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Come rimettere in moto il paese

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Salemi il 19/11/2014, 13:03

Come si mette mano al debito pubblico?
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda franz il 19/11/2014, 13:17

Salemi ha scritto:Come si mette mano al debito pubblico?

Mettere mano è un termine colloquiale che vuol dire tutto e vuol dire niente.
Preferisco ricevere la domanda "come si dimiuisce il debito pubblico".
A questa mi sento di provare a rispondere.

Per prima cosa oltre a debiti lo Stato ha anche attivi.
Come un famiglia indebitata sa, per ripianare i debiti si deve vendere la Ferrari e la villa al mare.
Lo Stato ha centinaia di miliardi di attivi. Circa 200 o 300 sono vendibili nell'arco di 5 anni.

Poi naturalmente un modo per ridurre un debito, costantemente alimentato da deficit, è arrivare ad un punto in cui le spese sono inferiori alle entrate. Anche qui siamo nell'ambito comprensibile ad ogni economia domestica.
Bisogna ridurre le spese.
Questo si fa in tre modi:
1) riducendo sprechi ed inefficenze
2) delegificando e sbuocratizzando (quindi riformando la PA).
3) ridefinendo il perimetro dello stato, i suoi compiti: cosa fa il pubblico e cosa fa il privato.

Tutti e tre gli interventi implicano una riduzione della pressione fiscale e quindi piu' soldi in tasca ai cittadini.

Prevengo l'obiezione sulla considerazione che queste siano politiche di sinstra o di destra.
Non mi interessa il colore del gatto, frase che sempre piu' forumisti riportano, basta che prenda il topo.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda ranvit il 19/11/2014, 13:20

Totalmente d'accordo!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Salemi il 01/12/2014, 21:37

La classe dirigente di questo paese è continuamente impegnata nelle sue lotte di potere e nel mantenimento DEL LORO POSTO DI LAVORO.

Di quanto succede nel paese e nel mondo gliene può fregà de' meno.

Il diagramma pubblicato su La Stampa ieri da Ricolfi rende bene molto l'idea di cosa consiste la disoccupazione nel Bel Paese.

Diventa più che ovvio comprendere che questi temi non li sfiorano minimamente, tanto l'automazione del parlamentare per il momento non è prevista.

Ma può essere trascurato l'approfondimento all'interno di un forum politico??? Oppure il menefreghismo è congenito?

===


Un esercito di 15 mila robot,
la rivoluzione di Amazon

Il colosso di Seattle in vista delle feste e dei saldi annuncia di voler rafforzare il suo esercito di apparecchi per la logistica. Con un risparmio di 500 milioni di dollari
di Marta Serafini


Immagine


Esplora il significato del termine: Non sono iscritti a nessun sindacato, non si lamentano e non si ammalano. Ma soprattutto lavorano gratis. Amazon, numero uno dell’ecommerce, implementa la sua armata di robot, facendoli salire a 15 mila unità entro la fine dell’anno. Il gigante di Seattle grazie a questi apparecchi di colore arancione del peso di 145 chili raggiungerà un importante obiettivo. Ossia il taglio dei costi di logistica da 400 a 900 milioni. Una cifra non da poco che sarà raggiunta perché questi apparecchi sono in grado di spostare oggi fino a un peso di 326 chili.Non sono iscritti a nessun sindacato, non si lamentano e non si ammalano. Ma soprattutto lavorano gratis. Amazon, numero uno dell’ecommerce, implementa la sua armata di robot, facendoli salire a 15 mila unità entro la fine dell’anno. Il gigante di Seattle grazie a questi apparecchi di colore arancione del peso di 145 chili raggiungerà un importante obiettivo. Ossia il taglio dei costi di logistica da 400 a 900 milioni. Una cifra non da poco che sarà raggiunta perché questi apparecchi sono in grado di spostare oggi fino a un peso di 326 chili.

