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Discussioni sul referendum costituzionale

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda pianogrande il 30/04/2016, 13:02

mariok ha scritto:In un giudizio complessivo della riforma, oltre all'abolizione del bicameralismo, vanno valutati anche gli altri punti, di cui si parla meno, ma che sono pure importanti:

1) abolizione del CNEL e delle province

2) abolizione della definizione di "legislazione concorrente" stato-regioni, con l'attribuzione esclusiva allo stato delle competenze in tema di mercati assicurativi, promozione della concorrenza, previdenza complementare e integrativa, tutela e sicurezza del lavoro, protezione civile, beni culturali e turismo

3) elevamento a 150.000 del numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare e introduzione della la garanzia che queste proposte saranno discusse e votate

4) quorum per i referendum ridotto al 50% dei votanti nelle ultime elezioni politiche a fronte di almeno 800.000 firme per la relativa richiesta

5) introduzione del principio dell'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza


Giusto ricordare anche gli altri punti.
Visto che ci stiamo esprimendo aggiungo il mio pensiero sui singoli punti.

Punto 1:
Avrei preferito l'eliminazione delle regioni che si sono rivelate un disastro (troppo potere e troppa poca responsabilità) ma l'esistenza di entrambe non è ammessa neanche dalla costituzione e l'abolizione delle province doveva seguire a ruota all'istituzione delle regioni.
Il CNEL è un ente inutile con incarico di tipo consultivo e il governo deve essere libero di scegliere caso per caso con chi consultarsi.

Punto 2 e 3:
Completamente d'accordo.
Il numero 150.000 per le leggi di iniziativa popolare è ancora basso per una garanzia di discussione ma cominciamo a prendere questo visto che prima era appena 50.000 (parliamo di leggi nazionali).

Punto 4:
D'accordo sull'aumento del numero di firme (avrei fatto anche di più per i mezzi che ci sono oggi per raccoglierle).
Non sono d'accordo su questa drastica riduzione del quorum.
Il quorum è l'interesse che la popolazione (tutta la popolazione) ha per quel referendum e deve quindi tenere conto della volontà di tutti i cittadini e non solo di quelli certificati dal voto alle politiche.

Punto 5:
Assolutamente contrario e da sempre.
La pari opportunità per le donne deve essere il risultato di tutta una serie di provvedimenti e di progresso civile e culturale.
Non può essere garantita per legge lavandosi la coscienza e salvando solo l'apparenza mentre la realtà che ci sta dietro rimane la stessa.
La carriera politica deve essere frutto di selezione e non può essere invasa da categorie protette.

Detto questo confermo senz'altro il mio sì visto anche che non si può votare in modalità analogica.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda franz il 30/04/2016, 15:30

pianogrande ha scritto:
mariok ha scritto:In un giudizio complessivo della riforma, oltre all'abolizione del bicameralismo, vanno valutati anche gli altri punti, di cui si parla meno, ma che sono pure importanti:

1) abolizione del CNEL e delle province

2) abolizione della definizione di "legislazione concorrente" stato-regioni, con l'attribuzione esclusiva allo stato delle competenze in tema di mercati assicurativi, promozione della concorrenza, previdenza complementare e integrativa, tutela e sicurezza del lavoro, protezione civile, beni culturali e turismo

3) elevamento a 150.000 del numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare e introduzione della la garanzia che queste proposte saranno discusse e votate

4) quorum per i referendum ridotto al 50% dei votanti nelle ultime elezioni politiche a fronte di almeno 800.000 firme per la relativa richiesta

5) introduzione del principio dell'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza


Giusto ricordare anche gli altri punti.
Visto che ci stiamo esprimendo aggiungo il mio pensiero sui singoli punti.

Punto 1:
Avrei preferito l'eliminazione delle regioni che si sono rivelate un disastro (troppo potere e troppa poca responsabilità) ma l'esistenza di entrambe non è ammessa neanche dalla costituzione e l'abolizione delle province doveva seguire a ruota all'istituzione delle regioni.
Il CNEL è un ente inutile con incarico di tipo consultivo e il governo deve essere libero di scegliere caso per caso con chi consultarsi.

