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Caso Englaro

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Caso Englaro

Messaggioda franz il 17/01/2009, 15:00

Manuela ha scritto:Secondo me stiamo sottovalutando la gravità di questa vicenda.....
Una sentenza definitiva non viene applicata perché un'altra autorità (il ministro) minaccia ritorsioni, con un atto che in sé non ha alcun valore giuridico e quindi non è nemmeno impugnabile. Questo significa che da ora in poi ciascuno che ritenga di averne l'autorità, può decidere a sua discrezione se una sentenza va applicata o meno. Le conseguenze sono inimmaginabili.

... un atto di indirizzo è, per la pubblica amministrazione, un atto interno che indica come attuare regolamenti, circolari, ecc. (spesso è necessario perché regolamenti e circolari sono redatti in modo incomprensible!); in nessun modo può superare un sentenza passata in giudicato, che deve essere applicata. Tutt'al più l'atto di indirizzo potrebbe trattare le modalità di applicazione, non certo minacciare ritorsioni verso chi l'applica. Infatti, come sostiene un'avvocato degli Englaro (che credo di queste cose si intenda a fondo), l'atto di indirizzo - al contrario degli atti che hanno valore giuridico - non è impugnabile.

Grazie delle utili precisazioni.
Mi pare che pero' il problema piu' che la democrazia sia lo stato di diritto.
E' evidente che se lo stato di diritto non è tale, inquinato da poteri e cotnropoteri in stallo continuo, chi ne soffe sono i cittadini e la democrazia stessa. Noi a mio avviso siamo un'ottima democrazia (migliorabile, come tutte, per esempio con il federalismo e con una maggiore estensione delle democrazia diretta) ma un pessimo stato di diritto.
Occhio che il pessimo stato dello stato di diritto ha varie cause ma tra esse metterei in testa una Costituzione che non ha definito bene compiti, poteri, limiti, bilanciamenti ed è quindi resposnabile del degrado. Un'ottima Costituzione sul piano dei principi ma pessima sul piano delle regole pratiche che governano il sistema politico. Per direne una hanno completamente domenticato di elencare i compiti del governo e per questo motivo il governo ha un raggio di azione che sconfina e travalica l'autonomia di altri poteri.

Ciao,
Franz
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Re: Caso Englaro

Messaggioda Paolo65 il 18/01/2009, 11:29

Bravi i Radicali a denunciare Sacconi! A mio parere la Magistratura doveva muoversi senza denuncia tanto era palese la gravità del gesto del ministro.

Concordo con Manuela che si sta sottovalutando la questione e che il PD sta perdendo l'ennesima occasione per dare voce al famigerato riformismo per cui era nato.

Da elettore vedere ciò che sta combinando il PD sul caso Villari,dove sarebbe meglio stendere un velo pietoso, lasciando perdere un caso di civiltà e di diritto,come quello della Englaro,sta a dimostrare che ai nostri leader interessa più la spartizione delle poltrone e del potere, che i problemi della gente e le questioni legate al diritto.

Paolo
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Re: Caso Englaro

Messaggioda pierodm il 18/01/2009, 12:51

Sono d'accordo a metà con Paolo.

Il caso Villari è un pastrocchio triste, e su questo c'è poco da discutere.

L'ennesima evanescenza sul caso Englaro, in realtà, riflette la cronica doppiezza di cui è composto il PD - più che "cronica" si dovrebbe definire "programmatica".
C'è una componente del partito, infatti, che - forse perfino con convinzione sincera, in qualche caso - trova giusto schierarsi con la posizione vaticana, riducendo il PD all'immobilismo.
Su queste e molte altre questioni risulta evidente l'impossibilità di amalgamare correnti di pensiero praticamente opposte: questa è la malattia di cui soffre la coalizione di centro-sinistra fin dalla nascita, sia che si chiami Ulivo, sia che si chiami PD. Non ci sono espedienti dialettici, o simbologie, o coagulanti anti-berlusconiani, che siano in grado di cancellare questa doppiezza paralizzante.

Come mi trovai a dire un paio d'anni fa - o forse di più - sulla vecchia ML su questo argomento, il centro-destra è molto più "geneticamente" omogeneo, a dispetto di certe diversità relativamente superficiali tra Lega e AN, e di una glassa liberaloide di FI che si squaglia ed evapora secondo necessità: stessa concezione leaderistica e autoritaria della politica, stesso populismo, stessa acquiescenza opportunistica verso il cinismo cattolico, stesso doppio-triplopesismo in materia di giustizia, etc.
Un'omogeneità che non è casuale, o frutto di una laboriosa intesa dei vertici, ma frutto invece di una comunanza culturale e "ideologica" di quella vasta parte di elettorato che in quei partiti si riconosce per spontanea "corrispondenza sensoriale".
Insomma, è l'omogeneità di "quel" popolo di destra che rende omogeneo il PDL, e così forte Berlusconi.