http://video.corriere.it/kiva-le-feste- ... 132dc377f5


Arancioni e disciplinati
Ma non solo. I Kiva, questo il loro nome, permettono di risparmiare 32 chilometri al giorno di spostamenti tra gli scaffali e porta gli oggetti alla porta di uscita delle merci in 13 minuti, contro l’ora e mezzo degli operai umani. E basta guardarli in un video pubblicato in anteprima Business Wire, mentre si muovono in modo diligente e ordinata nei magazzini per capire quanto la faccenda convenga in termini di risparmio ed efficenza. Il meccanismo è semplice: i robot si “caricano” sulle spalle interi scaffali di 1.80 metri per 1.20 e poi spostano le merci dove è necessario. A fornire questi gioiellini a Jeff Bezos è Kiva, una società acquisita da Amazon nel 2012 per 775 milioni di dollari. E se prima, come sottolinea il Wall Street Journal, il colosso di Seattle forniva questi robot anche ad altre società come Gap, ora ha deciso di tenerseli tutti per sé. Per installare i robot nel solo magazzino di Ruskin, Florida, la spesa era stata stimata nel 2013 in 46 milioni di dollari. L’annuncio dell’aumento delle unità arriva nel giorno del Cyber Monday, giornata dedicata agli sconti degli acquisti tecnologici online e non a caso coincide con il periodo natalizio e dei saldi. Amazon insomma, in passato spesso accusata di imporre ai suoi dipendenti turni massacranti, decide di puntare tutto sull’automazione del lavoro. Il tutto dopo aver rivelato al mondo di avere intenzione di usare i droni per le consegne dei pacchi. Con buona pace degli operai in carne ed ossa. Secondo i critici infatti l’iniziativa non farà altro che far diminuire i posti di lavoro. Ma da Amazon (che oggi conta 132.600 impiegati) assicurano che entro il 2015 assumeranno 10 mila persone solo in California.
martaserafini

1 dicembre 2014 | 17:46


http://www.corriere.it/tecnologia/14_di ... 77f5.shtml
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Salemi il 02/12/2014, 0:37

XVI Legislatura - Governo Monti (16/11/2011 - 27/04/2013) – Durata 17 mesi e 12 giorni
XVII Legislatura. Governo Letta (28 aprile 2013 – 14 febbraio 2014) Durata 9 mesi e 25 giorni
XVII Legislatura Governo Renzi (22 febbraio 2014 – In corso)

Lunedì 1 dicembre 2014

Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

Il risultato elettorale di domenica scorsa sembra aver impresso un’accelerazione alle tendenze in atto riguardanti il gradimento dei leader, con particolare riferimento a Renzi, Salvini e Grillo.

Il premier arretra di 5 punti rispetto ad ottobre, passando dal 54% al 49% e, sebbene prevalgano sia pure di poco i giudizi positivi, è la prima volta che Renzi scende al di sotto della fatidica soglia del 50%. Al secondo posto si conferma Salvini che aumenta il proprio consenso di 5 punti (da 28% a 33%) riducendo in misura significativa la distanza da Renzi: a fine ottobre era di 26 punti mentre oggi è di 16.
Al terzo posto si colloca Giorgia Meloni, gradita dal 28% degli italiani, seguita da Berlusconi (25%) e Alfano (22%). Chiudono la graduatoria Vendola, apprezzato dal 18% degli italiani (in aumento di 3 punti), e Grillo con il 17% di consenso (in calo di 2 punti).

La flessione di Renzi, non dissimile da quella di tutti i premier italiani ed europei dopo sei mesi dall’insediamento del governo, presenta alcune specificità. Renzi ha alimentato nei cittadini aspettative estremamente elevate, tutte all’insegna del cambiamento, un cambiamento profondo e soprattutto rapido. Alcuni provvedimenti sono andati a segno, altri faticano a vedere la luce. Ma le partite aperte sono ancora molte, a partire dalla legge elettorale, e sullo sfondo la situazione economica continua a permanere negativa.


