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10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria sociale

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria sociale

Messaggioda franz il 09/03/2015, 8:23

Bufala #1: In questi vent’anni di liberismo sfrenato, la spesa pubblica italiana ha fatto tanti — troppi — sacrifici.
Bufala #2: Berlusconi ha tagliato la spesa pubblica.
Bufala #3: A causa delle politiche d’austerità imposte dalla Germania, la mortalità infantile in Grecia è raddoppiata.
Bufala #4: L’«austerità» sta riducendo drammaticamente il welfare state.
Bufala #5: I cittadini starebbero meglio, se solo lo Stato spendesse di piú.
Bufala #6: L’austerità uccide!
Bufala #7: La spesa pubblica in Italia non è piú alta che nel resto d’Europa.
Bufala #8: La spesa sociale in Italia è tra le piú basse d’Europa.
Bufala #9: Stiamo assistendo, nel mondo occidentale, a una deriva neoliberista, a una tendenza da Stato minimo.
Bufala #10: Non è possibile ridurre la spesa dello Stato senza toccare i servizi per sanità, istruzione, &c. Insomma: la spesa pubblica è incomprimibile.

Sviluppo completo, con grafici etabelle su: http://thefielder.net/19/05/2014/10-buf ... a-sociale/
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Re: 10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria soci

Messaggioda mariok il 09/03/2015, 10:34

Io aggiungerei un'undicesima bufala. Quella secondo cui la priorità sarebbe quella di ridurre la spesa e quindi la pressione fiscale.

A parte i motivi di malgoverno, non è forse un caso che tutti i partiti che si sono succeduti al governo hanno fallito l'obbiettivo dichiarato della riduzione fiscale.

Il punto 7 in realtà ci dice che un +1,7% circa rispetto alla media Ue non è un baratro, il grafico inoltre mostra che la spesa italiana è sì superiore a quella tedesca e britannica, ma inferiore a quella francese, danese, svedese, austriaca, irlandese, belga.

Il punto 10 (sulle possibilità di comprimere la spesa pubblica) più che dati espone teorie e quindi opinioni.

Credo che, stando ai numeri ed ai dati europei, sensibili riduzioni della spesa siano incompatibili con il mantenimento di uno stato sociale di tipo "europeo".

Uno dei punti che andrebbe approfondito è il #8 (spesa sociale).

Innanzitutto (forse tendenziosamente) non viene esposto il dato della spesa sanitaria, se non sbaglio mediamente più basso di quello dei principali paesi europei.

Quanto alla spesa pensionistica credo che occorrerebbe un'analisi più seria ed approfondita dei dati, che continuano ad essere, forse volutamente, confusi e contraddittori. Non si capisce, per esempio, come mai l'Italia avrebbe la spesa pensionistica più alta d'Europa ma nello stesso tempo le pensioni mediamente tra le più povere. Un motivo potrebbe essere dovuto all'età pensionistica storicamente più bassa (ex baby-pensioni), ma è un fenomeno che con la riforma Fornero dovrebbe essere progressivamente riassorbito.

In generale credo che le due maggiori priorità di questo paese siano due:

- più che ridurre la spesa (almeno non in termini molto significativi) andrebbe fatta la famosa revisione (con o senza commissari) per renderla più equilibrata e razionale, riducendo drasticamente sprechi e corruzione, per destinare più risorse all'istruzione, alla ricerca, al sostegno dei più deboli;

- ridurre l'evasione e l'elusione (non a parole, ma nei fatti) per riequilibrare la distribuzione del peso fiscale a favore di lavoro e impresa (per quelli che ovviamente le tasse le pagano).

Promettere aliquote fiscali da sogno dell'ordine del 20% è un'ulteriore presa per i fondelli.
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Re: 10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria soci

Messaggioda franz il 09/03/2015, 10:46

Non si capisce, per esempio, come mai l'Italia avrebbe la spesa pensionistica più alta d'Europa ma nello stesso tempo le pensioni mediamente tra le più povere.

