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Un referendum di cui non si parla

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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda flaviomob il 18/04/2016, 19:28

Renzi conta balle come al solito. L'accorpamento era possibile, bastava volerlo.

Nel comunicato del PD viene sostenuta la tesi che la legge preveda che non si possa accorpare il Referendum ad altre elezioni. Questo non è affatto corretto, un accorpamento si poteva fare e lo dimostra la storia (ne avevo parlato nella guida utile del Referendum “Trivelle” del 6 marzo 2016). Devo fare un passo indietro nel tempo, ossia all’anno 2009 quando i referendum abrogativi vennero accorpati assieme alle elezioni amministrative (precisamente in corrispondenza ai ballottaggi). Affinché potesse avvenire l’accorpamento venne fatta una legge ad hoc, la n.40 del 28 aprile 2009. All’epoca era in carica il Governo Berlusconi IV.

In contraddizione al comunicato del Partito Democratico posso citare le dichiarazioni del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, il quale aveva rilasciato informazioni diverse. A sollevare la questione fu il deputato SEL Arturo Scotto presentando un’interrogazione a risposta immediata in assemblea il 2 febbraio 2016. La risposta di Alfano arrivò il 3 febbraio:

Premetto che la legge n. 352 del 1970, che disciplina l’istituto referendario, non contiene espresse previsioni sulla possibilità o meno di abbinamento del referendum abrogativo con le consultazioni elettorali amministrative. Va anche considerato che la norma sull’election day contiene elementi in questo senso, in quanto ha considerato a parte l’esigenza di accorpamento dei referendum, distinguendoli dalle altre forme di espressione della volontà popolare.
Ciò detto, la celebrazione contestuale di consultazioni referendarie e delle elezioni amministrative incontra anche difficoltà di natura tecnica e non superabili in via amministrativa. Mi riferisco, in particolare, alla diversa composizione degli uffici elettorali, alla ripartizione degli oneri e all’ordine di successione delle operazioni di scrutinio. Per quanto riguarda il primo aspetto, le norme prevedono proprio che l’ufficio di sezione sia composto da quattro scrutatori per le consultazioni amministrative, mentre per quelle referendari ne sono previsti tre. Per ciò che concerne il secondo aspetto, occorre rilevare che alle spese per le amministrative concorrono pro quota, insieme allo Stato, anche gli stessi comuni interessati al voto. In questo caso mancherebbe un criterio legislativo per la distribuzione del peso finanziario della consultazione referendaria, che, ovviamente avendo carattere nazionale, finirebbe per coinvolgere una platea più ampia di amministrazioni locali rispetto a quelle che andranno a rinnovare i loro organi elettivi nella prossima finestra elettorale.
Relativamente al terzo aspetto va osservato come, in caso di contemporaneo svolgimento di più consultazioni elettorali, è sempre la legge a determinare l’ordine di scrutinio e ciò per l’evidente ragione a cui sono sottese esigenze di garanzia e trasparenza di definire in maniera dettagliata tutte le diverse operazioni, escludendo ogni discrezionalità.
L’assenza di disposizioni specifiche sull’accorpamento tra referendum ed elezioni amministrative renderebbe inevitabile, pertanto, un intervento di carattere legislativo, non avendo né il Governo né il Ministro dell’interno alcun potere decisionale per disporre autonomamente e con strumenti amministrativi l’abbinamento delle due diverse consultazioni. In effetti, nel 2009, per consentire lo svolgimento contestuale del secondo turno di ballottaggio delle elezioni amministrative e i referendum abrogativi in materia elettorale, fu necessario ricorrere ad una legge ad hoc, la n. 40, emanata nell’aprile di quell’anno.


http://www.bufale.net/home/disinformazi ... ufale-net/

Ora rischiamo pure di pagare le multe UE:


“Ora che il referendum non ha raggiunto il quorum, gli italiani rischiano di dover pagare una multa all’Europa”. Questa la tesi del Movimento No Triv, secondo cui l’emendamento alla legge di Stabilità che la consultazione mirava a modificare è in contraddizione con la normativa europea sulla libera concorrenza. La legge italiana, infatti, prevede che i titoli già rilasciati siano prolungati fino “alla durata di vita utile del giacimento”, mentre la direttiva 94/22/CE va in direzione opposta, dettando regole chiare per garantire competitività economica e accesso non discriminatorio alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi. In altre parole: libero mercato. In nome del quale la norma europea in questione stabilisce che “la durata dell’autorizzazione non superi il periodo necessario per portare a buon fine le attività per le quali essa è stata concessa”. Secondo questo principio, quindi, non si possono rilasciare concessioni a tempo indeterminato.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... e/2647966/


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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda trilogy il 18/04/2016, 19:59