A fronte di questa situazione, vale la pena trarre qualche insegnamento dalla storia militare, o dal mondo dello sport.
Se la sinistra è come quei pugili dotati di tecnica più che di potenza, deve avere una tecnica eccellente e tanto cervello, non basta saltellare con grazia per "vincere", perché non sono i saltelli e un mulinare di jab a fare la "grande tecnica".
Contro un avversario grosso e compattato dalla vocazione all'obbedienza e alla sudditanza, è inutile cercare di competere sul piano della grossezza: un esercito relativamente ridotto, ma ben organizzato e compattato dalla coscienza politica, vale molto di più che un insieme di alleati diseguali, che portano più problemi di quanti ne risolvono, e che comunque rimangono sempre al di sotto dell'avversario in termini di numero.
Gli esempi nella storia e nello sport, in questo senso, si sprecano: non è nemmeno una questione di metafore o di paragoni, perché si tratta proprio di una legge diciamo così "meccanica", ogni volta che c'è un confronto tra forze che si fronteggiano.

L'esempio più calzante, comunque, non richiede di andare lontano e neanche fuori dalla politica.
Il vecchio PCI è rimasto per gran parte della storia repubblicana tra il 25 e il 30 per cento di elettorato, ma era solido e compatto: al punto da generare una tesi che io in parte contesto, ma che significa pure qualcosa, ossia la tesi della "egemonia" culturale, che non si è tradotta in supremazia politica e di governo per il ben noto fattore che sappiamo.
Un 25-30% con il quale il restante 70% della politica italiana ha dovuto fare i conti, perfino al di là di quanto era dovuto in ossequio alle regole democratiche.
Il PD - o meglio, chi l'ha voluto - crede di aver riunito in partito un "popolo compatto", ma questo non è vero e si vede in continuazione, anche al di là della serie di problemi cosiddetti "di coscienza", vale a dire di ossequio ai richiami vaticani, vale a dire dei problemi di laicità.
La coincidentia oppositorum non è roba per la politica: non funziona, e se funziona non serve.
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Re: Caso Englaro

Messaggioda pianogrande il 18/01/2009, 15:32

Insomma, è ora di dirlo.
La principale debolezza del PD è costituita dal fatto che neanche quello striminzito 25 % rappresenta la realtà.
Almeno non in tutti i casi.
Qualcuno si sente di azzardare una ipotesi su quanto si riduca questa percentuale, ad esempio, sul caso Englaro o, in generale, sui "casi di coscienza"?
Si potrebbero trarre interessanti conclusioni su quanto sia poco "laico e di sinistra" il popolo italiano.
E quì, più che la questione morale, riemergerebbe, finalmente, la questione culturale.
Intendiamoci. Non voglio accusare di basso livello culturale chi la pensa diversamente da me. Il problema culturale consiste nel fatto che questi temi fondamentali sono ormai dei dogmi e non vengono più dibattuti se non, appunto, a colpi di dogmi.
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Re: Caso Englaro

Messaggioda pierodm il 19/01/2009, 10:10

... mi fa un tantinello impressione dialogare con un "piano grande": mi sembra di parlare con un tavolino da refettorio ...
A parte gli scherzi, sono pienamente d'accordo col tavolino, specialmente nella sua notazione sul fatto che si tratta alla fine di una questione di "cultura", più che di moralità.

Io non credo, d'altra parte, che sia necessario porsi sempre il problema di sembrare quelli che "accusano la gente" di essere di basso o scadente o discutibile "livello culturale".
Il problema è molto più semplice: è giusto e onesto chiamare "cazzata" quello che ci sembra essere una cazzata, e chiamare "sbagliato" quello che ci sembra sbagliato, senza fare tanti calcoli sulle percentuali di coloro che condividono o non condividono quella cazzata o quell'idea sbagliata.
La democrazia non consiste nell'adeguarsi all'opinione di una (forse) maggioranza, ma nella libertà di farsi un'opinione e nella successiva libertà di manifestarla. allo scopo di far cambiare idea ad una maggioranza che secondo noi ne ha una sbagliata: una libertà che non è solo liberazione dalle censure del potere, ma anche dai vincoli, dai pregiudizi, e dalle auto-censure che imponiamo a noi stessi in base a calcoli di varia natura - qualche volta perfino "virtuosi", come sono quelli che derivano dalla "ragion di partito", secondo una certa concezione della militanza politica.
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Re: Caso Englaro

Messaggioda Paolo65 il 19/01/2009, 10:40

Ribadisco che in questa vicenda le opinioni hanno un valore relativo.

