da Salemi il 05/12/2014, 17:41
Perché l’episodio della mafia romana tende ad assumere di giorno in giorno lo stesso effetto deflagrante che ebbe il caso Mario Chiesa nella Prima Repubblica, e che ne decretò la fine.
Mercoledì scorso, a Bersaglio mobile, dovendo rispondere alla domanda sulla bomba atomica esplosa a Roma la mattina precedente, Matteo Renzi ha precisato che fino al terzo grado di giudizio prevale la presunzione d’innocenza. Si questo lo sappiamo tutti che dal punto di vista giudiziale funziona così. Ma non è questa la risposta che il giornalista che ha formulato la domanda voleva sentirsi dire. Un conto è la giustizia della magistratura, un conto è la giustizia politica.
Lo ha anche fatto notare la mattina seguente ad Agorà, Marcello Sorgi, de La Stampa, mettendo in evidenza che è mancata una presa di posizione di chi ha raccontato che lui vuole fare cambiare verso all’Italia e rottamare tutto quanto rottamabile.
Gli italiani invece si sono resi conto che la stessa musica continua anche se è cambiato il direttore d’orchestra. E’ quanto ci siamo sentiti dire per vent’anni in televisione dai berluscones ogni qualvolta uno di loro incappava nelle maglie della giustizia.
Ma è anche la posizione assunta dai partiti di governo nel dopo Mario Chiesa, nella Prima Repubblica.
Non solo, ma a rafforzare questa tesi, ieri al Senato, la “Banda larga”, ha fatto quadrato, e si intuisce il perché, sulla vicenda Azzollini., indifferenti di cosa era successo a Roma due giorni prima. Propio come 22 anni fa.
Il Pd si divide e «salva» due politici sotto inchiesta.
05/12/2014
Doppio no del Senato sull’utilizzo di intercettazioni in inchieste a carico dell’ex senatore pd Antonino Papania e del presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama Antonio Azzollini (Ncd). Su Papania c’è stato un ripensamento dei dem: in giunta per le Immunità avevano detto «sì» al tribunale di Palermo sull’utilizzo delle intercettazioni in un processo per corruzione; in Aula hanno stoppato tutto e rinviato il «dossier» in giunta. «È grave la scelta del Pd — attacca Maurizio Buccarella (M5S) — soprattutto il giorno dopo la decisione di commissariare il partito romano per fatti di corruzione e mafia». Papania, già definito «impresentabile» dalla commissione di garanzia del Pd alle ultime Politiche, è coinvolto tra Trapani e Palermo in una serie di inchieste, anche sul voto di scambio.
La vicenda per la quale i magistrati palermitani hanno chiesto di utilizzare conversazioni telefoniche e sms «casuali» riguarda assunzioni in cambio di appalti. L’Aula di Palazzo Madama ha anche confermato il «no» all’utilizzo delle intercettazioni di Azzollini, avanzata dalla Procura di Trani per una vicenda che vede il senatore di Ncd, all’epoca sindaco di Molfetta, indagato anche per associazione a delinquere. L’Aula, con 180 sì (arrivati da Pd, Ncd, FI e Lega), 36 no e un astenuto, conferma così la proposta della giunta per le Immunità. L’argomento sul quale si è insistito per respingere la richiesta è la non «occasionalità», cioè la non casualità delle intercettazioni. Il fronte pro Azzollini sostiene che ci sia incertezza sulla data di iscrizione nel registro indagati per associazione a delinquere. E che, perciò, prima di intercettarlo si sarebbe dovuta chiedere l’autorizzazione. Il fronte «contro», invece, riprende la tesi sostenuta nella prima relazione di Felice Casson (Pd): il certificato della cancelleria del tribunale confermerebbe che la data d’iscrizione è successiva alle intercettazioni . Dopo aver «azzerato» il Pd romano per lo scandalo «mafia Capitale», commenta Niki Vendola (Sel), ora «Renzi che farà? Azzererà il Pd di Palazzo Madama?».
Da Il Corriere della Sera dell 05/12/2014.