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In Italia la sinistra non esiste più

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pierodm il 28/01/2009, 19:04

Vittorio
Non è il caso, qui, di impiantare il discorso sulla natura umana come meriterebbe - perché è di questo che siamo arrivati a discutere. Del resto se ne parla da circa duemila e cinquecento anni (quelli accertati), e non c'è argomento più controverso.

Quello che dici è comprensibile come pura reazione istintiva - in generale, perché non tutti hanno le stesse reazioni - ma c'entra poco con quello che si diceva con Caino.
Ma non voglio ripetere quello che hanno detto al proposito altri amici, qui.
Preferisco parlare di un fenomeno universalmente riconosciuto come orribile: il nazismo e i campi di sterminio. Il centro di gravità dell'intero secolo scorso.
Chi sono gli aguzini di Dachau e di Treblinka?
Sono panettieri, agricoltori, medici, ragionieri, avvocati e studenti, gente comune, padri di famiglia, persone per bene che non usavano buttare le cartacce nei prati.
Il nazismo stesso non è stato quell'orgia di follia che si vuol far passare alla storia: è stata l'altra faccia della medaglia, la faccia spaventosa e inconfessabile della "razionalità" - per questo si ha la necessità di dipingere il nazismo come follia, perché non è tollerabile pensare che in tutte le nostre società c'è un "cuore di tenebra" così simile a quello.
Caino e Abele sono chiaramente il simbolo biblico, ebraico-cristiano, di una doppiezza che in altre forme esiste in tutte le culture. Sono le due facce di un solo uomo. Se in nome della "faccia buona" di Abele si giudica colpevole Caino, si tratta di un giudizio che coinvolge tutto intero quell'unico uomo.
Se in nome di quella faccia buona si va al di là della "giustizia", ma si cade nella vendetta, anche Abele muore insieme con Caino.
"Non toccare Caino" significa salvare noi stessi: fare giustizia, senza perdere la cognizione della natura comune.
Fare giustizia con compassione - sentendo dentro di noi il dolore di vedere quanto si è degradata la comune umanità.
Al processo di Norimberga io non avrei condannato a morte nessuno.
Se si è preferita la morte è perché è prevalsa una cultura etico-giuridica non del tutto innocente, che non è stata capace di distinguersi fino in fondo dalla cultura di quelli che stava giudicando.

Io credo che una società sicura di sé, della propria coscienza e della propria forza, sa fare giustizia con fermezza ma anche con compassione.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda ranvit il 28/01/2009, 19:34

Piero,
esistono comportamenti psicopatologici nei singoli e nelle masse....
Il discorso non cambia. Quindi, aldilà della pena di morte o meno, chi sbaglia deve pagare la giusta mercede senza tentennamenti e compassionevoli interpretazioni dei perchè quella persona (o quella massa) ha fatto quello che ha fatto!
La teoria che uno sbaglia perchè la società è cattiva o la mamma non gli ha dato sufficiente amore e ....amenità del genere, devono essere messe esclusivamente nei luoghi di discussioni psicologiche. Non nei processi che devono giudicare i fatti accaduti.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda guidoparietti il 28/01/2009, 19:42

ranvit ha scritto:La teoria che uno sbaglia perchè la società è cattiva o la mamma non gli ha dato sufficiente amore e ....amenità del genere, devono essere messe esclusivamente nei luoghi di discussioni psicologiche. Non nei processi che devono giudicare i fatti accaduti.

Sono d'accordo. Purtroppo, mentre la teoria della "società cattiva" è stata messa da parte (peraltro in prevalenza per i motivi sbagliati) sul piano politico, quella psicologica-individuale è sempre più rampante, e il ruolo delle varie infermità mentali nei tribunali sta raggiungendo livelli preoccupanti per la stessa definizione di personalità giuridica.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pinopic1 il 28/01/2009, 20:03

Quali masse Ranvit?

Il fatto è che per noi il periodo del nazismo (e del fascismo) è quello dei video d'epoca che ci mostrano appunto masse plaudenti e parate paramilitari. Ma non è che tutti i giorni i tedeschi si riunissero nelle piazze per plaudire ad Hitler. E che si muovessero sempre tutti insieme, in massa. Accadeva in poche occasioni e anche in quelle occasioni vi partecipava una minima parte della popolazione. Per il resto vivevano la vita di tutti i giorni, lavorando, studiando, andavano al cinema o a teatro, facevano i lavori domestici, coltivavano hobby, praticavano qualche sport. Eppure attraverso la stampa, la radio, i discorsi al bar, il teatro, si è diffusa quella cultura della paura dell'altro, perché di questo si tratta, quelle convinzioni, che hanno portato senza che i tedeschi neanche se ne accorgessero alla tragedia e ogni diversa visione delle cose è stata impedita,derisa, dileggiata, considerata antitedesca e sabotatrice della patria. Un popolo di psicopatici? Non credo. Non lo era prima e non lo è stato dopo.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda guidoparietti il 28/01/2009, 20:47