Su questo probabilmente hanno ragione. Ci hanno già cazziato per le concessioni degli stabilimenti balneari
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda Robyn il 18/04/2016, 20:23

pianogrande Si i 12 mln che si sono recati a votare anche se non hanno raggiunto il quorum contano perche in democrazia se non si tiene conto delle minoranze la democrazia sfocia nella dittatura della maggioranza e tutti possiamo diventare minoranza.In merito a diffidente ci risiamo con il tetativo di far cadere il governo.Io sono andato a votare e ho votato SI perche ho un'idea diversa dell'ambiente e non per dare una spallata al governo.Ancora parlare di tentativi di far cadere il governo fà parte della cultura stalinista è tempo di smetterla.Nulla toglie che certi atteggiamenti e non parlo tanto di renzi danno molto fastidio sono molto antipatici per ex galletti che ha detto che ha vinto la maggioranza moderata,perche se l'Italia è a maggioranza moderata è un vero problema per il nostro paese perche essa non è in grado di garantire la liberaldemocrazia.I democristiani ne ho conosciuti molti tanti sono affabili persone per bene di cui spesso condivido molte cose altri sono particolarmente antipatici
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda pianogrande il 18/04/2016, 21:59

Robyn ha scritto:pianogrande Si i 12 mln che si sono recati a votare anche se non hanno raggiunto il quorum contano perche in democrazia se non si tiene conto delle minoranze la democrazia sfocia nella dittatura della maggioranza e tutti possiamo diventare minoranza.In merito a diffidente ci risiamo con il tetativo di far cadere il governo.Io sono andato a votare e ho votato SI perche ho un'idea diversa dell'ambiente e non per dare una spallata al governo.Ancora parlare di tentativi di far cadere il governo fà parte della cultura stalinista è tempo di smetterla.Nulla toglie che certi atteggiamenti e non parlo tanto di renzi danno molto fastidio sono molto antipatici per ex galletti che ha detto che ha vinto la maggioranza moderata,perche se l'Italia è a maggioranza moderata è un vero problema per il nostro paese perche essa non è in grado di garantire la liberaldemocrazia.I democristiani ne ho conosciuti molti tanti sono affabili persone per bene di cui spesso condivido molte cose altri sono particolarmente antipatici


Contano per 12 milioni mentre gli altri contano per 40 e rotti.
Tenerne conto sì ma lasciare la prevalenza a loro, no.

Quello di maggioranza moderata è l'appellativo più innocente che abbia sentito a proposito di chi non ha votato.
Chi non ha votato non era d'accordo che si facesse un referendum su quell'argomento.

La dittatura della maggioranza non va bene ma e di conseguenza va ancora meno bene la dittatura della minoranza in base alla quale loro sono gli eroi, i pensatori, gli intelligenti, gli informati i sensibili .... mentre quelli che non hanno votato sono gli ignavi, i disinformati, gli ignoranti, gli schiavi del padrone .... dimenticavo, i menefreghisti.

Questa superiorità morale, culturale etc. etc. data per scontata durante vari scambi di idee a cui ho partecipato fino all'offesa diretta usata come un diritto inalienabile di chi ha capito tutto è veramente ora che finisca se vogliamo definirci un paese democratico.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda Robyn il 18/04/2016, 22:16

Le minoranze non possono porre veti,ma le maggioranze non possono far finta che le minoranze non esistono.Dai veti della minoranza siamo passati ai veti della maggioranza e questa situazione non và bene la giusta cosa è che la maggioranza ascolti la minoranza e inserisca ciò che condivide e che la minoranza non ponga veti.Quando sono state fatte le CPA e abbiamo escluso,la stepchild adoption e il matrimonio,abbiamo ascoltato la minoranza in parlamento?A me pare di sì anche se potevamo fare la legge come volevamo noi,ma se avvessimo fatto di testa nostra questa non sarebbe stata democrazia.Le minoranze possono essere nel paese,possono essere in parlamento,possono essere all'interno di un partito
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 19/04/2016, 6:53

Il tema delle minoranze non si pone nei referendum (non si deve porre) e se si ponesse sarebbe un motivo valido per indicare che il tema in votazione è sbagliato, che andava risolto in altro modo. Se un tema lede diritti delle minoranze non deve essere referendabile.
Il fatto che in un referendum qualcuno vinca e qualcuno perda (per forza di cose) non vuol dire che chi è sconfitto veda lesi i suoi diritti. Le sue aspettative, magari, ma non diritti.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda flaviomob il 19/04/2016, 8:54

Sono molto curioso di vedere cosa succederà nel referendum costituzionale del prossimo autunno, dove il quorum non sarà richiesto.