Il presidente del Consiglio perde consenso soprattutto presso i segmenti sociali più toccati dalle difficoltà economiche (piccoli imprenditori, artigiani, commercianti e disoccupati) e in parte anche tra gli elettori del Pd (come conseguenza del Jobs act) mentre si consolida il gradimento tra le persone meno giovani e i pensionati.
Ma la vera sfida, come sempre, è rappresentata dal ceto medio che in questa fase, dopo aver ridotto le spese, modificato gli stili di consumo e fatto importanti sacrifici, si è adattato alla crisi, ha ridotto le proprie aspettative e si accontenta della condizione attuale che si è assestata mentre, al contrario, è convinto che il Paese sia in declino e paventa un ulteriore peggioramento della situazione.

È questo il punto più critico: il futuro dell’Italia, come dimostra l’andamento dell’indice di fiducia Istat che dal giugno scorso è in forte calo (dopo un semestre di crescita), ma diminuisce solo nella componente riguardante il clima economico del Paese, non quello personale che rimane pressoché stabile.

Il malumore viene intercettato soprattutto da Salvini che si rafforza e risulta complementare rispetto a Renzi, aumentando il consenso proprio tra i segmenti che sono più delusi dal premier (lavoratori autonomi e disoccupati), tra i pensionati e ceti più popolari, mentre fatica ad accreditarsi tra quelli più istruiti e nella classe dirigente, a differenza di quanto avvenne con l’altro leader che più di altri è stato capace di raccogliere lo scontento e rappresentare efficacemente il dissenso: Grillo.

Quest’ultimo appare in difficoltà, sia per la competizione di Salvini sul terreno della protesta sia a seguito delle dinamiche interne al movimento che in questa settimana hanno portato all’espulsione di altri due esponenti. E il tema della democrazia interna al M5S risulta un vero e proprio tallone d’Achille per il movimento.

Quanto agli altri leader considerati, Meloni ha alcuni tratti in comune con Salvini: viene apprezzata dai lavoratori autonomi e dai pensionati (molto meno dai disoccupati) ma si distingue dal segretario della Lega per un maggiore sostegno tra le donne. Berlusconi, nonostante il deludente risultato alle Regionali, mantiene il proprio livello di consenso personale, a conferma del forte rapporto che lo lega allo «zoccolo duro» del suo elettorato. Alfano si conferma sugli stessi livelli del mese scorso sia pure con qualche cambiamento all’interno dell’elettorato: infatti perde consenso tra gli elettori del Pd e aumenta il sostegno tra quelli di Forza Italia.

Infine Vendola. Pur essendo stato meno presente sui media nelle ultime settimane, beneficia del calo di consenso di Renzi e di Grillo nell’elettorato che si colloca più a sinistra.

In sintesi possiamo dire che Renzi sta affrontando un passaggio delicato: le critiche su provvedimenti di largo impatto da un lato e le difficoltà dell’economia dall’altro stanno erodendo la sua popolarità, ma si tratta di un’erosione che può rientrare. Se chiuderà da vincente i due percorsi principali (Jobs act e legge elettorale), se come sembra la legge di Stabilità supererà la «tagliola» europea e, soprattutto, se si avvereranno le previsioni di Confindustria, dopo tanto tempo diventata ottimista, e l’economia segnerà una sia pur piccola ripresa fin dall’inizio del 2015, il ciclo negativo del premier potrebbe cambiare di segno.

====

Da parecchi mesi i sondaggi sulla priorità richiesta dai cittadini italiani riguardano il lavoro.

Il diagramma di ieri di Ricolfi rende molto bene l’idea dell’andamento della disoccupazione in Italia dal 2008.

E’ più che ovvio che il problema dell’occupazione e della crisi economica non dipende da Renzi ed il suo governo, ma la responsabilità di Renzi è quella di aver creato delle aspettative nel mondo del lavoro e non solo.

I devoti del profeta di Rignano ci avevano raccontato a marzo di quest’anno che l’abolizione del Senato era un’assoluta priorità funzionale per poter governare meglio l’Italia e che quindi era opportuno iniziare ad affrontare le riforme dal Senato. Ovviamente a questi religiosi non interessa affatto il destino dei 60 milioni di italiani ne del sistema Italia. Perché se tutto va bene ci vorranno almeno quasi due anni affinché vada in porto l’abolizione attuale sostituito con un qualcosa legato al potere dei partiti ed alla presidenza del Consiglio.

