flaviomob ha scritto:Annalu, ma davvero non conosci la realtà sociale del tuo paese? Credi davvero che il livello di uscita dalle scuole medie in alcuni quartieri disagiati si possa comparare con lo "standard" dei figli della "Buona borghesia"? [...]
Stai scherzando? Da quando in qua un minimo di alfabetizzazione significa pretendere che tutti siano primi della classe?
Io in una scuola dell'obbligo di frontiera ci sono stata, per cercare di mettere a punto un metodo di "didattica delle scienze" adatto a dei bambini non certo figli della buona borghesia, anzi.
Il maestro che mi ha chiamato era ovviamente un maestro un po' speciale e molto preparato: la prima volta ho fatto lezione a bimbi di terza elementare sullo sviluppo embrionale e la nascita mentre in classe dei pulcini stavano sgusciando dall'uovo, uova che i bambini stessi avevano curato nell'incubatrice per venti giorni.
In seguito abbiamo parlato di respirazione e di digestione, nonché di metabolismo. Per me è stato uno sforzo enorme: dovevo spiegare usando la terminologia nota ai bambini, non dovevo usare la terminologia specialistica adattaovviamente alle mie lezioni universitarie. A questo scopo mi facevo fare delle domande dai bambini, poi rispondevo usando le parole che aveano usato loro; mi sembra di aver introdotto un solo termine nuovo: la parola embrione.
A seguire le mie "lezioni" c'erano ovviamente i bambini, ma anche un gruppetto di maestre. Bene, le domande delle maestre erano spesso più ingenue e meno pertinenti di quelle dei bambini. Non solo. I bambini hanno dimostrato di sapere moltissime cose e di essere capaci di collegamenti inattesi.
Una bimba (padre operaio e madre casalinga) di fronte al discorso dell'ossigeno che doveva passare dai polmoni al sangue è corsa in biblioteca (una scuola di periferia con anche una biblioteca, pensate!) ed è tornata col libro di scienze aperto alla pagina con l'immagine degli alveoli polmonari, e mi ha spiegato dove entrava l'aria e dove scorreva il sangue.
Un bambino visibilmente irrequieto di tanto in tanto faceva domande all'improvviso, senza aspettare il suo turno, ma erano domande pertinenti. Una maestra, invece di incoraggiarlo magari esortandolo a rispettare i turni, è riuscita a zittirlo con un commento ironicamente malevolo sul fatto che i suoi interventi erno sempre inopportuni.
Quei bambini avevano piotenzialità enormi, che ho potuto verificare seguendo quella classe sino alla quinta elementare. Con questo non voglio dire che sarebbero diventati tutti professori universitari, ma certo potevano diventare cuochi od operai capaci di leggere e comprendere testi anche complessi, quindi capaci di essere cittadini informati e di difendere i propri diritti senza diventare preda del primo populista da strapazzo, ed è questo il compito della scuola.
flaviomob ha scritto:Quelli che "non ci arrivano" fanno la scuola dell'obbligo: cosa fai, li bocci a vita? E poi?
Diceva Don Milani che la pratica più classista ed ingiusta era far parti uguali tra disuguali.[...]
Che significa "quelli che non ci arrivano"?
Sono davvero dei ragazzini ritardati (e allora vanno aiutati con modalità specifiche), oppure più semplicemente non ci arrivano perché l'insegnante non sa come insegnare loro?
Certo che Don Milani aveva ragione. Per questo gli insegnanti delle scuole di frontiera devono essere preparati e selezionati con cura. Tra gli allievi di Don Milani non i sembra ce ne sia stato nessuno incapace di "arrivarci", dato che l'insegnante ha saputo adattarsi ai loro bisogni.
La scuola "classista" è quella che pretende che gli allievi si adeguino all'insegnante, mentre una scuola davvero giusta dovrebbe avere insegnanti capaci di adeguasi alle esigenze degli allievi, soprattutto a quelli che partono da situazioni socio-familiari difficili.
Questo non significa certo bocciarli all'infinito, ma nemmeno promuoverli solo per pietà; significa costruire una scuola che insegni davvero ciò che servirà loro per essere cittadini consapevoli.
Per raggiungere questo obiettivo gli insegnanti devono essere seguiti e valutati di continuo, attraverso soprattutto la valutazione dei loro alunni durante tutto il corso di studi.
Troppo facile far arrivare alle superiori adolescenti del tutto impreparati, e giustificare la propria inadeguatezza dicendo che sono ragazzi che proprio "non ce la fanno", senza mettersi a lavorare per capire come fare ad aiutare gli allievi in difficoltà a "farcela".
Don Milani ha fatto questo sforzo, e conosco molti insegnanti che continuano in questa opera.
Gli altri, quelli che non si sforzano, pretendono di non essere giudicati. Ma intanto condannano i loro allievi all'ignoranza.Annalu