pinopic1 ha scritto:Il fatto è che per noi il periodo del nazismo (e del fascismo) è quello dei video d'epoca che ci mostrano appunto masse plaudenti e parate paramilitari. Ma non è che tutti i giorni i tedeschi si riunissero nelle piazze per plaudire ad Hitler. E che si muovessero sempre tutti insieme, in massa. Accadeva in poche occasioni e anche in quelle occasioni vi partecipava una minima parte della popolazione. Per il resto vivevano la vita di tutti i giorni, lavorando, studiando, andavano al cinema o a teatro, facevano i lavori domestici, coltivavano hobby, praticavano qualche sport. Eppure attraverso la stampa, la radio, i discorsi al bar, il teatro, si è diffusa quella cultura della paura dell'altro, perché di questo si tratta, quelle convinzioni, che hanno portato senza che i tedeschi neanche se ne accorgessero alla tragedia e ogni diversa visione delle cose è stata impedita,derisa, dileggiata, considerata antitedesca e sabotatrice della patria. Un popolo di psicopatici? Non credo. Non lo era prima e non lo è stato dopo.

Mi sembra che sottovaluti il grado di penetrazione del regime nazista nelle vite quotidiane – per dirne una, c'erano persino i responsabili di ciascun singolo condominio preposti a fare la spia alle autorità su eventuali comportamenti non conformi – ma comunque cosa c'entra con il resto del discorso? E poi, una massa non deve necessariamente corrispondere all'intero di un popolo.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda antonio bianco il 28/01/2009, 21:08

Il problema grave che insieme alla sinistra sia sparita anche la destra.
Adesso con chi ci toccherà confrontarci?
Se passasse di qui qualcuno di destra ( uno vero non un berluschino ovviamente! ) vorrei che disse la sua a tal proposito.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pinopic1 il 28/01/2009, 23:00

guidoparietti ha scritto:
pinopic1 ha scritto:Il fatto è che per noi il periodo del nazismo (e del fascismo) è quello dei video d'epoca che ci mostrano appunto masse plaudenti e parate paramilitari. Ma non è che tutti i giorni i tedeschi si riunissero nelle piazze per plaudire ad Hitler. E che si muovessero sempre tutti insieme, in massa. Accadeva in poche occasioni e anche in quelle occasioni vi partecipava una minima parte della popolazione. Per il resto vivevano la vita di tutti i giorni, lavorando, studiando, andavano al cinema o a teatro, facevano i lavori domestici, coltivavano hobby, praticavano qualche sport. Eppure attraverso la stampa, la radio, i discorsi al bar, il teatro, si è diffusa quella cultura della paura dell'altro, perché di questo si tratta, quelle convinzioni, che hanno portato senza che i tedeschi neanche se ne accorgessero alla tragedia e ogni diversa visione delle cose è stata impedita,derisa, dileggiata, considerata antitedesca e sabotatrice della patria. Un popolo di psicopatici? Non credo. Non lo era prima e non lo è stato dopo.

Mi sembra che sottovaluti il grado di penetrazione del regime nazista nelle vite quotidiane – per dirne una, c'erano persino i responsabili di ciascun singolo condominio preposti a fare la spia alle autorità su eventuali comportamenti non conformi – ma comunque cosa c'entra con il resto del discorso? E poi, una massa non deve necessariamente corrispondere all'intero di un popolo.