La decadenza del sistema produttivo italiano viene accelerato nel 2001 con il ritorno alla guida del paese da parte di Silvio Berlusconi. In precedenza era già in corso un fenomeno degenerativo di tipo generazionale rilevato da padri e zii nei confronti di figli e nipoti in cui emergeva chiaramente la consapevolezza circa l’incapacità delle nuove generazioni a condurre le aziende. Un fenomeno abbastanza diffuso che produceva il fallimento e la chiusura di aziende ben piazzate due o tre anni dall’abbandono della vecchia generazione alla guida dell’azienda. In modo particolare nella PMI si sta verificando la delusione da parte di quei genitori a media scolarità che hanno saputo far crescere l’azienda anche nei momenti più difficili e che per orgoglio hanno inviato la propria prole nelle migliori università italiane nella speranza che una maggiore scolarità comportasse una crescita dell’azienda. All’atto pratico questo non è avvenuto, in quanto appreso in università, ad esempio come la Bocconi, veniva messo in pratica, alle prime difficoltà procedendo di conseguenza in base all’insegnamento ricevuto, alla chiusura dell’azienda. Quando invece i genitori, in precedenza, avevano saputo stringere i denti nei momenti di maggiore difficoltà.

Il governo Berlusconi nel periodo 2001 – 2006 non era certamente interessato a porre rimedio a quanto accadeva nel tessuto italiano, perché il suo scopo era quello di produrre leggi ad personam per difendersi dalla magistratura. Le mancate promesse della sua campagna elettorale 2001, gli hanno fatto perdere le elezioni del 2006.

Il suo ritorno al governo, nel maggio del 2008, si incrocia con la crisi del mondo occidentale a causa dei subprime, quando la crisi si trasferisce sull’altra sponda dell’Atlantico. Non è certo la coppia Tremonti – Berlusconi a saper comprendere la gravità della situazione e mettere subito in atto quei provvedimenti necessari per tamponare la situazione. L’allegro ed irresponsabile showman il 3 di dicembre racconterà ai giornalisti in terra straniera che in Italia la crisi non esiste, che gli alberghi ed i luoghi di villeggiatura sono pieni e che volare bisogna prenotare.

Monti, il premier tecnico più qualificato del momento, non è stato in grado di risolvere il problema. Neppure il suo successore è stato in grado di risolvere il problema. Nessuno ha mai voluto affrontare la crisi alla radice. Men che meno lo è stato Renzi in questi mesi in cui ha badato solo alla soluzione dei suoi problemi personali legati alla necessità di rimanere in sella. La curva della disoccupazione non poteva che progredire secondo la curva indicata da Ricolfi. La mancata soluzione dei problemi base sta innescando la spirale della decadenza anche per Renzi, come indicano i dati rilevati da Pagnoncelli.

In più, nel continuo comunicare a vanvera, manca completamente una programmazione specifica per tamponare sul nascere quella che è stata chiamata la guerra dei poveri, legata anche ad un problema di immigrazione che questo governo non sa risolvere.

La curva del declino renziano continuerà progressivamente nelle prossime settimane perché ha puntato sulla soluzione dei problemi legati alla sua sopravvivenza piuttosto di affrontare la crisi italiana, che tra l’altro non è solo economico – occupazionale. Soprattutto, mancando di un progetto organico, vive alla giornata senza combinare niente di concreto.

Cosa succederà prossimamente??? Saremo sottoposti ad un nuovo premier nascostamente legato alla troika, inviato dall’Europa, Passera o Draghi. O ci sarà dell’altro?
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Salemi il 02/12/2014, 0:37

XVI Legislatura - Governo Monti (16/11/2011 - 27/04/2013) – Durata 17 mesi e 12 giorni
XVII Legislatura. Governo Letta (28 aprile 2013 – 14 febbraio 2014) Durata 9 mesi e 25 giorni
XVII Legislatura Governo Renzi (22 febbraio 2014 – In corso)

Lunedì 1 dicembre 2014

Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

Il risultato elettorale di domenica scorsa sembra aver impresso un’accelerazione alle tendenze in atto riguardanti il gradimento dei leader, con particolare riferimento a Renzi, Salvini e Grillo.

