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Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda Robyn il 07/02/2015, 13:20

Il problema è l'affidabilità.Se i paesi meno virtuosi senza costrizioni diventano più affidabili il loro tasso di interesse scende cioè la differenza di rendimento fra i tassi di interesse che paga la Germania e i tassi di interesse che pagano i singoli paesi dell'eurozona tende ad annullarsi quindi è più facile l'adozione degli eurobond al 40% del debito federale
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda pianogrande il 07/02/2015, 18:51

Ottima idea diventare "affidabili" coi soldi degli altri.

In fondo, è un gioco di squadra.

Io faccio i debiti, tu li paghi.

In cosa consiste il gioco di squadra?
Ognuno svolge il ruolo che gli riesce meglio mentre un leader coordina i ruoli per il raggiungimento dell'obiettivo comune.

In quale obiettivo comune può rientrare questo gioco in cui io spendo e tu paghi?

Non me ne viene in mente nessuno.

Debbo dedurne, salvo smentite, che, data la mancanza di uno obiettivo comune (spesso rappresentato con il grido ooohh issaaa!) la squadra non esiste.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda Robyn il 07/02/2015, 19:56

Penso che non serva a niente e a nessuno continuare a riportare a galla e in superfice gli errori fatti perche non se ne esce.Invece vanno trovate idee per permettere ai paesi deboli di uscire dalla crisi e essere più parsimoniosi.L'austerità và declinata in modo differente i tagli non possono colpire le basi della crescita che sono i consumi il welfare e devono riguardare la spesa superflua per ex i militari greci.Questi tagli possono essere riutilizzati per ristabilire un minimo nel reddito e nelle tredicesime quindi senza aumentare la spesa e il debito,esiste poi il tema dell'evasione e della corruzione che sottrae altre risorse che potrebbero essere reinvestite.Per quando riguarda la Pubblica amministrazione greca invece è sbagliato fare nuove assunzioni ci si dovrebbe dedicare all'efficenza.Per quando riguarda la pressione fiscale quella Greca è bassa e sarebbe bene non aumentarla perche l'austerità che conduce alla deflazione sono la compressione dei consumi e l'aumento della tassazione
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Segni di nervosismo?

Messaggioda franz il 08/02/2015, 21:58

Botta e risposta a distanza tra il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis e il suo omologo italiano Pier Carlo Padoan. Il tema è caldo: si parla infatti di debito pubblico. Secondo Varoufakis quello italiano è «insostenibile» e l’Italia è un paese a rischio bancarotta. Il ministro greco lo ha detto in un’intervista a “Presa diretta”, che andrà in onda domenica sera. Padoan ribatte pronto, sui social: «Il debito italiano è solido e sostenibile». Le dichiarazioni di Yanis Varoufakis sono quindi «fuori luogo», scrive su Twitter il ministro dell’Economia.

http://www.corriere.it/economia/15_febb ... f8f9.shtml
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda flaviomob il 09/02/2015, 3:01

Se non ricordo male la ricchezza privata degli italiani è intorno a 8000 miliardi di euro. Il debito pubblico supera i 2000 miliardi. Quindi l'Italia non è a rischio di fallimento, ma a rischio di un... prelievo forzoso, in casi estremi. Tuttavia se il debito italiano è prevalentemente detenuto da banche italiane, e se la BCE è pronta ad intervenire in grande stile come sostiene Draghi, i casi estremi non dovrebbero verificarsi.

Ciò non significa però che alla Grecia non vada offerta una via d'uscita che permetta ai cittadini di vivere dignitosamente e contemporaneamente rientrare con gradualità da un debito ora insostenibile. Io penso che proprio l'Italia dovrebbe pronunciarsi su questo tema, considerando che siamo uno dei principali creditori, ed assumersi la responsabilità di una mediazione positiva.

______

da repubblica.it
La crisi dell'euro? Un conflitto tra capitale e lavoro
di MAURIZIO RICCI

La crisi dell'euro? Un conflitto tra capitale e lavoro
Michael Pettis, economista, esperto di Wall Street e di Cina, professore di finanza all'Università di Pechino

ROMA - Come avrebbe giudicato Karl Marx la crisi dell’euro? Facile: come un conflitto fra capitale e lavoro. Più sorprendente è che questa sia ormai l'interpretazione più corrente fra gli economisti anglosassoni e che ad alzare il vessillo della lotta di classe siano ambienti vicini alla City londinese, con il Financial Times in prima fila. Il ministro tedesco delle Finanze, Schaueble, maltratta il collega greco, Varoufakis, spiega che la crisi ha fatto emergere paesi "responsabili e irresponsabili" e, comunque, i problemi della Grecia sono stati generati dalla Grecia e non, certo, dalla Germania? Tutte balle. Se qualcuno è stato tanto stupido da riempirsi di debiti - è l'obiezione ricorrente, da Krugman a Stiglitz all'ultimo blogger - è perché qualcuno è stato tanto stupido da prestargli tutti quei soldi.