Se i percettori sono 16 milioni (ma gli over 65 sono 12 milioni) si capisce come mai tanti abbiano pensioni da fame.
Dichiaro il mio piu' assoluto dissenso sulla proposta di bufala #11
Siamo, complessivamente, con la spesa piu' alta a parte la francia (piu' della svezia) senza avere in cambio i servizi che la svezia dà in cambio.
Comunque non è un problema. Già 730'000 italiani se ne sono andati dal 2008 (senza tornare) ed ora pagano meno tasse (altrove) in cambio di servizi migliori.
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Re: 10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria soci

Messaggioda mariok il 09/03/2015, 17:11

Mi rendo conto che convincere un liberista inossidabile che la riduzione della spesa può non essere una priorità realisticamente conseguibile in tempi brevi, è di fatto impossibile.

Ma se proviamo a mettere da parte le ideologie, con un po' di buon senso forse ci si potrà almeno intendere.

Credo che siamo d'accordo che la spesa non vada lasciata così com'è. Il punto è se la priorità è quella di ridurla o di riqualificarla per fornire (a saldi pressapoco invariati) servizi degni di un paese europeo.

Facciamo un esempio. L'Università. Non c'è dubbio che la spesa oggi è mal gestita e presenta sprechi notevoli, come quelli conseguenti alla proliferazione degli atenei e dei corsi di laurea ad un livello mediamente mediocre. Non c'è dubbio quindi che il numero delle università e dei corsi va significativamente ridotto conseguendo consistenti risparmi. Ma il punto è: seguiamo l'approccio Gelmini e ci fermiamo qui o utilizziamo contestualmente i risparmi di spesa per migliorare il sistema, renderlo più competitivo garantendo il diritto costituzionale delle pari opportunità? Nella seconda ipotesi, occorrerebbe per esempio fornire allo studente calabrese meritevole, mentre magari gli si toglie giustamente l'università "sotto casa", dei campus universitari a costi accettabili a Milano o a Torino senza costringerlo a pagare fitti per un posto letto da capogiro. Così come occorrerebbe incrementare il numero e l'importo delle borse di studio per consentire a chi lo merita di sostenere le relative spese. Facendo un po' di conti ci accorgeremmo alla fine che complessivamente la spesa non verrebbe significativamente ridotta o forse risulterebbe sia pur lievemente aumentata (soprattutto nel breve periodo, come in tutti i periodi di transizione).

Esempi analoghi potrebbero farsi nella sanità (eliminazione di posti letto inutili vs. un'assistenza sul territorio più efficiente) ed in gran parte dei servizi pubblici.

Quanto alla spesa pensionistica, un governo serio dovrebbe sapere che è un sistema nel quale per sua natura il riequilibrio della spesa può avvenire in tempi medio-lunghi. Anche se è vero che ci sarebbero 4 milioni di pensionati under 65, non è pensabile togliergli di punto in bianco la pensione, non solo e non tanto per un problema di "diritti acquisiti", ma per una questione di ordine sociale (vedi i pasticci fatti dal governo Monti con gli "esodati").

Ciò non vuol dire che la spesa debba rimanere così com'è e che non si debba essere rigorosi (nel senso di seri) innanzitutto per non farla crescere, ma anche per riallinearla nel tempo ai valori medi europei. Ma parliamo di 1 - 1,5 punti di pil che se lo andiamo a tradurre in termini di aliquote fiscali, ci accorgiamo che si tratta di poca cosa.

Quanto alla pressione fiscale, occorre innanzitutto distinguere tra pressione fiscale apparente (rapporto tra "gettito fiscale" in senso lato - comprensivo di imposte dirette, imposte indirette, imposte in conto capitale, contributi obbligatori per le assicurazioni ed i sistemi pensionistici obbligatori - e pil) ed aliquota fiscale effettiva (rapporto tra imposta complessiva pagata dal contribuente e reddito complessivo).

Il problema prioritario in Italia è il gap tra i due suddetti indicatori, ove si consideri che l'evasione è valutata in circa il 30% del Pil e soprattutto che meno di un quinto dell'evasione accertata viene effettivamente riscossa.

