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declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda mariok il 29/04/2016, 16:00

gramellini ha scritto:Quelli che hanno tentato di ringraziare Hamdi per l’inatteso regalo si sono sentiti rispondere che non si trattava di un regalo, ma di una mutua promessa: d’ora in poi avrebbero lavorato con uno scopo e una responsabilità comuni. Ci voleva un pastore curdo per ridare un senso al capitalismo. E ci voleva New York per ridare un senso al pastore curdo


E' normale che un fatto si presti a molteplici letture non necessariamente in contrasto tra loro.

Certamente c'è l'aspetto relativo alle opportunità che la società americana ancora offre. Lo evidenzia lo stesso Gramellini sottolineando che "ci voleva New York per ridare un senso al pastore curdo".

Ciò non toglie che anche lì ci sono rigurgiti che vanno in direzione opposta, come dimostra il successo nelle primarie repubblicane di Donald Trump.

Quanto al fatto, secondo me non secondario, del 10% delle azioni "regalate" ai dipendenti, mi sembra che non sia del tutto corretto classificarlo come esempio di beneficenza. Basta notare l'affermazione a lui attribuita secondo cui "non si trattava di un regalo, ma di una mutua promessa: d’ora in poi avrebbero lavorato con uno scopo e una responsabilità comuni".

Ed è questo, a mio parere, l'aspetto più pertinente con l'argomento del 3d.

La finanziarizzazione spinta del capitalismo, la corsa eccessiva verso il massimo profitto nel più breve tempo possibile (basti pensare che la fortuna dei manager dipende in gran parte dalla speculazione in borsa attraverso le stock options, che difficilmente coincide con la solidità e la competitività dell'azienda nel medio termine) ha inevitabilmente prodotto un imbarbarimento del sistema.

E' giusto per esempio sostenere che è ormai impossibile tenersi lo stesso posto fisso per la vita, ma un conto è considerare fisiologico il fatto che si debba perdere il posto, e quindi cercarsene un altro, se l'andamento dell'azienda non ne consente più il mantenimento o per misurarsi con nuove sfide professionali, un altro conto è assumere la precarietà come componente normale del fare business.

Quale "scopo e responsabilità comuni" si possono condividere con contratti a 3 mesi? Quale senso di appartenenza e di attaccamento all'azienda può essere nutrito in simili condizioni?

Se non ha più alcun valore lo sforzo comune ed il senso del "fare squadra" nel lavoro, è inevitabile che anche nei rapporti sociali prevalgano forme parossistiche di individualismo.

Da qui alla perdita di ogni sentimento solidale ed all'egoismo di gruppo, di corporazione o di nazione il passo è abbastanza breve. Ed è di ciò che si nutrono populismo e xenofobia.
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda franz il 29/04/2016, 19:01

A mio avviso si fanno innumerevoli errori logici quando si salta con nonchalance dai singoli membri di una classe (Bill Gates, Trump, Zuckerberg, Ulukaya) alla classe (capitalisti, capitalismo).

Un secolo fa Bertrand Russell ci spese quasi un migliaio di pagine sul tema delle differenza tra membri di una classe e classe stessa (e relativi attributi) e quindi a quelle rimando. Io non ho tempo (dovendo lottare per la pagnotta) per rispiegare cio' che dovrebbe essere gia noto da un secolo. Un millesimo sta qui (pagina indegna per sintesi banale) ma chi sa scavare, troverà altro, magari in altre lingue.
https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dei_tipi

Premesso questo, tanto per fare un caso personale, io ho sempre lavorato in TUTTE le ditte per cui mi hanno pagato, con uno scopo e una responsabilità comuni. Senza mai essere per questo mai stato azionista della ditta per cui lavoravo.

Mi spiego. Io (e spero anche voi) lavoro sempre sulla base di una responsabilità comune. Non è che da dipendente me ne sto li' grattandomi l'ano in orario di lavoro quando nessuno mi controlla. In questo senso io, non so se sono una eccezione o o la regola, non vedo alcuna differenza tra essere, in un contesto aziendale, azionista (coinvolto) e puro salariato pagato in base ad una presunta capacità lavorativa. Io lavoro sempre al massimo delle mie possibilità, che lavori per altri o per me stesso. Forse sono un marziano. Non ho bisogno di stimoli di tipo "10% delle azioni" per fare quello che faccio. Lovoro in ogni caso nel modo piu' professionale possibile che è implicito nella mia professionalità.