Il premier arretra di 5 punti rispetto ad ottobre, passando dal 54% al 49% e, sebbene prevalgano sia pure di poco i giudizi positivi, è la prima volta che Renzi scende al di sotto della fatidica soglia del 50%. Al secondo posto si conferma Salvini che aumenta il proprio consenso di 5 punti (da 28% a 33%) riducendo in misura significativa la distanza da Renzi: a fine ottobre era di 26 punti mentre oggi è di 16.
Al terzo posto si colloca Giorgia Meloni, gradita dal 28% degli italiani, seguita da Berlusconi (25%) e Alfano (22%). Chiudono la graduatoria Vendola, apprezzato dal 18% degli italiani (in aumento di 3 punti), e Grillo con il 17% di consenso (in calo di 2 punti).

La flessione di Renzi, non dissimile da quella di tutti i premier italiani ed europei dopo sei mesi dall’insediamento del governo, presenta alcune specificità. Renzi ha alimentato nei cittadini aspettative estremamente elevate, tutte all’insegna del cambiamento, un cambiamento profondo e soprattutto rapido. Alcuni provvedimenti sono andati a segno, altri faticano a vedere la luce. Ma le partite aperte sono ancora molte, a partire dalla legge elettorale, e sullo sfondo la situazione economica continua a permanere negativa.


Il presidente del Consiglio perde consenso soprattutto presso i segmenti sociali più toccati dalle difficoltà economiche (piccoli imprenditori, artigiani, commercianti e disoccupati) e in parte anche tra gli elettori del Pd (come conseguenza del Jobs act) mentre si consolida il gradimento tra le persone meno giovani e i pensionati.
Ma la vera sfida, come sempre, è rappresentata dal ceto medio che in questa fase, dopo aver ridotto le spese, modificato gli stili di consumo e fatto importanti sacrifici, si è adattato alla crisi, ha ridotto le proprie aspettative e si accontenta della condizione attuale che si è assestata mentre, al contrario, è convinto che il Paese sia in declino e paventa un ulteriore peggioramento della situazione.

È questo il punto più critico: il futuro dell’Italia, come dimostra l’andamento dell’indice di fiducia Istat che dal giugno scorso è in forte calo (dopo un semestre di crescita), ma diminuisce solo nella componente riguardante il clima economico del Paese, non quello personale che rimane pressoché stabile.

Il malumore viene intercettato soprattutto da Salvini che si rafforza e risulta complementare rispetto a Renzi, aumentando il consenso proprio tra i segmenti che sono più delusi dal premier (lavoratori autonomi e disoccupati), tra i pensionati e ceti più popolari, mentre fatica ad accreditarsi tra quelli più istruiti e nella classe dirigente, a differenza di quanto avvenne con l’altro leader che più di altri è stato capace di raccogliere lo scontento e rappresentare efficacemente il dissenso: Grillo.

Quest’ultimo appare in difficoltà, sia per la competizione di Salvini sul terreno della protesta sia a seguito delle dinamiche interne al movimento che in questa settimana hanno portato all’espulsione di altri due esponenti. E il tema della democrazia interna al M5S risulta un vero e proprio tallone d’Achille per il movimento.

Quanto agli altri leader considerati, Meloni ha alcuni tratti in comune con Salvini: viene apprezzata dai lavoratori autonomi e dai pensionati (molto meno dai disoccupati) ma si distingue dal segretario della Lega per un maggiore sostegno tra le donne. Berlusconi, nonostante il deludente risultato alle Regionali, mantiene il proprio livello di consenso personale, a conferma del forte rapporto che lo lega allo «zoccolo duro» del suo elettorato. Alfano si conferma sugli stessi livelli del mese scorso sia pure con qualche cambiamento all’interno dell’elettorato: infatti perde consenso tra gli elettori del Pd e aumenta il sostegno tra quelli di Forza Italia.