Anche qui, anche in presenza di una seria politica (finora inesistente) di lotta all'evasione, i risultati concreti in termini di "aliquota fiscale effettiva" sono ragionevolmente conseguibili in tempi medi (normalmente superiori a quello di durata di un governo).

Come si vede i problemi della spesa pubblica e della cosiddetta pressione fiscale, sono complessi e richiedono riforme profonde i cui effetti non sono a breve.

Ed è per questo che ho sempre diffidato ed ancora diffido delle facili promesse di tagli clamorosi, sia sul fronte delle entrate che di quello delle uscite.
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Re: 10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria soci

Messaggioda franz il 09/03/2015, 19:27

mariok ha scritto:Mi rendo conto che convincere un liberista inossidabile che la riduzione della spesa può non essere una priorità realisticamente conseguibile in tempi brevi, è di fatto impossibile.

Una premessa inutile che complica ogni discussione, oppure potrebbe essere neutralizzata dicendo che è impossibile discutere con chi pensa (in quanto statalista inossidabile) che la spesa non possa o non debba essere ridotta ma solo "riqualificata".
Visto che qui siamo rimasti in pochi pero' affermare che è inutile discutere significa di fatto chiudere il forum.
Non mi pare il caso quindi evitiamo certe premesse.

Ridurre le spese dello stato significa tutto:
1) decidere di abbandonare certi ambiti, affidandolo alla gestione dei privati o del volontariato
2) mantenere l'ambito ma eliminare gli sprechi (che sono enormi)
3) ridurre la burocrazia mantenendo inalterati gli impegni verso la collettività
4) eliminare clientelismi e corruzione
Se queste cose non si possono fare (o non si vogliono fare, come sarebbe piu' onesto ammettere) tenetevi pure uno stato inefficente e tutte le tasse che vorrete pagare (o evadere).
Da parte mia come liberista inossidabile ho già trasferito la mia residenza da quasi 30 anni all'estero, dove sono confrontato con soluzioni che dimostrano che i 4 punti di cui sopra si possono fare. Volere è potere. Nel senso che è possibile avere uno stato che a fronte di una spesa pubblica che pesa il 35% del PIL (riduzione) eroga servizi migliori (riqualificazione).
Come dicevo, dal 2008 circa 730'000 italiani hanno fatto la mia stessa scelta.
Due milioni e rotti dal 2000.
Se l'Italia non cambia chi puo' continuerà a scappare.
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Re: 10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria soci

Messaggioda mariok il 09/03/2015, 22:19

Proprio perché rimasti in pochi, un po' di senso dell'umorismo non guasta. :D

Tornando nel merito, nutro la più sincera e benevola invidia per chi ha avuto il coraggio (e la possibilità) di trasferire la propria residenza in paesi più evoluti, come credo sia la Svizzera.

Tuttavia non posso nascondere le mie perplessità sulla credibilità di un programma elettorale qui in Italia (era di questo di cui parlavo, non di un confronto astratto tra sistemi diversi) che si proponga di realizzare, nel giro di una legislatura, sia pure in parte un sistema solo paragonabile a quello svizzero. Altro che cinque anni. Credo che occorrano forse cinque generazioni! (spero, anche qui, che non mi si prenda alla lettera).

Quanto alla pressione fiscale del 35%, mi sembra di aver letto da qualche parte che dal 2003 la stima sull’aliquota fiscale elvetica non include più i premi obbligatori della previdenza professionale e dell’assicurazione malattia e infortuni, poichè vengono pagati a istituzioni private e non allo Stato.

Se è così. il 35% non mi sembra poi tanto basso. Ma evidentemente tu ne sai molto più di me.

A prescindere, io comunque firmerei al buio per fare il cambio. ;)

Il problema è che per incamminarsi in questo paese su una tale strada (a parte le enormi difficoltà culturali che andrebbero superate) non è certo dal semplicistico (e, nel breve, abbastanza irrealistico) obbiettivo della riduzione complessiva delle tasse che bisognerebbe partire, ma da serie e credibili riforme che possano, sperabilmente, in alcuni lustri farci avvicinare a qualcosa di paragonabile in termini di qualità ed efficienza dei servizi, premessa indispensabile per avere costi inferiori che non riducano ulteriormente i già scadenti livelli attuali delle prestazioni.
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Re: 10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria soci

Messaggioda franz il 10/03/2015, 10:15

Alla fine si arriva quasi sempre al nodo: ci si farebbe la firma a fare certe riforme, ma si punta il dito sulla fattibilità in termini di tempo o in termini di volontà poliitca o popolare etc. Ora sono d'accordo anche io che trasformare l'Italia in una sorta di svizzera sia o impossibile o che necessiti di diverse generazioni, ma non è questo lo scopo che si prefigge chi sostiene la necessità di ridurre spesa pubblica e tassazione. Come ha fatto il regno unito. E la Svezia, per esempio. E non dico di trasformare l'Italia in una Svezia, anche se sarebbe auspicabile per molti punti di vista. L'Italia deve rimanere l'Italia ma deve prendere spunto da quanto di positivo hanno fatto altri (e questo lo si fa solo con un confronto, con un benchmark) e rompere ogni indugio.

Quanto alla pressione fiscale del 35%, mi sembra di aver letto da qualche parte che dal 2003 la stima sull’aliquota fiscale elvetica non include più i premi obbligatori della previdenza professionale e dell’assicurazione malattia e infortuni, poichè vengono pagati a istituzioni private e non allo Stato.

Se è così. il 35% non mi sembra poi tanto basso. Ma evidentemente tu ne sai molto più di me.

Quanto riportato è in buona parte inesatto. La previdenza (pensioni) in CH è divisa in tre pilastri. Il primo è pubblico e viene conteggiato nel bilancio dello stato. Il secondo ed il terzo sono privati a capitalizzazione e non sono conteggiati nel bilancio. Ma da molto prima del 2003. Parliamo degli anni '70. Gli infortuni sono rimborsati da un'assicurazione pubblica ed i suoi conti fanno parte del bilancio dello stato, da quando c'è la legge (primi del '900, direi). Il comparto sanitario è per un 30% circa nel bilancio dello stato ed un 70% nei bilanci privati, anche qui dal secolo scorso, direi.

Ora che questa diversa ripartizione di compiti tra pubblico e privato comporti una bassa pressione fiscale (diciamo la completa esenzione per chi guadagna sotto il reddito mediano ed abbia due figli) direi che non dovrebbe scandalizzare nessuno (a meno di non essere comunisti, tanto per apprezzare un po' di umorismo). In fondo per una famiglia che arriva a fine mese senza risparmiare un soldo, il 100% dei guadagni va in spesa. Ma avrà un reddito netto piu' alto e potrà scegliere di avere prestazioni da diversi privati, in sanità e nella previdenza privata, potendo anche cambiare e trovare il proprio equilibrio prezzo/prestazioni a partire da garanzie base uguali per tutti stabilite dallo stato.
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Re: 10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria soci

Messaggioda mariok il 11/03/2015, 10:38

Ora che questa diversa ripartizione di compiti tra pubblico e privato comporti una bassa pressione fiscale (diciamo la completa esenzione per chi guadagna sotto il reddito mediano ed abbia due figli) direi che non dovrebbe scandalizzare nessuno (a meno di non essere comunisti, tanto per apprezzare un po' di umorismo). In fondo per una famiglia che arriva a fine mese senza risparmiare un soldo, il 100% dei guadagni va in spesa. Ma avrà un reddito netto piu' alto e potrà scegliere di avere prestazioni da diversi privati, in sanità e nella previdenza privata, potendo anche cambiare e trovare il proprio equilibrio prezzo/prestazioni a partire da garanzie base uguali per tutti stabilite dallo stato.