Soprattutto, questo non è un confronto-scontro fra Germania e Grecia, fra paesi virtuosi e paesi neghittosi, fra chi ha fatto le riforme e chi non le ha fatte. Non è un conflitto nazionale, ma sociale: i lavoratori e le classi medie sia della Germania che della Grecia e degli altri paesi, contro gli azionisti e i creditori delle banche, cioè i capitalisti. Neanche Tsipras e Varoufakis sono così espliciti. La sintesi più lucida di questa intepretazione l'ha fatta un ex banchiere e professore di finanza, Michael Pettis e il Financial Times la rilancia con entusiasmo.

La spia, avverte il quotidiano della City, è la produttività. I politici tedeschi parlano molto di riforme e citano con orgoglio quelle che hanno fatto loro. Tuttavia, le riforme tedesche hanno clamorosamente fallito in quello che dovrebbe essere lo scopo principale: rilanciare la produttività. Fra il 1998 e il 2014, la produttività dei lavoratori tedeschi è cresciuta in media solo dello 0,6 per cento l'anno, un flop clamoroso, una performance peggiore non solo di Svezia e Usa, ma anche di Irlanda, Spagna e Grecia (il calcolo non include l'Italia): di fatto, la produttività tedesca dal 2007 ad oggi - riforme o no - è scesa. Cos'è successo, allora? Il punto chiave è la compressione dei salari avvenuta in Germania. I pingui profitti che ne sono risultati non sono stati investiti dalle aziende in Germania (come mostra l'andamento della produttività) ma sono stati parcheggiati nelle banche. E queste, non avendo occasione di impiego in patria, visto il ristagno degli investimenti, li hanno utilizzati all'estero, dove i tassi di interesse erano anche più interessanti.

Nasce qui il torrente di crediti tedeschi alla Spagna, alla Grecia, all'Irlanda, per finanziare soprattutto improbabili boom immobiliari. A finanziare quei boom sono stati le buste paga più magre dei lavoratori tedeschi. Quando poi è esplosa la crisi, a pagare non sono state le banche, i loro azionisti e i titolari delle loro obbligazioni (cioè chi aveva, a sua volta, prestato i soldi alle banche), dunque i capitalisti, ma i lavoratori dei paesi irrorati di crediti, con la disoccupazione di massa. E non è finita, avverte Pettis. Con quelle montagne di debiti, l'economia non può riprendere a svilupparsi. Basta guardare la Grecia che, oppressa dal pagamento degli interessi, non ha le risorse per incentivare la crescita. La strada segnata è quella di un lento assorbimento dei debiti. Ovvero, le banche risaneranno lentamente i loro conti, smaltendo quei crediti incagliati, in Grecia come in Spagna o in Portogallo, facendone pagare il costo alle classi medie, sia come depositanti, che come contribuenti.

E’ una rilettura dell'austerità, assai scomoda per la classe dirigente della Ue. Ancora più scomoda è la ricetta che ne scaturisce. In una cultura, come quella anglosassone, in cui la bancarotta è il primo passo per ripartire e non l'ultimo per uscire di scena, la crisi finirà quando sarà ristrutturato il debito. Tagliandolo, oppure con le idee creative (legare i titoli del debito alla crescita del Pil) proposte da Atene. Per radicali ex rivoluzionari, come Tsipras e Varoufakis, da Washington e da Londra scrosciano gli applausi.

(07 febbraio 2015)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda franz il 09/02/2015, 8:39

flaviomob ha scritto:Se non ricordo male la ricchezza privata degli italiani è intorno a 8000 miliardi di euro. Il debito pubblico supera i 2000 miliardi. Quindi l'Italia non è a rischio di fallimento, ma a rischio di un... prelievo forzoso, in casi estremi.