Punto 2 e 3:
Completamente d'accordo.
Il numero 150.000 per le leggi di iniziativa popolare è ancora basso per una garanzia di discussione ma cominciamo a prendere questo visto che prima era appena 50.000 (parliamo di leggi nazionali).

Punto 4:
D'accordo sull'aumento del numero di firme (avrei fatto anche di più per i mezzi che ci sono oggi per raccoglierle).
Non sono d'accordo su questa drastica riduzione del quorum.
Il quorum è l'interesse che la popolazione (tutta la popolazione) ha per quel referendum e deve quindi tenere conto della volontà di tutti i cittadini e non solo di quelli certificati dal voto alle politiche.

Punto 5:
Assolutamente contrario e da sempre.
La pari opportunità per le donne deve essere il risultato di tutta una serie di provvedimenti e di progresso civile e culturale.
Non può essere garantita per legge lavandosi la coscienza e salvando solo l'apparenza mentre la realtà che ci sta dietro rimane la stessa.
La carriera politica deve essere frutto di selezione e non può essere invasa da categorie protette.

Detto questo confermo senz'altro il mio sì visto anche che non si può votare in modalità analogica.

Pur col rischio di esagerare nel quotare, quoto tutto e discuto punto su punto:
1) CNEL Ok, province no, assolutissimamente NO, fortissimamente NO.

2) piu' che abolizione della legislazione concorrente, giusta una sua rivisitazione costante, sulla base dei pro e dei contro trovati al momento. La legistalzione concorrente esiste in ogni paese federale, o pseudo federale come l'Italia. Piu' che "abolirla, va ricalibrata a seconda delle esigenze.

3) sono d'accordo. Nel merito però voglio leggere meglio su queste garanzie. Poi sul punto tre esprimero' un giudizio.

4) il quorum va abolito. Il referendum abrogativo pure. Tutta la normativa va riformata.
Non è solo un problema di firme e quorum, @æ##}#¼!

5) cagata galattica [Cit. Fracchia]
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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda Robyn il 30/04/2016, 17:24

le regioni e le province cambiate in ente di vasta area sono necessarie per il federalismo ed è necessaria la camera delle regioni.Naturalmente bisogna fare in modo che queste non sprechino che non si manifesti la corruzione ,che riducano gli sprechi non vanno certo abolite o diminuite.Per ex la tassazione inversa dal cittadino verso il centro impedisce che i costi salgano
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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda flaviomob il 01/05/2016, 1:35

L'abolizione delle province non significa nulla. La burocrazia non è stata intaccata: i dipendenti PA sono semplicemente stati riciclati in altri enti. In compenso si sono distrutti decenni di buone pratiche, ovvero le cose in cui le province (o alcune di esse) funzionavano. La formazione, compresa quella dei ragazzi con disabilità: l'ex provincia di Milano è nel caos perché la città metropolitana con poche risorse non è in grado di garantire gli interventi educativi necessari. Stesso ente locale: chiusura di una comunità per bambini 0-3 anni che riceveva utenza da tutta la regione (a volte anche da fuori) e funzionava bene.
Ma chissenefrega: sono ragionamenti da comunisti.


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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda franz il 01/05/2016, 9:28

flaviomob ha scritto:Ma chissenefrega: sono ragionamenti da comunisti.

Vero, anche se non se si tratta di una posizione personale (espressa nel 2012 ai tempi delle proposte di dimezzamento dell'allora governo Monti) oppure se è condivisa da SEL e dai vari raggruppamenti di sinistra-sinistra.


ABOLIZIONE PROVINCE: SEL, ''VANNO CANCELLATE TUTTE, SONO INUTILI''
L'AQUILA - "Le province sono inutili: altro che dimezzarle, bisognerebbe abolirle". Questo in sintesi il duro commento del coordinatore regionale di Sel Gianni Melilla.

Il politico di Sinistra e libertà esprime dunque il suo chiaro dissenso in una lettera rivolta agli organi di stampa, spiegandone le ragioni e proponendo possibili alternative.

Questo il testo integrale della missiva:

"La scelta del governo sulla abolizione di metà delle Province dimostra scarso coraggio e inconsistenza culturale e tecnica. Scarso coraggio perchè se le Province sono uno spreco e rappresentano enti inutili occorre avere il coraggio politico di abolirle tutte e non solo una parte.

Le competenze delle Province in materia di programmazione possono essere trasferite alla Regione e in materia di gestione ai Comuni. Così come il personale può essere trasferito senza traumi occupazionali alle istituzioni che ne assumono le competenze.
Non si capisce quindi perchè si sia scelta da parte del Governo Monti una linea scialba "nè carne nè pesce".

Quando si sono colpiti i lavoratori, i pensionati, i pensionandi il Governo Monti ha mostrato invece il volto arcigno del rigore tecnico! Per tagliare enti istituzionali si adopera il guanto di velluto.

Ma c'è anche molta improvvisazione tecnico-culturale essendo i criteri scelti per le soppressioni parziali del tutto discrezionali e incomprensibili.
Per esempio in Abruzzo una manciata di abitanti determina la sopravvivenza o la soppressione delle province. Il Governo Monti non fa nessuna valutazione di natura storica per capire l'assetto istituzionale fin qui vigente. La storia dell'Abruzzo è molto ricca e ha dato vita a Città che hanno svolto in alcune fasi,importanti funzioni che hanno alimentato una forte identità civica.

L'assetto attuale delle province abruzzesi nasce durante il fascismo con la istituzione della quarta provincia, quella di Pescara ritagliata quasi del tutto sul territorio della provincia di Teramo, mentre del tutto marginale fu l'apporto delle province di Chieti e L'Aquila. Quel "sacrificio" di Teramo sarebbe ora all'origine della sua soppressione per il limite della sua popolazione. Francamente ciò è inaccettabile non solo per Teramo o Pescara, ma per la logica che non ha colori politici.

Ragioniamo bene prima di fare scelte irrazionali , che alimentano spinte negative e campanilistiche. Se proprio è inevitabile la riperimetrazione delle Province, allora studiamo bene la situazione demografica, sociale, culturale e storica e arriviamo a soluzioni razionali, che migliorino la vita dei cittadini e dei servizi pubblici al posto di complicarla per mere scelte ragionieristiche. Occorre riflettere bene sulla grande realtà della montagna abruzzese(oltre il 65 % dell'intero territorio) , della zona collinare intermedia e della diffusa città lineare che si sviluppa lungo i 100 km di costa abruzzese.

Gli obiettivi del riordino dovrebbero essere: 1salvaguardia del capoluogo regionale, soprattutto dopo il terremoto e con i problemi della sua ricostruzione, 2 valorizzazione delle zone interne per evitare un'ulteriore emarginazione, 3 messa in rete regionale della forza economica e demografica dell'area urbana di Pescara e Chieti e più in generale della città costiera che si sviluppa lungo tutto l'Abruzzo marino.

Le soluzioni possono essere varie( 2 province o anche 3 province), ma è necessario discuterne collocandoci sul piano "alto" della politica, con competenza scientifica e culturale, senza scivolare nel qualunquismo campanilistico.

Alla Regione innanzitutto ma anche alle forze politiche e culturali, alle Università e alle forze economiche il compito di istruire rapidamente il problema con un taglio di lato profilo culturale e proporre soluzioni veloci e razionali nell'interesse della società abruzzese.