In effetti ci siamo allontanati troppo dall'argomento.
Non sottovaluto il grado di penetrazione del regime nazista nelle vite quotidiane. Dico che i tedeschi contemporanei non potevano avere la visione, la consapevolezza di quanto accadeva, come noi che giudichiamo a posteriori sui fatti accaduti e con una visione d'assieme della situazione. Ogni casalinga tedesca sapeva ciò che accadeva nel suo condominio, nel suo quartiere e nella sua città. Inoltre anche i discorsi più infuocati avevano un impatto diverso da quello che possono avere su di noi che li leggiamo o li ascoltiamo oggi conoscendone le conseguenze.
La stessa cosa accadeva in Italia e basta parlare con i propri genitori o nonni per rendersi conto che loro non avevano la stessa percezione delle cose che hanno avuto dopo.
Stavamo dicendo che la propaganda fascista e nazista era razionale e perfino ragionevole; non si diceva che sarebbero stati sterminati sei milioni di ebrei con le camere a gas, ma che gli ebrei erano diversi, non integrati o integrabili e nemici della patria tedesca di cui minacciavano l'economia. Con argomenti razionali. Altrettanto per gli zingari.
Solo il rifiuto di qualsiasi discriminazione, di ogni distinzione tra gli uomini, a prescindere dalle azioni buone o cattive dei soggetti può metterci al riparo da cadute della civiltà come quella.
Ai pogrom si arriva partendo da ragionamenti razionali.
Naturalmente non c'entra con il problema dal quale siamo partiti. Non basta essere di sinistra per evitarlo e non è neanche una garanzia essere di sinistra e non è lo sbocco naturale del pensiero di destra quanto detto in questi ultimi post.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pinopic1 il 28/01/2009, 23:24

Esperimento sull'Italia fascista

MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI RAZZISTI

1. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non e’ gia’ una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realta’ fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realta’ e’ rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esitono razze umane differenti.

2. Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali e’ una verita’ evidente.

3. Il concetto di razza e’ concetto puramente biologico. Esso quindi e’ basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Pero’ alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non e’ solo perche’ essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perche’ la costituzione razziale di questi popoli e’ diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.

4. La popolazione dell’Italia attuale e’ nella maggioranza di origine ariana e la sua civilta’ ariana. Questa popolazione a civilta’ ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco e’ rimasto della civilta’ delle genti preariane. L’origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell’Europa.

5. E’ una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da cio’ deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale e’ variata notevolmente in tempi anche moderni, per l’Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi e’ la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d’Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio.

6. Esiste ormai una pura “razza italiana”. Questo enunciato non e’ basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia. Questa antica purezza di sangue e’ il piu’ grande titolo di nobilta’ della Nazione italiana.

7. E’ tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l opera che finora ha fatto il Regime in Italia e’ in fondo del razzismo. Frequentissimo e’ stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire pero’ introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l’italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilita’.

8. E’ necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dalI’altra. Sono percio’ da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.

9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale e’ rimasto. Anche l’occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all’infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempe rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si e’ mai assimilata in Italia perche’ essa e’ costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani. 10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L’unione e’ ammissibile solo nell’ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civilta’ diversa dalla millenaria civilta’ degli ariani.

•Il “Manifesto degli scienziati razzisti” venne pubblicato sul “Giornale d’Italia” il 14 luglio 1938 e sottoscritto da 180 scienziati.

Reazione? Ma prova a immaginare di non sapere niente di ciò che è avvenuto.

(Dopo potremo leggere il testo delle leggi razziali; ma per adesso immagina che non ci siano mai state)
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pierodm il 29/01/2009, 11:15

Grazie Pino, la citazione del manifesto razzista è perfetta in questo nostro discorso.
Non sono d'accordo, per altro, sul fatto che ci stiamo allontanando dall'argomento originario: ci siamo dentro nel modo più assoluto, anche perché di queste cose e in questa prospettiva se ne parla pochissimo.
In anni lontani mi è capitato di litigare di brutto con certi compagni di partito, perché non accettavo la riprovazione rituale del fascismo e la sua riduzione alla caricatura del Mascellone, perfido oppressore di un popolo buono.

Per capire meglio l'agghiacciante "normalità" del nazismo e quanto di quegli antefatti, di quelle falsificazioni, di quella "razionalità" sia paragonabile con la nostra realtà attuale (nostra occidentale, non solo italiana), basta leggere un paio di testimonianze. Non c'è bisogno di scavare nelle biblioteche alla ricerca di uno scoop.
La principale è La Storia del Terzo Reich di William Shirer: la chiamo testimonianza, poiché l'autore è un giornalista americano che lavorò a Berlino fino all'entrata in guerra degli USA, con una conoscenza diretta degli avvenimenti, integrata dall'accesso ai documentazione che gli Alleati rinvenirono dopo la guerra negli archivi di Stato tedeschi.
Non si tratta di un libro a tesi, né tanto meno sensazionalistico, ma di una "storia" scritta con lo stile per quanto possibile neutro del reportage.
Da segnalare, tra l'altro, la citazione testuale di alcuni discorsi tenuti da Hitler in quella caricatura di Parlamento del Reich: non sono i discorsi di un matto, e nemmeno di un esagitato, di un guerrafondaio, di un cretino, e si avrebbe difficoltà a rintracciare frasi sulle quali ridacchiare o scandalizzarsi, o a riconoscere plateali e inconfutabili menzogne - niente di paragonabile, insomma, con la stupidità anche "scientifica" del manifesto razzista italiano, e niente che facesse pensare alle bestialità che si manifestarono successivamente o che si erano perpetrate ai livelli esecutivi del regime nazionalsocialista, per ordine dello stesso Fuhrer che teneva discorsi così sensati di fronte alla diplomazia mondiale.