Il punto centrale è se un paese dove una sentenza della Cassazione non viene eseguita, può ritenersi uno Stato di diritto.

La "ciliegina sulla torta" è quella dove un ministro scrive alle strutture sanitarie minacciandole se danno seguito ad una sentenza della magistratura.

La vicenda nella vicenda è quella che vede il "partito riformista", il PD, zitto e buono, ondivagando tra il vuoto ed il nulla.

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Re: Caso Englaro

Messaggioda pianogrande il 20/01/2009, 13:55

pierodm ha scritto:... mi fa un tantinello impressione dialogare con un "piano grande": mi sembra di parlare con un tavolino da refettorio ...
A parte gli scherzi, sono pienamente d'accordo col tavolino, specialmente nella sua notazione sul fatto che si tratta alla fine di una questione di "cultura", più che di moralità.

Io non credo, d'altra parte, che sia necessario porsi sempre il problema di sembrare quelli che "accusano la gente" di essere di basso o scadente o discutibile "livello culturale".
Il problema è molto più semplice: è giusto e onesto chiamare "cazzata" quello che ci sembra essere una cazzata, e chiamare "sbagliato" quello che ci sembra sbagliato, senza fare tanti calcoli sulle percentuali di coloro che condividono o non condividono quella cazzata o quell'idea sbagliata.
La democrazia non consiste nell'adeguarsi all'opinione di una (forse) maggioranza, ma nella libertà di farsi un'opinione e nella successiva libertà di manifestarla. allo scopo di far cambiare idea ad una maggioranza che secondo noi ne ha una sbagliata: una libertà che non è solo liberazione dalle censure del potere, ma anche dai vincoli, dai pregiudizi, e dalle auto-censure che imponiamo a noi stessi in base a calcoli di varia natura - qualche volta perfino "virtuosi", come sono quelli che derivano dalla "ragion di partito", secondo una certa concezione della militanza politica.


Piano Grande è, semplicemente, un posto meraviglioso.
Chi lo conosce mi darà ragione.
Parlando di un PD diviso sull'argomento non intendevo certo invocare un adeguamento al pensiero della maggioranza ma sottolineare che , su argomenti così fondamentali, i contrasti interni paralizzano tutto.
La destra non ha di questi problemi.
Viva la democrazia e la libertà di pensiero e di espressione ma come si può avere una azione incisiva in queste condizioni?
Potremmo cercare una base comune "almeno" sul fatto che le indicazioni delle religioni non dovrebbero influire sulle leggi dello stato ma,anche lì, è durissima.
Il capo della chiesa cattolica romana ha già fatto dei richiami ben chiari ai politici che professano questa religione.
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Re: Caso Englaro

Messaggioda Paolo65 il 20/01/2009, 15:28

Il PD sui temi etici è come l'acqua con l'olio: anche se li scuoti insieme alla fine si dividono.

Pragmaticamente l'unica starda è andare in ordine sparso, preparare piattaforme legislative non attribuibili alla direzione del PD e votare in Parlamento secondo coscienza.

Nel caso Englaro però c'è una sentenza della Magistratura, per cui il PD deve prendere posizione non tanto se sia giusta oppure no, ma se si debba eseguire una sentenza oppure abbandonare in questo caso lo Stato di diritto.

Io sono per lo Stato di diritto.

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Re: Caso Englaro

Messaggioda pianogrande il 20/01/2009, 21:12

Il ministro Sacconi non è per lo stato di diritto.
La maggioranza che ci governa non è per lo stato di diritto.
La maggioranza degli italiani? Questo è un bel problemino.
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Re: Caso Englaro

Messaggioda pierodm il 21/01/2009, 0:08

Piano Grande
Parlaci di questo posto meraviglioso: immagino sia un altopiano.

I cittadini e lo stato di diritto, dici.
Mah.
Se devo fare due conti all'ingrosso, su quelli che incontro normalmente, due terzi non si pongono nemmeno lontanamente il problema: lo stato e il diritto sono in sostanza quello che il maresciallo dei carabinieri o un vigile urbano gli può o non gli può contestare. Tale e quale che se vivessero al tempo dei baroni o dei signorotti feudali, tramite il guardacaccia o il delegato del vescovo. Lo stato di diritto è più che altro il diritto dello stato, possibilmente da eludere o da usare contro il proprio vicino.
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