Che una bassa pressione fiscale non dovrebbe scandalizzare nessuno (anzi, che sia auspicabile) non ci piove. A chi piace pagare più tasse! Ma sono le condizioni a monte che vanno analizzate e approfondite.
Sono le semplificazioni il pericolo di un approccio "ideologico". Così come è sbagliato l'assioma statalista secondo cui meno privato, meno profitto, più stato implica più giustizia sociale e migliore redistribuzione, è altrettanto sbagliato l'assunto simmetrico secondo cui meno pubblico, più mercato significa di per sè più efficienza e meno sprechi.

Credo che non basti spostare la gestione di alcuni servizi (o parte di essi) dal pubblico al mercato per incamminare l'Italia sulla via della Svizzera. Così come non credo che le cose in Corea o in Turchia, con una spesa pubblica inferiore al 35%, vadano meglio che in Danimarca, dove la spesa pubblica viaggia ben sopra il 50%.

Prendendo ad esempio il sistema sanitario, non c'è dubbio che tagliando la spesa diminuirebbe la "trippa per i gatti" e ci sarebbero quindi meno occasioni di corruzione per i vari assessori regionali, manager delle Asl e burocrati vari.
Ammesso tuttavia che ciò comporti una minore pressione fiscale ed un conseguente reddito netto più alto (di quanto?), le famiglie dovrebbero continuare a curarsi e non è detto che sarebbe un bene cadere dalla padella del sistema sanitario regionale alla brace delle assicurazioni dei vari Ligresti e Caltagirone.

Approfondendo un po' le cose, bisognerebbe capire come andrebbe riorganizzato ciò che resterebbe del sistema pubblico per ottenere effettive riduzioni di spesa proporzionate alla riduzione dei servizi e nel contempo assicurarne la sussidiarietà rispetto al mercato soprattutto nella copertura di funzioni essenziali come ad esempio il pronto soccorso.
Così come occorrerebbe probabilmente riformare profondamente il mercato assicurativo per realizzare condizioni di trasparenza e di effettiva concorrenza oggi inesistenti.
Andrebbe inoltre drasticamente potenziato il sistema dei controlli sulle strutture sanitarie sia pubbliche che private (la mala sanità si annida non solo negli ospedali, ma anche nelle cliniche private). Così come andrebbe probabilmente riformata la professione medica per renderne l'accesso più trasparente e meritocratico e rivedere i meccanismi fiscali oggi assolutamente inadeguati rispetto alla dilagante pratica del "nero". E così via.

La complessità dei problemi, quindi, è un buon motivo per non fare mai nulla? Certamente no. Ma le semplificazioni "ideologiche" possono causare enormi disastri o quanto meno dare solo l'illusione di risolvere un problema. Una qualunque riforma va approcciata come un qualunque progetto, con tanto di studio di fattibilità, analisi dei rischi e delle criticità, precise milestone e criteri di misurazione dei risultati.

Roba di cui nel nostro panorama politico non si vedono nemmeno le tracce, sia da parte dei più o meno camuffati "statalisti", sia da parte dei presunti "liberisti".

E' tutta qui quella che ho chiamato, forse impropriamente, l'undicesima bufala.
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Re: 10 bufale su spesa pubblica, austerità & macelleria soci

Messaggioda pianogrande il 11/03/2015, 12:23

Certo Mariok che chi confronta il pubblico come in realtà è con il privato non come in realtà è ma come dovrebbe essere, avrà sempre ragione.

In pratica, discutere se farci fregare dal pubblico o dal privato, penso che sia solo una perdita di tempo intanto che entrambi se la godono.

Se confrontiamo il pubblico reale col privato reale, allora, emerge la necessità urgente di un terzo elemento che è quella onestà, quella trasparenza etc. etc. che nessuno dei due, al momento, possiede e può essere solo imposta da severe regole e severe sanzioni.

Le severe regole e severe sanzioni ci sono già e forse ce ne sono perfino troppe.

Chi le faccia rispettare?

Eccolo il problema! Qui sta nascosto il verme!

Ogni tanto fa bene ricordarlo.
Fotti il sistema. Studia.
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