da mariok il 05/02/2015, 17:37
5 febbraio 2015 | 08:15
IL RETROSCENA
Il contrattacco di Renzi: lasciare non gli conviene, noi abbiamo i numeri
Ai suoi dice: stiamo distruggendo il gruppo di FI al Senato. Dopo Mattarella i sondaggi sul tavolo del leader dicono che la fiducia nel governo è salita di quattro punti
di Maria Teresa Meli
ROMA «Non si è rotto il patto del Nazareno: si è rotta Forza Italia». Matteo Renzi non ha nemmeno un’esitazione, un accorgimento diplomatico o un rigurgito di prudenza.
Il presidente del Consiglio è netto e non parla il linguaggio politico del «dico e non dico». Non è nel suo stile. Tanto meno in un momento come questo: «Stiamo distruggendo il gruppo di Forza Italia al Senato. E abbiamo i numeri comunque, anche senza quelli che i giornalisti chiamano cespugli, ma vedrete che loro li riprenderemo, non hanno nessun interesse ad andarsene. Sul Nuovo centrodestra sono tranquillo. Rientrerà. Non ci sarà nessuno sconquasso, i ministri del Ncd resteranno al loro posto. E non si tratta di fare verifiche, la mia porta a Palazzo Chigi è sempre aperta e io con Alfano discuto sempre». I fatti sembrano dar ragione al premier, perché il ministro dell’Interno, intervistato dal Tg3 spiega di volersi tenere ben stretto all’alleanza con Renzi. Del resto, come dicono nello staff del premier se il leader del Ncd provasse a uscire dal governo «perderebbe i quattro quinti dei suoi parlamentari...».
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«Vado dritto, con o senza di lui»
Diverso è il discorso che riguarda FI. «Lì - è la spiegazione del premier - c’è una divisione profondissima e ci sono molti cattivi consiglieri che indirizzano Berlusconi nella direzione sbagliata. Io penso che al di là delle invettive e dei proclami di guerra di questi giorni sia tutta convenienza loro recuperare sulle riforme. Se non lo vogliono fare, pazienza, significa che intendono farsi del male da soli». Anche perché a quel punto chi garantirebbe a Berlusconi che il Pd non cambi idea sui capilista bloccati da lui così fortemente voluti? È vero che Renzi ha detto e ridetto che «la legge elettorale non si tocca», però se uno dei contraenti il patto viene meno alla parola data tutto può succedere...
Ma si tratta, in realtà, solo di ragionamenti astratti perché è «sempre stato Berlusconi a volere l’intesa, però se qualche cattivo consigliere gli ha fatto balenare l’idea che avrebbe usato le riforme come arma di scambio con me, allora è cascato male. Io vado dritto, con lui o senza di lui e non accetto tentativi di condizionamento».
Forza Italia cala all’11,5%
Comunque, secondo il premier non conviene a nessuno esasperare la situazione. Non ad Alfano. E nemmeno a Berlusconi «che pure ha delle difficoltà a gestire i gruppi di FI». Mettersi su una china che può far scivolare tutti verso le elezioni anticipate non sarebbe un buon affare né per Forza Italia né per il Ncd. L’ultimo sondaggio di Piepoli sulla scrivania del premier parla chiaro. Dopo l’operazione Mattarella la fiducia nel governo è salita di 4 punti e ora l’esecutivo si è attestato sul 51 per cento. Nel borsino dei leader il premier è in testa con il 50 per cento (+1), Berlusconi è al 19 (-2), Grillo al 14 (-2), Salvini al 26 (-3). Tra i partiti, sempre stando a questo sondaggio arrivato sul tavolo del premier a Palazzo Chigi, l’unico in crescita è il Pd che è al 36 per cento e guadagna quindi un punto. Forza Italia cala all’11,5 per cento (-1), il Movimento 5 Stelle al 18, la Lega al 15,5, Sel al 4,5 e il Nuovo centrodestra al 5.
Se questi sono i dati, una situazione di caos e il rischio di un incidente che porti alle elezioni anticipate non convengono certo a Forza Italia e nemmeno a Ncd. E comunque il comportamento ondivago di queste due forze politiche, stando almeno a questo sondaggio non le ha premiate. Anche per questa ragione Matteo Renzi spinge ancora di più l’acceleratore sulle riforme, certo com’è che «i cittadini italiani non staranno mai dalla parte della conservazione».
Ma, come si diceva, il premier è convinto che, alla fine, sull’Italicum Berlusconi tornerà indietro e cercherà di rientrare nel gioco.
«Basta cose complicate»
Piuttosto nell’entourage renziano c’è maggiore preoccupazione per quello che riguarda la riforma del Senato e del titolo quinto della Costituzione. L’impressione è che Forza Italia stia iniziando le manovre per sfilarsi da quella riforma dopo la prima lettura. Un’ipotesi del genere complicherebbe non poco le cose al Partito democratico perché se rimanesse il bicameralismo perfetto l’Italicum resterebbe a metà: varrebbe per la Camera ma non per il Senato, dove resterebbe in vigore il sistema elettorale proporzionale. Ciò significherebbe per il Pd la prospettiva di una vittoria monca che gli consentirebbe di guadagnare il premio di maggioranza a Montecitorio, ma lo costringerebbe ad allearsi con altri partiti a Palazzo Madama. Esattamente ciò che Renzi non vuole, come ha spiegato bene l’altro ieri a «Porta a Porta»: «Il primo partito vince e governa, basta coalizioni, pentapartiti e altre cose complicate».
5 febbraio 2015 | 08:15
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville