da pierodm il 17/01/2009, 17:28
Santoro è un giornalista che fa trasmissioni a tesi.
Non ci piace la tesi? Liberi di dissentire.
Quale sarebbe il "delirio di onnipotenza"?
L'idea per cui Santoro e le sue trasmissioni danneggiano il PD mi sembra francamente strampalata, specialmente quando il giornalista espone una tesi che è largamente condivisa da tante persone, a sinistra. Danneggerebbe quindi il look del partito nelle zone di centro e di destra - a Roma esiste un commento adatto allo scopo, ma non è politicamente corretto esprimerlo, e lo traduco con: e allora?
Ma chi dice che un giornalista abbia il compito di chiedersi se una tesi nella quale crede danneggi o non danneggi un partito, fosse pure il partito di cui fa parte?
Ci stiamo sgolando da anni per deprecare il servilismo dei giornalisti e dei cortigiani di regime verso i partiti, e poi c'inventiamo che debbano fare calcoli di convenienza?
Quello che a me, personalmente, non piace delle sue trasmissioni - fin dai tempi di Samarcanda - è lo spazio riservato alla "piazza", ossia all'accumulo di testimonianze dirette che non fanno altro che ripetere dieci volte la stessa cosa, senza aggiungere niente alla sostanza di una tesi. Ma probabilmente mi sbaglio io, dato che la "piazza" serve a dare concretezza, materialità all'astrattezza della tesi.
Per il resto, io trovo sbagliato, e certe volte assurdo, che si vada a ricercare il "pluralismo" in "una" trasmissione, così come è assurdo ricercarlo in un articolo, un editoriale, un libro.
Il pluralismo esiste quando esistono vari articoli, molti libri e trasmissioni diverse, che trattano l'argomento secondo punti di vista diversi.
Lucia Annunziata, da parte sua, è la dimostrazione vivente e parlante - secondo me, da molto tempo - di come si possa fare una carriera largamente superiore ai propri meriti.
Il suo sistematico, ricorrente, pronto richiamo alla propria "professionalità" di giornalista mi ricorda molto quello di certi giovani "giornalisti" di radio-Tv commerciali, ai quali non sembra vero di aver raggiunto quello status e, ad ogni minima occasione, se ne fanno vanto - avrei anche potuto portare ad esempio l'allenatore della Juventus, Ranieri, che anche lui non fa altro che ripetere ogni venti parole che "noi siamo la Juve", come a ricordarlo a se stesso.
In realtà, ogni volta che ho ascoltato l'Annunziata, non ho mai capito quella che era la sua idea, e quando l'ho capita si trattava sempre di un'idea tragicamente banale - detta però con un piglio un po' incazzato, e ricca di citazioni e allusioni alle sue conoscenza internazionali e ad articoli su giornali scritti in inglese.
Diciamo che a me l'Annunziata è sempre sembrata "superflua" - e però nella confezione di un giornale o di una trasmissione ciò che è superfluo finisce per essere anche dannoso.
Tuttavia, nel caso ultimo, la sua protesta non è stata supreflua: se la pensava così, ha fatto bene a dirlo. Ne prendiamo atto.