Infine Vendola. Pur essendo stato meno presente sui media nelle ultime settimane, beneficia del calo di consenso di Renzi e di Grillo nell’elettorato che si colloca più a sinistra.

In sintesi possiamo dire che Renzi sta affrontando un passaggio delicato: le critiche su provvedimenti di largo impatto da un lato e le difficoltà dell’economia dall’altro stanno erodendo la sua popolarità, ma si tratta di un’erosione che può rientrare. Se chiuderà da vincente i due percorsi principali (Jobs act e legge elettorale), se come sembra la legge di Stabilità supererà la «tagliola» europea e, soprattutto, se si avvereranno le previsioni di Confindustria, dopo tanto tempo diventata ottimista, e l’economia segnerà una sia pur piccola ripresa fin dall’inizio del 2015, il ciclo negativo del premier potrebbe cambiare di segno.

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Da parecchi mesi i sondaggi sulla priorità richiesta dai cittadini italiani riguardano il lavoro.

Il diagramma di ieri di Ricolfi rende molto bene l’idea dell’andamento della disoccupazione in Italia dal 2008.


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E’ più che ovvio che il problema dell’occupazione e della crisi economica non dipende da Renzi ed il suo governo, ma la responsabilità di Renzi è quella di aver creato delle aspettative nel mondo del lavoro e non solo.

I devoti del profeta di Rignano ci avevano raccontato a marzo di quest’anno che l’abolizione del Senato era un’assoluta priorità funzionale per poter governare meglio l’Italia e che quindi era opportuno iniziare ad affrontare le riforme dal Senato. Ovviamente a questi religiosi non interessa affatto il destino dei 60 milioni di italiani ne del sistema Italia. Perché se tutto va bene ci vorranno almeno quasi due anni affinché vada in porto l’abolizione attuale sostituito con un qualcosa legato al potere dei partiti ed alla presidenza del Consiglio.

La decadenza del sistema produttivo italiano viene accelerato nel 2001 con il ritorno alla guida del paese da parte di Silvio Berlusconi. In precedenza era già in corso un fenomeno degenerativo di tipo generazionale rilevato da padri e zii nei confronti di figli e nipoti in cui emergeva chiaramente la consapevolezza circa l’incapacità delle nuove generazioni a condurre le aziende. Un fenomeno abbastanza diffuso che produceva il fallimento e la chiusura di aziende ben piazzate due o tre anni dall’abbandono della vecchia generazione alla guida dell’azienda. In modo particolare nella PMI si sta verificando la delusione da parte di quei genitori a media scolarità che hanno saputo far crescere l’azienda anche nei momenti più difficili e che per orgoglio hanno inviato la propria prole nelle migliori università italiane nella speranza che una maggiore scolarità comportasse una crescita dell’azienda. All’atto pratico questo non è avvenuto, in quanto appreso in università, ad esempio come la Bocconi, veniva messo in pratica, alle prime difficoltà procedendo di conseguenza in base all’insegnamento ricevuto, alla chiusura dell’azienda. Quando invece i genitori, in precedenza, avevano saputo stringere i denti nei momenti di maggiore difficoltà.

Il governo Berlusconi nel periodo 2001 – 2006 non era certamente interessato a porre rimedio a quanto accadeva nel tessuto italiano, perché il suo scopo era quello di produrre leggi ad personam per difendersi dalla magistratura. Le mancate promesse della sua campagna elettorale 2001, gli hanno fatto perdere le elezioni del 2006.

Il suo ritorno al governo, nel maggio del 2008, si incrocia con la crisi del mondo occidentale a causa dei subprime, quando la crisi si trasferisce sull’altra sponda dell’Atlantico. Non è certo la coppia Tremonti – Berlusconi a saper comprendere la gravità della situazione e mettere subito in atto quei provvedimenti necessari per tamponare la situazione. L’allegro ed irresponsabile showman il 3 di dicembre racconterà ai giornalisti in terra straniera che in Italia la crisi non esiste, che gli alberghi ed i luoghi di villeggiatura sono pieni e che volare bisogna prenotare.

