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Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda ranvit il 29/12/2014, 12:26

Essendo politiche redistributive, si ricorre spesso alla tassazione extra dei ricchi, come in francia. Oppure a negare l'obbligo di rimborsi dei debiti. Insomma a cose che nel mondo globalizzato non possono piu' funzionare, data la mobilità di persone, capitali, industrie.


Cosi' è!

Ma l'eventuale successo di questi movimenti sarà tutto merito dell'ottusità dei ragionieri di Bruxselles :twisted:

No ai pasti gratis! Ma no anche al rispetto di regole fatte in epoca diversa che stanno strozzando mezza Europa!

E il tifo da stadio per l'una o l'altra visione non risolve alcun problema. Ci sono le vie intermedie! Basta volerlo!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda mariok il 29/12/2014, 12:48

Per la verità non so cosa voglia dire "c'è spazio per politiche economiche di sinistra". Quali politiche economiche e quale sinistra? Tanto per semplificare, quella di Obama o quella dei vari partiti e partitini della sinistra "alternativa" europea?

Non vorrei che, per effetto della inconcludenza delle "sinistre" europee e del fatto quindi che non si vedono alternative all'attuale non-politica europea se non quella rappresentata dai disastri annunciati dei populismi vari, fossimo indotti nell'errore di ritenere che nel vecchio continente vada tutto per il meglio.

Il confronto tra il +5% USA ed il +0,2% Ue deve pur dirci qualcosa.

La domanda dovrebbe essere piuttosto: "è possibile una politica espansiva in Europa?"

E la risposta, sia pure non esaustiva, appare evidente: no attraverso le politiche economiche dei singoli stati, che anche nei casi migliori (vedi Germania) non hanno le spalle abbastanza larghe per poter sostenere uno sforzo di 4-5 anni di grandi investimenti. E' una questione non solo di massa critica, ma anche e soprattutto di salto culturale rispetto ai piccoli e miopi egoismi nazionalistici.

Collegata a questa domanda, se ne pone immediatamente un'altra, soprattutto di fronte alle spinte in atto delle destre europee variamente denominate: "è possibile un periodo di pace in Europa altrettanto lungo rispetto a quello che l'integrazione ci ha fin qui assicurato?".

E' inutile illudersi: il ritorno alle "sovranità nazionali" ed alle conseguenti politiche monetarie "competitive" ci porta dritti alle barriere protezionistiche, al risorgere di contrasti tra "nazioni" ed inevitabilmente a conflitti (militari e non).

Rispetto a tali scenari, la sinistra (in Italia e non solo) sta dimostrando ancora una volta le sue incapacità ed inadeguatezze.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda pianogrande il 29/12/2014, 12:53

Che cosa sono le politiche (non solo economiche) di sinistra?

Di solito, tacciare la destra di fascismo e la sinistra di marxismo risolve il problema di qualsiasi ignoranza e inibisce la riflessione.

Ormai, però, più che studiarle, le politiche di sinistra andrebbero reinventate adeguandole ai tempi.

E' di sinistra togliere ai ricchi per dare ai poveri?

Detto così, alla Robyn Hood, mi scappa da ridere (sopratutto scappa da ridere ai ricchi e potenti vari).

Per me, è di sinistra (moderna e coi piedi su questa terra) tenere in considerazione tutti (forti, deboli, malati, ingenui, geni, somari, lavativi, delinquenti) e mediare tra un Far West dove vince il più forte e un un governo centrale onnipotente che accudisce un popolo disciplinato e acefalo che lavora per la collettività.

Mediare tra due ideologie che ci hanno fatto perdere un sacco di tempo (e non parliamo dei danni).

Il termine mediare, prima anche se non unica missione della politica, non dovrebbe far superare i concetti di destra e sinistra?

No.
No perché (naturalmente, per me) la destra è l'istinto e la sinistra è l'aspirazione a qualcosa di diverso dall'istinto.

La destra è il passato che si difende e la sinistra un futuro diverso che preme.

Tornando alla mediazione, questa deve avere comunque uno scopo e lo scopo è la felicità, la realizzazione dell'individuo.

Non posso scrivere le duecento pagine che richiederebbe tutto quello che sta dietro a questa sintesi ma, per me, la sinistra è questo ed è per questo che mi sento di sinistra.

Detto questo, chiunque proponga politiche che non corrispondano al primo requisito elencato (i piedi su questa terra e non in un paradiso immaginario) quello sì non è né di destra né di sinistra.
Per quella gente non c'è posto né a destra né a sinistra.
E' gente che fa perdere tempo e che fa i danni che hanno sempre fatto le promesse di un paradiso facile facile.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda franz il 04/01/2015, 21:57

pianogrande ha scritto:Che cosa sono le politiche (non solo economiche) di sinistra?

Vuoi un esempio, che per anni ha infiamato molti cuori della sinistra italiana?

Il venezuela è un esempio di politiche socialiste.
Non socialdemocratiche.

Socialiste.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda pianogrande il 05/01/2015, 2:40

Parlerei di quello che potrebbe essere la sinistra in Italia.

Se dobbiamo prendere ad riferimento il Venezuela siamo a posto.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda franz il 05/01/2015, 10:20

pianogrande ha scritto:Parlerei di quello che potrebbe essere la sinistra in Italia.

Se dobbiamo prendere ad riferimento il Venezuela siamo a posto.

D'accordo sulla "diversità" ma come possono essere diverse politiche economiche basate su impostazioni ideologiche socialiste? Esse prima andrebbero ben definite e sono d'accordissimo su questo con Marx sulla necessità di un rigore scientifico. O abbiamo socialismo utopistico, o socialismo scientifico o socialismo populista. Ma direi che a parte quello utopistico (che per definizione irraggiungibile ed inattuabile) gli altri due hanno più volte dimostrato in modo concreto e drammatico il loro fallimento.

