franz ha scritto:[...]La cosa pero' da affrontare, tornando all'europa, è che nel 1900 le masse popolari entrano a forza nella politica, molto di piu' di quanto avevano fatto con la rivoluzione francese. E lo fanno a volte in modo irruento e violento, seguendo spesso venti demagogici di destra o di sinistra. In germania e italia la demagogia vincente è quella populista di destra ma in altre nazioni, penso al regno unito, rimane ben saldo il concetto della democrazia. Il populismo di sinistra invece si affranca maggiormente nelle nazioni meno industrialmente sviluppate, meno capitaliste (la russia appunto).
A me pare che le lezioni della storia abbiano indicato come perdente il populismo nazionalista (hitleriano e staliniano) e che il modello vincente è stato quello democratico del regno unito e degli usa.
Oggi invece torna di moda il populismo. direi non solo quello di sinistra di Tsipras e Podemos, ma anche quello di destra di Alba Dorata, Salvini, Grillo. La riflessione piu' ampia quindi andrebbe fatta sul concetto di democrazia popolare e su come si relaziona con l'economia. Da un lato il protezionismo e l'assistenzialismo (destra e sinistra qui quasi si confondono) e dall'altro il tema delle libertà economiche e della loro regolazione politica.
Grazie Franz.
Stavo appunto notando la mancanza di ogni riferimento all'enorme tragedia europea del nazismo e del fascismo, ed alla fine l'hai introdotto tu, definendolo "populismo di destra", definizione forse non esauriente, ma accettabile.
Riassumendo, direi che nei paesi più arretrati, dove non c'era neppure stata la crescita economica dovuta all'affermarsi di un capitalismo più o meno selvaggio, le masse popolari si sono ribellate in modo virulento rivendicando i propri diritti, ma senza avere le capacità di proporre un nuovo assetto moderno e democratico, cadendo quindi preda di dittature spesso brutali.
Là dove il capitalismo, ancorché privo di regole, aveva invece creato un certo sviluppo, le masse popolari hanno cercato di rivendicare una migliore redistribuzione delle nuove ricchezze in modo molto più civile e democratico, ma si sono trovati di fronte un capitalismo di rapina più agguerrito e feroce nella difesa dei propri privilegi, che ha prodotto dittature di destra capaci di una ferocia pari a quella dei più feroci regimi "comunisti", ma dotate di strumenti molto più efficaci per cercare di imporre la loro visione al loro paese ed al mondo.
Quindi hai ragione,
"il modello vincente è stato quello democratico".
Detto questo, il modello democratico, per continuare ad essere non solo vincente ma anche solidamente accettato dalle popolazioni mondiali, deve continuare ad evolversi e modificarsi con l'evoluzione delle società umane.
L'Europa in questi lunghi decenni di pace ha saputo crescere verso un livello di democrazia evoluta, dove potrebbero riuscire a convivere gli aspetti più positivi di un ambiente di libero scambio ("libero mercato" non selvaggio, ma regolamentato) e di maggiore equità sociale.
Come tutti gli equilibri però, mantenersi in bilico tra due estremi è difficile, spesso acrobatico. L'equilibrio richiede pacatezza e pazienza, mentre molte persone tendono a dimostrarsi impazienti, a vedere nell'aggressività e nella forza la via più breve per risolvere i problemi.
Questi atteggiamenti estremi trovano il loro miglior terreno di coltura nell'ignoranza, che comporta semplificazione estrema della realtà senza alcuna capacità di analisi della complessità dei problemi.
Dei nuovi nostalgici di un vecchio comunismo direi che qui è inutile parlare: mi sembra che siamo tutti abbastanza critici verso i nuovi populismi di sinistra, sia esteri che nazionali. Anche sui populisti di destra alla Salvini e Grillo direi che siamo tutti d'accordo. Direi però che, pur se in forma molto meno grave, anche una netta contrapposizione tra un meraviglioso "capitalismo" portatore del favoloso "libero mercato" e catastrofe "comunista" è una forma di semplificazione estrema.
Di Franz mi è piaciuta questa frase:
franz ha scritto:Insomma le rivolte comuniste non furono contro il "capitalismo cattivo e malvagio" ma contro il potere feudale e regale. Una sorta di rivoluzione francese ma a guida non borghese.
Già. Quando in un paese si saltano alcune tappe dell'evoluzione della storia, si possono solo produrre catastrofi. Anche la rivoluzione francese non ha prodotto un regime favoloso, ma è sfociata nel "Terrore" e poi ha avuto la buona sorte di passare per un regime napoleonico, dittatoriale ma illuminato.
Probabilmente tra un paio di secoli anche la rivoluzione sovietica verrà vista in prospettiva, e si potranno riconoscere i valori positivi che le democrazie europee hanno poi cercato di integrare nella prospettiva di un regime di "capitalismo temperato" da regole atte a garantire una maggiore equità sociale.
Infine, un'ultima considerazione. Parlando di "
lezioni inascoltate della storia", ricordamoci che nel 1917 Lenin era in Germania, e fu "aiutato" dal Kaiser Guglielmo II a tornare in Russia per fare la sua rivoluzione. E' ormai famoso il "treno blindato" col quale Lenin potè passare dalla Germania alla Svezia e poi da lì proseguire verso la Russia, mentre è dato
relativamente recente che lo stesso Imperatore tedesco finanziò generosamente la rivoluzione, allo scopo di indebolire la resistenza russa nella seconda guerra mondiale.
Insomma, è difficile separare con un taglio netto i buoni dai cattivi. L'unica certezza è che guerre e distruzioni producono solo ulteriori violenze, e che le dittature sono sempre catastrofiche, qualsiasi sia il loro "ideale" di riferimento.
Annalu