Devi considerare che una buona metà è costituita da beni immobili, per i quali un prelievo forzoso non è possibile (me li vedo gli ispettori del fisco arrvara a casa dimia suocera dicendo: scusi signora e dobbiamo portar via una camera da letto ed il bagno) e che oltre agli attivi gli italiani hanno anche debiti privati.

Per quanto riguarda la produttività essa è calcolabile in tanti modi ma si parte sempre dal valore aggiunto, che come sappiamo tra il 2008 ed il 2014 ha visto in tutti i paesi d'europa un grosso calo. Poichè a questo fatto non sono seguiti licenziamenti di massa, soprattutto in germaia (per le riserve a disposizione) risulta che la produttività procapite (annuale o oraria) è calata.
Queste cose non sfuggono ad un idustriale (che la azienda deve farla andare avanti) ma evidenteemnte sfuggono ad alcuni economisti. Da qui la nota differenza tra industriale ed economista e la nota storiella che spiega come il rettore di una nota facoltà di economia ricevette in eredità un chiosco di giornali, facendolo fallire in 6 mesi.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda mariok il 09/02/2015, 12:49

All’attenzione di Roberto Speranza, Luigi Zanda, Matteo Orfini e Matteo Renzi
Cari,
come sapete, il netto risultato delle elezioni politiche in Grecia e le proposte del Governo Tsipras hanno accelerato e reso esplicito il confronto nell’Unione europea e, in particolare, nell’euro-zona sul senso della democrazia nazionale e sull’agenda di politica economica per lo sviluppo sostenibile e il lavoro. L’euro-gruppo l’11 febbraio e la riunione informale del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo il giorno successivo sono passaggi cruciali non soltanto per Atene, ma per il nostro Paese e per il futuro del progetto europeo. Inoltre, in Parlamento affrontiamo a breve il “Piano Juncker” e la decisione dell’Unione europea del 13 gennaio sulle cosiddette deviazioni temporanee (flessibilità). In tale scenario, il Pd, la principale forza della famiglia socialista e democratica europea, può dare un contributo rilevante sia nel Pse sia nelle istituzioni europee affinché maturino le condizioni per un compromesso di svolta democratica e economica nella soluzione dei problemi sistemici posti dal Governo greco.
Vi chiediamo, pertanto, di convocare al più presto una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato e una riunione della Direzione Nazionale del partito per discutere e definire la nostra posizione su tali problemi.
Un caro saluto,
Roberta Agostini, Francesco Boccia, Vannino Chiti, Pippo Civati, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina, Federico Fornaro, Miguel Gotor, Sergio Lo Giudice, Corradino Mineo, Carlo Pegorer, Barbara Pollastrini, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci, Davide Zoggia.


“problemi sistemici” posti dal governo greco? A me sembra che non vogliono pagare i debiti contratti, tra i quali 40 miliardi sborsati dall’Italia. Un confronto sul futuro dell’Europa, sul progetto di integrazione politica, sarebbe necessario. Ma i debiti della Grecia non c’entrano niente, anzi sono fuorvianti. Ma come al solito la minoranza del PD sceglie sempre il modo sbagliato per conquistare la scena.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda gabriele il 09/02/2015, 12:53

Aldilà delle baruffe nel PD...
lo sa anche lo strozzino più spietato che uccidere il proprio debitore non porta alcun guadagno...
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda pianogrande il 09/02/2015, 13:09

gabriele ha scritto:Aldilà delle baruffe nel PD...
lo sa anche lo strozzino più spietato che uccidere il proprio debitore non porta alcun guadagno...


In questo caso, pare invece di sì.
Mi spiace che assomigli allo slogan delle BR ma uccidere un debitore....

Dopodiché mi dispiace per la parte incolpevole del popolo greco e su quello si può discutere con tutte le difficoltà che ci sono per capire, quando si dà un aiuto, dove vanno a finire i soldi.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda mariok il 09/02/2015, 13:21

Dunque, per non cadere nella propaganda, vediamo in che consiste questo presunto strozzinaggio.

Un prestito di complessivi 240 miliardi al tasso del 1,5%. Inoltre, acquisto da parte della BCE di titoli greci con l'impegno di girare gli interessi alla banca centrale greca (circa 500 milioni all'anno). Dopo che i creditori "privati" (leggi: banche europee) hanno tagliato il debito greco del 70%. In cambio, la Grecia dovrebbe portare il debito pubblico al 120% in dieci anni.

Se tutti gli strozzini fossero così....
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