Se poi qualcuno volesse darmi il 10% del capitale, se lavoro per lui, mi sta bene.
Io farei altrettanto.Ma sono scelte individuali che non c'entrano un tubo con il "capitalismo" o il "neoliberismo".
Ultima modifica di franz il 29/04/2016, 19:03, modificato 1 volta in totale.
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda Robyn il 29/04/2016, 19:03

trilogy ha scritto:
franz ha scritto:A livello macro (non ho tempo ora per plottare tutti i paesi) tutti i principali aggregati geo-economici hanno ricuperato reddito ben oltre i livelli pre-crisi. E sto parlando di reddito procapite PPP, quindi a parità di potere d'acquisto (notevolmente migliorato...


Non si capirebbe perché sono così arrabbiati da votare Trump. Se si guarda il terzo grafico al link sotto, è più chiaro perché c'è malumore...


http://www.rischiocalcolato.it/2015/08/ ... -duke.html


Trump illude un paese che non può essere più lo stesso è come berlusconi che ha illuso l'Italia che non può essere più la stessa.La stessa cosa è in uk con la brexit in quando ci si vanta delle conquiste passate o della Francia legata lla grandeur o della germania che vuole pedaggi gratis per i tedeschi e a pagamento per gli altri cittadini dell'eurozona oppure un governatore della bce che faccia gli interessi tedeschi
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda flaviomob il 30/04/2016, 1:36

Non è corretto neppure identificare il capitalismo con una classe, o categoria.

La storia ci ha consegnato diversi modelli di capitalismo che potevano essere basati sull'usura, sul commercio di schiavi, sulla pura speculazione, sullo sfruttamento del lavoro di bambini e donne incinte, sul consumo irreversibile delle risorse naturali.

Sono le scelte politiche, sociali, culturali ed economiche a determinare quale tipo di capitalismo sia ammissibile, o meglio a determinare limiti, paletti e regole all'interno di cui esso debba essere vincolato.

Se non ci sono regole, si ha appunto la massima disparità di reddito, l'assenza o l'insufficienza della redistribuzione, la violazione costante dei diritti dei più deboli da parte del più forte.

Le scelte individuali, il 10% o la beneficenza di Gates, sono solo foglie di fico.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda franz il 30/04/2016, 8:43

flaviomob ha scritto:Se non ci sono regole, si ha appunto la massima disparità di reddito, l'assenza o l'insufficienza della redistribuzione, la violazione costante dei diritti dei più deboli da parte del più forte.

Le scelte individuali, il 10% o la beneficenza di Gates, sono solo foglie di fico.

Invece nei paesi comunisti cosa succedeva, se non di peggio?
Ma care anime belle, si fa in fretta a criticare ma quanto a proporre alternative, nulla di valido e concreto... :oops: :shock: :o

Leggevo proprio 5 minuti fa questa notizia e dicevo tra me e me: questa la devo condividere sul forum.
Forse questo è il thread piu' adatto.


Corea del Nord, Kim Jong-un cambia idea: anche lui avrà le “squadre del piacere” con le giovani vergini

Immagine

NEW YORK – Snelle ed eleganti, con la pelle perfetta, un’ottima salute, e, naturalmente, vergini. Ragazzine scelte sui banchi di scuola, da una commissione di “esperti”, strappate alle famiglie, e restituite solo dieci anni dopo, con l’obbligo di tenere la bocca chiusa. Queste sono le “squadre del piacere” che il dittatore della Corea del nord aveva rimandato a casa dopo la morte del padre, ma che ha appena deciso di riconvocare a palazzo.

Pare che il 33enne Kim Jong-un abbia particolarmente apprezzato i massaggi e le cure che le infermiere gli avevano dato dopo una grave crisi di gotta, al punto di volersi circondare di ragazzine perennemente, come usava fare anche il padre, Kim Jong-il. I compiti di questa “squadra” tuttavia vanno ben oltre i massaggi e le cure offerte dalle infermiere in clinica, e includono spogliarelli e prestazioni sessuali. Queste attività non avvengono al palazzo, ma in alcune ville private appartenenti ai vip del regime. Dopotutto, il dittatore è sposato e ha anche un bambino, e sollazzarsi con ragazzine obbligate a una vita di schiavitù sessuale deve apparire disdicevole anche nella società ipermaschilista e totalitaria della Corea del nord.

Da quando è asceso al trono di dittatore, dopo la morte del padre nel dicembre del 2011, Kim è stato anche più assolutista e repressivo del padre e del nonno. Ha fatto giustiziare una settantina di personalità, incluso uno zio, e ha dato ordine di accelerare il programma nucleare come diretta sfida contro gli odiati Stati Uniti. Negli ultimi due mesi ha anche fatto processare e spedire in prigione – ai lavori forzati – due cittadini americani, con l‘accusa di essere spie. I due sono lo studente Otto Warmbier, condannato a 15 anni, e Kim Dong Chul, un cittadino americano di origini sud-coreane, che si è visto comminare 10 anni. Osservatori indipendenti si sono detti certi che nessuno dei due sia davvero una spia.