Resta la socialdemocrazia (terza via), la quale pero' per alcuni non è di sinistra, dato che parte dall'accettazione del mercato e non auspica una "società soclialista".
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda pianogrande il 05/01/2015, 11:27

Se la sinistra è "politiche economiche basate su impostazione ideologica socialista", allora, ci perdiamo sulle definizioni e famo notte.
Sia le politiche economiche che le impostazioni ideologiche non possono che avere la loro evoluzione e anche queste discussioni possono dare il loro piccolo contributo.
Credo che su questo forum l'egualitarismo e lo statalismo assoluti siano stati decisamente superati.
La sinistra, a differenza della destra, dovrebbe garantire maggiori tutele ai più deboli e forse questa definizione un po' all'acqua di rose ma comunque significativa può essere una base comune.

Tutele non solo statiche (come un reddito minimo) ma anche dinamiche (come una certa dose di pari opportunità).

La legalità e il rispetto delle regole non è patrimonio di nessuna parte politica ma delle singole persone e quindi le lascerei stare.

Allora?
C'è posto per un altro partito di sinistra?
Dipende da cosa ha da proporre (possibilmente al di là delle chiacchiere e degli slogan) questo partito.

Tutto qua?

Sì.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda mariok il 05/01/2015, 12:26

Quando si resta sui principi generali, tutto sembra abbastanza semplice. Chi può non essere d'accordo, appunto in linea di principio, con concetti tipo "tutele ai più deboli", "pari opportunità", "reddito minimo" (cioè diritto di non morire di fame)?

I problemi sorgono quando i principi generali si calano nella realtà. Molti a sinistra pensano che in fondo si tratti solo di una questione di redistribuzione. Togliere ai (troppo) ricchi per dare ai (troppo) poveri, nel presupposto che la somma algebrica della ricchezza totale resti invariata.

L'esperienza insegna invece che l'assunto (appunto delle redistribuzioni a saldo zero) è totalmente sbagliato, almeno in un mondo globale e senza barriere come l'attuale.

Posso, ad esempio, certamente tassare le "grandi ricchezze" per destinare maggiori risorse allo stato sociale. Ma devo mettere nel conto che ciò provocherà inevitabilmente la "fuga dei capitali" ed un forte disincentivo agli investimenti. Di qui le conseguenti tentazioni protezionistiche, che frenano ulteriormente lo sviluppo e quindi le risorse disponibili a fini sociali.

E' pensabile che la risposta (se esiste) a tale ordine di problemi sia risolvibile semplicemente creando un ennesimo partito?

Ed è credibile che tali questioni siano risolvibili rimanendo nei tradizionali confini nazionali?

Con la nascita della lista Tsipras per un'altra Europa è stata alimentata, anche grazie al coinvolgimento di personaggi come la Spinelli, la speranza o l'illusione che si era finalmente fatta strada la consapevolezza che, nella situazione attuale, il terreno per nuove politiche capaci di superare, almeno in parte, le suddette contraddizioni fosse almeno quello europeo e che fosse necessario muovere un primo passo verso un grande movimento europeo capace di cambiare le politiche ed i rapporti di forza a Bruxelles ed a Francoforte.

I fatti hanno invece ancora una volta dimostrato che si trattava anche questa volta soltanto di un espediente elettorale, caduto nel nulla il giorno stesso delle elezioni.

E' evidente che di fronte a tanta insipienza ed inconcludenza, si lasci lo spazio ai populismi ed alle illusioni nazionalistiche di sempre, nuove nella forma, ma sempre uguali nella sostanza a tristi esperienze del passato.

E di ciò c'è ben poco da rallegrarsi.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda franz il 05/01/2015, 15:03

mariok ha scritto:Quando si resta sui principi generali, tutto sembra abbastanza semplice. Chi può non essere d'accordo, appunto in linea di principio, con concetti tipo "tutele ai più deboli", "pari opportunità", "reddito minimo" (cioè diritto di non morire di fame)?

Certo, ammesso e non concesso pero' che siano principi generali esclusivi della sinistra.
A sinistra così piace credere ma chi gira il mondo, come il sottoscritto e tanti altri con cui sono in contatto e mi hanno raccontato esperienze simili alle mie, quei principi sono comuni anche alla destra conservatrice e realizzati proprio perché viene sostenuto un modello economico che genera reddito e ricchezza. Perché se la ricchezza non viene generata, c'è poco da redistribuire, i piu' deboli aumentano e le opportunità diventano dispari.

Tanto e vero che dove c'è alternaza (quindi ovunque) tra conservatori e socialdemocratici, nessuno smantella quel genere di principi e caso mai il contrasto è tra populisti di destra e di sinistra che impostano la questione solo per raccoglire voti.

Il problema dell'Italia è che ha un modello corrotot e clientelare, finanzato o a debito o tassando i ricchi e chiunque possegga qualche cosa.

C'è posto per una sinistra che esca da questo modello e proponga un sistema di tutelele di garanzie europee.
Solo che molti che si reputano di sinistra non definrebbero questo come "sinistra" ma come liberismo.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda flaviomob il 05/01/2015, 16:48

In Venezuela gli USA hanno favorito un golpe contro Chavez, hanno riconosciuto il sedicente governo golpista (insieme alla Spagna, ex potenza coloniale) ma la rivolta popolare di centinaia di migliaia di persone ha bloccato i criminali e ripristinato il governo legittimo. E' chiaro che dopo episodi del genere le posizioni (anche del popolo) si radicalizzano, come a Cuba. Quindi le responsabilità per scelte radicali al posto di scelte riformiste efficaci è anche di chi, apparentemente, ma con strumenti criminali e antidemocratici, afferma di combatterle.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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