Io l'europa unita proprio non la vedo.
Vedo un'europa abbastanza disunita.
La soluzione pero' è uscire, come farnetica Salvini ed ora anche Lutwark, oppure rilanciarla, rifondarla?
Sentiamo cosa dicono altri vecchi saggi, nel caso il "veccio Paglia", che rispolvera in chiave Euro una sua vecchia idea.
Allora proponeva le due lire, ogig i "due euro"
http://www.lintraprendente.it/2014/12/n ... il-paglia/Né Eurosoviet né nazionalismo. La terza via ce la spiega il Pagliadi Matteo Borghi
Sentire il dibattito sull’Europa è spesso sconfortante. Già perché a fronteggiarsi sono infatti, nella gran parte dei casi, le due solite fazioni: da una parte chi vuole più Unione europea, un euro più forte (o più debole a seconda dei casi) e la cessione di sovranità a Bruxelles; dall’altra chi vuole scioglierla ed uscirne per recuperare sovranità politica e monetaria.
Eppure fra più e meno Europa c’è una terza soluzione: un’unione diversa. Almeno così la pensa – e noi con lui – Giancarlo Pagliarini, ex ministro al Bilancio nel primo governo Berlusconi, da sempre sostenitore del sistema federale. Da allievo politico di Gianfranco Miglio il “vecchio Paglia” vorrebbe applicarlo anche in Europa. «Oggi come oggi – ci ha detto – l’Ue è l’organismo peggiore che potrebbe esserci: centralista e iper-burocratizzato. È spesso un'”unione sovietica” che punta ad eliminare le diversità, anche quelle più naturali. Ciò non vuol dire, però, che bisogna rottamare l’idea stessa di Europa, ma semmai rifondarla. Ritirarsi nel proprio Stato nazione invece non ha senso, anche perché i problemi italiani e quelli europei sono identici». Una linea sostenuta, all’interno della Lega, anche da Flavio Tosi, mentre il segretario della Lega Matteo Salvini sarebbe per un’uscita tout court. Bene, ma la domanda sorge spontanea: da dove si deve partire? «Dalla sovranità dei territori oggi purtroppo limitata dallo strapotere degli Stati nazione. Ci vorrebbe un’Europa dei popoli liberi ed indipendenti che scelgono, volontariamente, di delegare al centro una serie di attività. Come in Svizzera dove i Cantoni hanno di recente scelto di concedere alla Confederazione la gestione dell’istruzione universitaria. Concedere ma non cedere, visto che i Cantoni possono ritirare la delega in qualsiasi momento».
Certo un sistema del genere presupporrebbe un principio di responsabilità che oggi non sembra animare né l’Europa né l’Italia. «Ognuno dovrebbe gestire il proprio bilancio prendendosi i propri rischi incluso il fallimento nei casi di mala gestione. Certo se fosse stato applicato questo principio Roma capitale sarebbe fallita una decina di volte negli ultimi decenni, ma questo è il presupposto per una gestione ottimale delle risorse: con la paura di fallire gli amministratori non farebbero scelte azzardate o quantomeno i cittadini eviterebbero di votare i più scellerati. Non solo: la concorrenza fiscale (ahinoi l’esatto opposto verso cui sta andando l’Ue ndr) imporrebbe ad ogni nuova nazione di comportarsi bene e tenere le imposte basse».
Ed ecco che, parlando di bilancio, si arriva al punto dolente: l’euro. Anche qui, perché non pensare a una via di mezzo fra chi vorrebbe «salvare l’euro ad ogni costo» e chi invece vorrebbe tornare alla vecchia e cara lira. «Anzitutto vorrei fare una premessa sull’inflazione, che molti ci vendono come la panacea a tutti i mali. Tutt’altro: l’inflazione non è altro che una tassa occulta che si abbatte sui risparmiatori. Quindi l’inflazione non è una soluzione specie per quei territori con un’economia forte ed evoluta».
«Perché quindi – prosegue Pagliarini – non pensare a due euro diversi? Uno per il Nord Europa e uno per il Sud. Una moneta più forte per gli Stati ad economia oggettivamente più sviluppata e uno più debole per le nazioni più deboli che geograficamente stanno nel meridione d’Europa. Peraltro bisognerebbe discutere sul fatto che tutta l’Italia tenga lo stesso euro: a mio giudizio Lombardia e Veneto non possono avere la stessa moneta di Sicilia e Calabria. Ne guadagnerebbero entrambe: il Nord avrebbe una moneta forte che aiuta nelle importazioni (specie quelle dei cari prodotti tecnologici ndr), mentre il mezzogiorno potrebbe beneficiare di una moneta più competitiva per la propria economia essenzialmente agricola e turistica. Non si tratta di “merito” ma di convenienza reciproca».
Un’ipotesi già citata da Luigi Zingales in un articolo sul Sole 24 Ore di quattro anni fa. Che ci sembra di buonsenso…
Idea che a me non piace ma che sarebbe interessante discutere.
Credo che si confodano due cose. L'euro forte inteso come "valuta forte" e l'euro forte inteso come quotazione elevata, che penalizza esportazioni ma rende vantaggiosi i viaggi all'estero e le importazioni.
PS per gi.bo. In ogni caso oggi per certi aspetti stiamo meglio di 20 anni fa, basta pensare alla crisi del 1993 (c'era ancora la lira) all'inflazione che avevamo. Per altri stiamo peggio ma è per la responsabilità nostra, dei nostri governi ed ovviamente di chi li ha votati.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)