Le Nazioni Unite hanno condannato la corsa al nucleare di Kim Jong-un e hanno imposto ulteriori sanzioni economiche contro il regime. Ma i tiranni di PyongYang hanno già dimostrato nel passato – sia il padre che il nonno di Kim – che non hanno alcuna remora a far soffrire i propri concittadini. A loro e ai loro fedeli non manca nulla – cibo raro, vini e liquori, film e tv, internet, abiti e oggetti di lusso – mentre alla popolazione può mancare l’essenziale.

E chi si lamenta rischia la vita. Anche per questo le famiglie delle ragazzine subiscono in silenzio. Alcuni anni fa una giovane che aveva fatto parte delle “squadre del piacere” alla corte del vecchio tiranno, il padre di Kim, è riuscita a fuggire e ha raccontato che allora appena compivano 25 anni venivano “messe in pensione”. Alcune venivano rimandate a casa con un gruzzolo di 4 mila dollari – pari a circa due anni di reddito di una famiglia media – altre venivano date in moglie a vecchi generali e spedite a vivere in luoghi reconditi.

Le ragazzine che vengono reclutate adesso devono firmare un accordo in cui si impegnano a non rivelare nulla di quel che succederà loro. E devono essere soggette a una rigorosa visita medica, incluso una ginecologica. Dovrebbero avere anche una voce dolce e delicata e saper cantare. Lo spietato dittatore ha infatti un debole per la musica leggera, soprattutto se interpretata da giovani donne.
Venerdì 29 Aprile 2016 - Ultimo aggiornamento: 21:42
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/e ... 01802.html
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda gabriele il 30/04/2016, 8:48

pianogrande ha scritto:
E quindi sei d'accordo che la classe politica attuale non ispira molta fiducia.


mi bastano certi fatti di cronaca politica, che non sono altro che una piccola punta dell'iceberg, per confermarlo
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda mariok il 30/04/2016, 9:28

Teniamoci pure la lezioncina a sproposito sulla teoria dei tipi di Russell (un po' dura da accettare da chi come me sulla logica matematica ci ha fatto la tesi di laurea). Passi anche il solito giochino di travisare le cose dette da altri per confutarle. Meglio ignorare e passare oltre.

Qualche puntualizzazione però penso sia dovuta.

Innanzitutto chi ha mai detto che per impegnarsi sul lavoro occorre essere azionisti dell'azienda? L'esempio dell'imprenditore di origine curda era solo uno spunto per evidenziare che l'eccessiva precarietà ha effetti non solo economici, ma anche sociali. E' un concetto tanto semplice che far finta di non capirlo non può non irritare.

Nella fascia di età fino ai 29 anni, l’incidenza dei rapporti di lavoro “stabili” sul totale dei rapporti di lavoro è passata, evidentemente soprattutto grazie ai notevoli benefici fiscali introdotti, dal 24,6% del 2014 al 31,5% del 2015. (dato riportato da P. Ichino sul suo blog). 31,5% è una percentuale obbiettivamente bassa. E non c'è più l'art. 18 che poteva forse giustificarla nel passato.

Il lavoro è una parte fondamentale della vita di un individuo (almeno per coloro che sono moralmente sani) che va oltre l'aspetto pur importante del mero rapporto economico. Caduta la barriera della illicenziabilità a vita, la natura più o meno stabile del rapporto di lavoro è un indice significativo della sua qualità, del valore che in esso riveste la risorsa umana, del tipo di relazione "sociale" che si stabilisce attraverso di esso.

Senso di appartenenza, condivisione di obbiettivi e di responsabilità, lavoro di squadra, sono elementi che non possono non avere un impatto sociale ed alla lunga anche politico. Non a caso i consensi verso formazioni di tipo populista provengono proprio dalle fasce più giovani, nelle quali sono più diffusi sentimenti di insicurezza, di paura e di intolleranza.

Su tutto ciò è possibile intervenire "per legge"? Credo che lo sia solo in parte. C'è sempre un limite di regolamentazione oltre il quale fare impresa diventa (o viene più o meno a ragione ritenuto) insostenibile, con le conseguenti cadute degli investimenti, del pil, dell'occupazione che ben conosciamo. Né è possibile creare "per legge" attività economiche e lavoro, a meno di non voler ripercorrere strade già ampiamente rivelatesi fallimentari.