Se invece le Province italiane fossero tutte abolite con coraggio e lungimiranza,come io auspico da molti anni, sarebbe meglio per tutti".
http://www.abruzzoweb.it/contenuti/abol ... 84180-268/


Comunque flaviomob ha centrato il bersaglio. Non conta se a fare una cosa sono le provincie o le città. Contano le risorse che vengono assegnate dall'alto oppure le risorse che autonomamente possono essere ricuperate con la leva fiscale o in altri modi (partenariato pubblico-privato o con il terzo settore). Alla fine arriviamo sempre li', le risorse, le imposte. Ma son ragionamenti da liberisti e quindi chi se ne cale? :lol:
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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda Robyn il 01/05/2016, 19:29

Le province sono necessarie al federalismo anche perche la nostra costituzione afferma che la repubblica attua il più ampio decentramento amministrativo e questo fà parte di quel principio che il potere non deve essere concentrato ma distribuito.L'abolizione che non c'è stata non ha cambiato le carte intavola le competenze si sono trasferite e trasferendo le competenze si sono trasferiti i costi che sono rimasti inalterati.Naturalmente le province possono essere ancora più piccole di adesso se la tassazione è inversa e vanno evitati sprechi clientele e corruzione.Le realtà periferiche stanno al principio che la diversità stà dentro l'unità,le provincie senza ledere i principi dell'unità rappresentano la realtà locale.Le affermazioni di personaggi illustri del passato ,della prima repubblica,secondo cui le province sono inutili sono semplicemente carta straccia
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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda pianogrande il 01/05/2016, 20:48

O regioni o province.
Tutte e due è troppo.
Anche io mi sono convinto che sarebbe meglio conservare le province ed abolire le regioni ma qualsiasi provvedimento porti ad abolire una delle due istituzioni lo appoggio.
Tutte e due è veramente troppo.
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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda Robyn il 01/05/2016, 21:35

No rimangono tutte e due regioni e province senza essere diminuite o accorpate.Quello che và diminuito sono i costi.In Germania ci sono i lander e poi le piccole realtà.L'uk ha sostanzialmente quattro regioni che poi si suddividono in contee.l'Inghilterra il Galles la Scozia e l'Irlanda del nord
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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda flaviomob il 01/05/2016, 22:30

Comunque flaviomob ha centrato il bersaglio. Non conta se a fare una cosa sono le provincie o le città. Contano le risorse che vengono assegnate dall'alto oppure le risorse che autonomamente possono essere ricuperate con la leva fiscale o in altri modi (partenariato pubblico-privato o con il terzo settore). Alla fine arriviamo sempre li', le risorse, le imposte. Ma son ragionamenti da liberisti e quindi chi se ne cale?


La leva fiscale funziona nelle aree ricche o benestanti; ci può essere una parte di redistribuzione delle risorse, ma non è questo il punto. Forse mi sono spiegato male, intendevo dire che abolire tout court un ente può generare effetti disorganizzativi tali da peggiorare nettamente la qualità dei servizi offerti, da compromettere le competenze che camiano gestione verso enti che magari non esistono o sono solo parzialmente operativi (le città metropolitane), da avere ripercussioni su fasce molto deboli e poco visibili, poco percepite. Poi magari il trombone di turno si vanta degli euri risparmiati o del minor personale impiegato: sì, ma a quale prezzo?


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Re: De Bortoli: No alla riforma

Messaggioda flaviomob il 04/05/2016, 1:38

Attenzione: il NO sembra in vantaggio.

Referendum riforme, sondaggio Euromedia: il no al 52%, mentre il sì è al 48%

Brutte notizie per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il Partito democratico. Nel giorno in cui il premier dà il via da Firenze alla campagna per il sì al referendum di ottobre sulle riforme costituzionali, arriva un sondaggio Euromedia Research - pubblicato da Affaritaliani.it - che vede il no al ddl Boschi in vantaggio.

Chi dichiara che voterà contro le riforme del governo Renzi è salito al 52 per cento rispetto al 51,9 per cento dello scorso 18 aprile. Nella rilevazione precedente i sì erano al 48,1 per cento mentre ora sono ulteriormente scesi al 48 per cento.

Sul referendum di ottobre il primo ministro si gioca tutto. In caso di sconfitta, infatti, ha già dichiarato in diverse occasioni che lascerà non solo la guida dell'esecutivo ma addirittura la vita politica.

http://www.huffingtonpost.it/2016/05/02 ... 20826.html


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