entrambi gli estremi, e con una spruzzata di green che non guasta mai.


Non saprei. Finora li abbiamo visti all'opera nei comuni. Alcuni governati male, molti bene. In questi ultimi hanno applicato per i primi anni cure montiane di recupero dei disastri economici delle governance passate, poi sono passati al finanziamento grazie al recupero dei debiti.

Ripeto, non sempre, ma quando sono obbligati alla dura e cruda realtà sanno discernere molto bene fra mito (Grillo) e realtà (cittadini)
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda flaviomob il 03/05/2016, 1:27

Franz:
Ce lo siamo persi tutti, a partire dal fatto che magari qualcuno a sinistra sperava che il declino del neoliberisti aprisse spazi a loro, alla sinistra. Si è visto mai? Che si aprisse spazio ai populisti di sinistra, chiarisco, pur consapevole che a sinistra mai in tal modo si auto-definiscono. E che kaiser! ... i populismi sono sempre quelli degli altri.
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E qui nascono gli editoriali inviperiti ed acidi di chi perde l'ennesimo treno.


Qui hai centrato davvero parecchi punti.
1) E' vero che esiste una sinistra in costante attendismo: il problema è che per attendere bisogna stare fermi, mentre per fare proposte realmente progressiste bisogna essere in continuo movimento e saper anticipare i tempi. E' un po' come il grillino che per fare la rivoluzione aspetta la cabina elettorale. L'impegno quotidiano è qualcosa di diverso.

2) I populismi di sinistra esistono eccome: mentre i liberali di destra (cioè quasi tutti) appoggiavano la Prima guerra mondiale, uno degli effetti del conflitto è stato proprio lo scoccare della scintilla della rivoluzione sovietica. Avere un partito unico di governo: più populista di così. Però i nostri cari liberali se lo dimenticano quando esaltano le "aperture" liberomercatiste della Cina.

3) In Europa la sinistra socialista / socialdemocratica ha proposto ricette molto vicine a quelle liberiste, in alcuni paesi. Per questo motivo ora fa fatica a raccogliere consensi da chi si oppone a questo stato di cose. In Germana si esaltavano i mirabili risultati di Agenda 2010: dopodiché i Socialdemocratici non ne hanno più vinta una e Schroeder è andato a fare il consulente per la democraticissima Gazprom! In Italia si spaccia per sinistra un'accozzaglia di ex craxiani, ex dc e residuati bellici ante muro di Berlino. Peraltro, l'accozzaglia è stata comuque l'unica, con Prodi, a contenere il debito pubblico.

4) In Italia il progetto della sinistra ha avuto un connotato maggioritario lontano dallo spirito libertario (almeno nella sua espressione politica), ma di fatto con una forte componente autoritaria nel PCI (periodo filosovietico, centralismo: pensiamo quanti nomi illustri furono espulsi) e una compromissione immorale crescente nel PSI, che diventava il partito che occupava gli enti locali, governando praticamente sempre ed ovunque o col forno DC o col forno PCI. Ma questo è un problema culturale italiano.

Certamente per il trionfo dei populismi di destra, oltre ad una regressione culturale innegabile, concorrono anche i fattori della crisi del liberismo ma anche della mancanza di credibilità di una proposta antagonista e alternativa da parte della sinistra.


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