mariok ha scritto:In un giudizio complessivo della riforma, oltre all'abolizione del bicameralismo, vanno valutati anche gli altri punti, di cui si parla meno, ma che sono pure importanti:
1) abolizione del CNEL e delle province
2) abolizione della definizione di "legislazione concorrente" stato-regioni, con l'attribuzione esclusiva allo stato delle competenze in tema di mercati assicurativi, promozione della concorrenza, previdenza complementare e integrativa, tutela e sicurezza del lavoro, protezione civile, beni culturali e turismo
3) elevamento a 150.000 del numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare e introduzione della la garanzia che queste proposte saranno discusse e votate
4) quorum per i referendum ridotto al 50% dei votanti nelle ultime elezioni politiche a fronte di almeno 800.000 firme per la relativa richiesta
5) introduzione del principio dell'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza
Giusto ricordare anche gli altri punti.
Visto che ci stiamo esprimendo aggiungo il mio pensiero sui singoli punti.
Punto 1:
Avrei preferito l'eliminazione delle regioni che si sono rivelate un disastro (troppo potere e troppa poca responsabilità) ma l'esistenza di entrambe non è ammessa neanche dalla costituzione e l'abolizione delle province doveva seguire a ruota all'istituzione delle regioni.
Il CNEL è un ente inutile con incarico di tipo consultivo e il governo deve essere libero di scegliere caso per caso con chi consultarsi.
Punto 2 e 3:
Completamente d'accordo.
Il numero 150.000 per le leggi di iniziativa popolare è ancora basso per una garanzia di discussione ma cominciamo a prendere questo visto che prima era appena 50.000 (parliamo di leggi nazionali).
Punto 4:
D'accordo sull'aumento del numero di firme (avrei fatto anche di più per i mezzi che ci sono oggi per raccoglierle).
Non sono d'accordo su questa drastica riduzione del quorum.
Il quorum è l'interesse che la popolazione (tutta la popolazione) ha per quel referendum e deve quindi tenere conto della volontà di tutti i cittadini e non solo di quelli certificati dal voto alle politiche.
Punto 5:
Assolutamente contrario e da sempre.
La pari opportunità per le donne deve essere il risultato di tutta una serie di provvedimenti e di progresso civile e culturale.
Non può essere garantita per legge lavandosi la coscienza e salvando solo l'apparenza mentre la realtà che ci sta dietro rimane la stessa.
La carriera politica deve essere frutto di selezione e non può essere invasa da categorie protette.
Detto questo confermo senz'altro il mio sì visto anche che non si può votare in modalità analogica.