Oltre alle responsabilità politiche vi sono responsabilità "culturali", di cui quelle in capo alla "classe imprenditoriale" sono tutt'altro che irrilevanti. D'altra parte se la libertà di fare impresa è un valore essenziale per lo sviluppo ed il progresso di una società, all'importanza del ruolo dell'imprenditore, la cui libertà è giustamente garantita dalla costituzione, non può non corrispondere una analoga assunzione di responsabilità.

Ovviamente, con buona pace di Bertrand Russell che continua a non entrarci niente, le generalizzazioni sono sbagliate: Adriano Olivetti non è Tronchetti Provera. Ma i dati ci dicono che complessivamente viviamo in un'epoca in cui i Tronchetti Provera sono aumentati, mentre gli Adriano Olivetti sono drasticamente diminuiti.
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda franz il 30/04/2016, 9:53

gabriele ha scritto:
pianogrande ha scritto:
E quindi sei d'accordo che la classe politica attuale non ispira molta fiducia.


mi bastano certi fatti di cronaca politica, che non sono altro che una piccola punta dell'iceberg, per confermarlo

Questo mi fa venire in mente una considerazione che ho già fatto piu' volte.
La classe politica attuale non ispira affatto fiducia ma è degna rappresentante di coloro che la eleggono e del metodo di selezione. In pratica non mi ispira molta fiducia nemmeno il popolo italiano, che dal dopoguerra non è che abbia brillato molto nella scelta dei suoi rappresentanti. Come non mi ispira fiducia la classe imprenditoriale. Non brillano i docenti, e lo vediamo nella qualità della scuola. Ovviamente non puoi pretendere che poi gli studenti risultino delle cime. Non brillano i medici, perché se ne abbiamo alcuni (pochi bravi) ne abbiamo tanti scadenti, anche senza arrivare a quelli che sghignazzano in corsia sui disastri avvenuti in sala operatoria a danno dei pazienti.

E quindi se la base è scadente un po' ovunque (e forse peggiora) non dobbiamo sorprenderci che aumentino i populismi. Cos'altro dovrebbe aumentare? Non si puo' cavar sangue da una rapa, si diceva una volta.

Ma forse non è per quello. Ritengo che molto dipenda dal sistema di selezione: dei politici, dei docenti, dei medici, della classe imprenditoriale. Prendiamo quest'ultima. Se si sviluppa in un contesto dove non conta il merito ma le conoscenze soprattutto politiche (perché lo stato muove il 50% dell'economia) cosa volete che avvenga? Se una gran fetta evade, quelli e bravi ed onesti si beccano tutto il carico fiscale e falliscono. Alla fine emigrano e delocalizzano. Se i migliori se ne vanno, chi rimane peggiora sempre piu' e fa accordi con la malavita. Mafia o burocrazia statale a questo punto fa poca differenza: devi pagare o ti chiudono l'attività. Sul sistema di selezione dei politici abbiamo discusso a lungo (Io sempre citando Einaudi) e per la scuola idem. Ma sappiamo che è proprio nella scola che ci sono le maggiori resistenre a logiche meritocratiche. E vedendo tutto questo un popolo cosa dovrebbe fare? Beh, uno dotato di strumenti cognitivi adeguati, a loro volta selezionati sulla base delle esperienze, forse butterebbe tutto o quasi tutto a mare. Ma un popolo abituato al voto di scambio (voto per chi promette che non abolirà certi "diritti acquisiti" e non me ne frega nulla se non sono sostenibili) voterà proprio per quei partiti populisti che promettono di mantenere in vita il concetto dei pasti gratis.

Ora quindi per me l'idea che lo spazio che si apre ai populismi sia dovuto al declino del neoliberismo, lo dico con la franchezza di Fracchia, all'ennesima riproposizione della corazzata Potëmkin, è una cagata pazzesca!
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda mariok il 30/04/2016, 10:27

Negare che i neoliberisti siano in declino di fronte a fenomeni come Donald Trump negli USA o populismi vari in Europa, significa essere accecati dall'ideologia. Per dirla con accenti meno scurrili di quelli di Fracchia.

Il declino delle socialdemocrazie ormai è assodato. Oggi tocca anche ai neoliberisti, che hanno obbiettivamente toppato rispetto alle attese suscitate dalla sconfitta storica dello statalismo comunista.
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Re: declino del neoliberisti apre spazi ai populismi

Messaggioda pianogrande il 30/04/2016, 10:44

Grazie Franz per aver reso meno noioso questo dibattito.

La Corea del Nord invece dell'Unione Sovietica è una variazione sul tema che aiuta molto ad aprire la mente di chi la pensa in modo diverso.
Fotti il sistema. Studia.
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