La propaganda
L'importanza della propaganda e della sua "penetrazione" è molto grande, ha ragione Guido a ricordarlo.
Ma questa propaganda fa parte del problema, non è un elemento esterno: non è fatta da alieni, non si rivolge ad alieni, non deriva da una cultura aliena, usa argomenti che sono capaci di parlare alle persone alle quali si rivolge.
Quella propaganda è insomma uguale a qualunque propaganda che si dimostri efficace: comprese quella che noi giudichiamo, nelle nostre società attuali, "informazione" e comunicazione, spettacolo, cultura, nel momento in cui una tesi diventi prevalente e indiscussa.

Vittorio e Guido
La psicopatologia è appunto patologia, che come tale - se è riconosciuta come tale - in tutte le culture giuridiche del mondo è riconosciuta come esimente dal giudizio di "colpa" e di reato in senso pieno.
C'è tuttavia un vasto spazio in cui si verificano comportamenti che non sono patologici in senso medico, ma lo sono in senso sociale: è lo spazio proprio in cui si parla di "delinquenza", ossia di reato in senso proprio e pieno.
Il fatto che la legge stessa, però, riconosca diversi gradi di colpevolezza non è né strano, né riducibile ad una forma di "buonismo", essendo anche questo un istituto giuridico presente in tutti gli ordinamenti, perfino in quelli di tipo tribale.
Diciamo anche che la difesa della società da comportamenti e da "psicologie pericolose" non è - non dovrebbe essere - affidata solo alla legge e alla "punizione", ma anche ai meccanismi della convivenza basati soprattutto sulla prevenzione: dare una patente di pilotaggio ad una persona che è magari un grande scienziato o artista, ma distratto e con gravi difetti di vista è contrario al buon senso elementare, senza aspettare che sopravvenga un'eventuale tragedia di volo da costituire come "reato".
Lo stesso vale quando si mette la divisa di poliziotto e la pistola in mano a chi non è psichicamente in grado di mantenere la freddezza minima necessaria in situazioni di stress: faccio notare, però, che in questi casi si tende a scusare da parte di molti il "povero poliziotto che si è trovato in mezzo al casino". Una giustificazione, di per sé, accettabile in qualche caso, ma non diversa da quella che trova le ragioni del comportamento delinquenziale nella biografia del colpevole, nelle sue condizioni sociali, nelle situazioni di stress che hanno caratterizzato la sua vita.
Il fatto che in certi casi si esageri nel riconoscere le attenuanti nei diversi casi non significa che il concetto di "attenuante" sia sbagliato in sé, perché è alla base del concetto stesso di "giustizia".
Una giustizia cieca, che si limitasse a schiacciare i colpevoli come fa il DDT con le mosche, tutte condannate alla stessa "pena", non sarebbe giustizia ma una sorta di pulizia etnica, di disinfestazione: esattamente quello che intendendevano i nazisti, quando parlavano di ebrei, zingari, omosessuali. :shock:
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pinopic1 il 29/01/2009, 11:36

Alcune mie considerazioni.
Il manifesto degli intellettuali fascisti era stato preceduto da pubblicazioni e discorsi radiofonici. Veniva pubblicata una rivista dal titolo "La difesa della razza". Non erano discorsi truculenti e folli, ma razionali e ragionevoli tali da poter essere condivisi da tantissime persone normali. Devo dire che affermazioni come quelle, e sempre a proposito degli ebrei , le ho ascoltate da amici e conoscenti normali dopo e nonostante si conoscesse l'olocausto.

Una volta accettati i concetti contenuti in quel manifesto, le leggi razziali che ne sono seguite, sono state ugualmente considerate ragionevoli.

Le leggi razziali hanno aperto la porta ai campi di concentramento specie in una situazione di emergenza quale era la guerra.

I campi di concentramento hanno aperto la strada alle camere a gas.

Ultima considerazione: se cambiamo l'etnia o razza o religione di riferimento e adattiamo alcune frasi alla nuova razza o etnia o religione abbiamo l'impressione di sentirli abbastanza spesso quei discorsi.
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