Monti, il premier tecnico più qualificato del momento, non è stato in grado di risolvere il problema. Neppure il suo successore è stato in grado di risolvere il problema. Nessuno ha mai voluto affrontare la crisi alla radice. Men che meno lo è stato Renzi in questi mesi in cui ha badato solo alla soluzione dei suoi problemi personali legati alla necessità di rimanere in sella. La curva della disoccupazione non poteva che progredire secondo la curva indicata da Ricolfi. La mancata soluzione dei problemi base sta innescando la spirale della decadenza anche per Renzi, come indicano i dati rilevati da Pagnoncelli.

In più, nel continuo comunicare a vanvera, manca completamente una programmazione specifica per tamponare sul nascere quella che è stata chiamata la guerra dei poveri, legata anche ad un problema di immigrazione che questo governo non sa risolvere.

La curva del declino renziano continuerà progressivamente nelle prossime settimane perché ha puntato sulla soluzione dei problemi legati alla sua sopravvivenza piuttosto di affrontare la crisi italiana, che tra l’altro non è solo economico – occupazionale. Soprattutto, mancando di un progetto organico, vive alla giornata senza combinare niente di concreto.

Cosa succederà prossimamente??? Saremo sottoposti ad un nuovo premier nascostamente legato alla troika, inviato dall’Europa, Passera o Draghi. O ci sarà dell’altro?
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda pianogrande il 02/12/2014, 2:31

Salto, ormai automaticamente, i post di Salemi.

Un altro forumista ha la stessa tendenza che assolutamente non incoraggia la lettura dei suoi post.

Non si possono postare lenzuolate a raffica (a ripetizione) e pretendere che vengano lette.

Naturalmente, ognuno si esprime secondo la propria indole.

Compreso il sottoscritto che non è riuscito a trattenersi da questa osservazione.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda ranvit il 02/12/2014, 9:22

Le famose "pippe".....servono a "girare la frittata" ;)
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda trilogy il 02/12/2014, 13:00

pianogrande ha scritto:
Non si possono postare lenzuolate a raffica (a ripetizione) e pretendere che vengano lette.

Naturalmente, ognuno si esprime secondo la propria indole.

Compreso il sottoscritto che non è riuscito a trattenersi da questa osservazione.


:mrgreen: il tema è interessante solo che andrebbe affrontato con metodo, questo vale anche per i giornalisti che tendono a fare più propaganda che analisi oggettiva. Senza voler fare un pippone metodologico ;) uno degli strumenti che si utilizza è l'albero dei problemi. In pratica si parte dal problema generale e si scende sempre più in dettaglio ad identificare le relazione effetti e cause. Il tutto rispettando delle regole: ad esempio non si possono utilizzare "opinioni", i problemi identificati dovrebbero essere "misurabili"; per descrivere un problema è meglio non utilizzare mancanza di... assenza di....perchè in questo modo si descrive una soluzione, non il problema.
Poi il tutto si ribalta in positivo ottenendo l'albero degli obiettivi, e su quello si costruiscono progetti ad hoc o riforme che affrontano uno o più rami dell'albero.

Ho fatto un esempio sotto. Ovviamente trattandosi di un argomento molto complesso, l'albero completo che ne verrebbe fuori sarebbe una sorta di quercia secolare con moltissimi rami : :mrgreen:

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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda ranvit il 02/12/2014, 13:35

Non mi piace....

Quando facevo il programmatore (programmi per i computer) accolsi con vero piacere l'arrivo di questa metodologia.

Ma ci sono applicazioni quasi indispensabili ed altre....fastidiose: nel caso dei forum, sembra apparentemente di migliorare l'agibilità ma, nella pratica.... peggiora molto e genera un senso di frustazione nel seguire le cose. Insomma un rimedio peggiore del male.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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