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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda diffidente il 19/04/2016, 8:59

Massimo rispetto ma non é un segreto che il Referendum sia stato "usato" da molti suoi sostenitori come strumento contro Renzi ed é comprensibile ,anche se,magzri, non proprio "sportivo", che Renzi e l'esecutivo non abbiano voluto agevolare il raggiungimento del quorum modificando la legislazione vigente per permettere l'accorpamento con le prossime elezioni amministrative
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda flaviomob il 19/04/2016, 9:04

In Basilicata si è raggiunto il quorum, eppure è una regione (se non ricordo male) a maggioranza PD. Segno, invece, che la questione trivelle ha sensibilizzato la popolazione dove il territorio è stato più devastato dalle perforazioni, con conseguenze sulla salute delle persone e sull'agricoltura. Ovvero che la motivazione a votare è stata del tutto legata al contenuto del referendum stesso, come confermato anche dal voto nelle isole Tremiti, non certo a personalismi millantati dal Renzi che millanta successi virtuali ovunque, dal tunnel svizzero ai mirabili risultati della A3.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... i/2648275/


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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 19/04/2016, 9:28

Non ci è voluto molto a capire che lo scontro in realtà era politico.

Dispiace che un referendum che riguardava questioni ambientali ed energetiche, sia finito in questo modo.

Più che di Renzi, la responsabilità è stata principalmente delle opposizioni.

Ma pare che non finisca qui... la prossima puntata è ad ottobre...

Meno poteri e tagli agli stipendi, Renzi dichiara guerra alle Regioni

L’attacco ai presidenti dà il via alla battaglia di ottobre per il referendum costituzionale E ironizza sulle mozioni di sfiducia discusse oggi in Senato: «Ne fanno una ogni 15 giorni»
LAPRESSE

19/04/2016
PAOLO BARONI
ROMA

Incassato il successo sul referendum sulle trivelle Matteo Renzi si prepara alla battaglia d’autunno. Che non a caso avrà come obiettivo ancora una volta le Regioni. La riforma costituzionale appena varata, che il premier spera venga confermata col referendum di ottobre, oltre ad abolire il Senato è infatti destinata a tagliare le unghie ai governatori. Elimineremo «i troppi poteri delle Regioni» e «abbasseremo gli stipendi dei consiglieri regionali», ha spiegato ieri sera il premier al Tg1. Facendo spallucce delle mozioni di sfiducia - presentate da M5s, Fi, Lega, fittiani - che verranno discusse oggi al Senato: «Siamo affezionati alle mozioni di sfiducia, ce ne fanno una ogni quindici giorni». Quanto alla vicenda delle trivelle, ha poi aggiunto, le Regioni «anziché promuovere referendum dovrebbero preoccuparsi di tenere pulito il mare».

Quali siano le sue intenzioni, del resto, lo si era già capito domenica sera durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi: tiro ad alzo zero contro l’inefficienza delle Regioni. «Perché non utilizzano i fondi europei per pulire le nostre acque?». Quindi ha puntato il dito contro quelle amministrazioni che «si sono disinteressate di depuratori e collettori», contro i «presunti esperti da talk show che parlano tanto in tv e poi si dimenticano di promuovere la differenziata», e contro chi discute di turismo balneare «senza poi preoccuparsi di offrire strutture adeguate». A chi ha accusato il governo di aver buttato 300 milioni per il referendum, il premier ha rinfacciato che la prima preoccupazione delle Regioni dovrebbe essere «innanzitutto quella di ridurre le liste d’attesa nella sanità» e di dare «più attenzione» al trasporto pendolari.

Ambiente, sanità, trasporti: non è un caso se il premier ha scelto questi argomenti. Si tratta delle criticità più evidenti nella gestione di tante Regioni italiane.Sono le attività che costano di più e che spesso generano più insoddisfazione nei cittadini e maggiori sprechi. Gli stessi comparti che di qui all’autunno, quando la riforma costituzionale dovrebbe entrare in vigore, passeranno sotto lo Stato. Riscrivendo l’articolo 117 della Costituzione la riforma Boschi riporta infatti una ventina di materie sotto la competenza esclusiva del governo centrale. Tra queste: l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, i trasporti, produzione e distribuzione di energia (compresi elettrodotti, gasdotti e rigassificatori). In pratica tutti quei «colli di bottiglia» che fino ad ora hanno frenato il nostro sviluppo.

L’azione di Renzi non si ferma però qui. Una volta incassato il via libera alla riforma costituzionale toccherà al riordino delle Regioni. La conferma viene dal sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, renziano doc e vicepresidente dell’Anci. «Visto che con la riforma costituzionale vengono abolite le Province bisogna completare l’opera. Prima vogliamo mettere in ordine in casa nostra e per questo puntiamo a riordinare i Comuni, tutti, non solo quelli sotto i 5 mila abitanti, aggregandoli per funzioni omogenee. E poi bisogna ridurre il numero delle Regioni. È un processo inevitabile e su questo il governo è d’accordo».
La proposta dell’Anci prevede di aggregare tra loro «le Regioni esistenti, senza spezzettarle, in modo da far loro acquisire massa tale da renderle più competitive in Europa». L’idea è di passare dalle attuali 20 ad appena 10: un taglio secco.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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