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La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda pianogrande il 11/11/2014, 23:32

OK Franz.

Il 93% di terziario non mi sarei mai sognato di definirlo "un mondo senza lavoratori".

I beni prodotti dai robot e i servizi dalle persone.

Niente da dire.

Una evoluzione dell'economia e della qualità di vita, anzi, piuttosto positiva.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda Stefano'62 il 11/11/2014, 23:49

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Ma la elementarissima considerazione che in "un mondo senza lavoratori" per chi produci, non dovrebbe essere in testa a tutto il ragionamento?

Produci per i consumatori.
il problema è vedere come fanno questi a pagare.
In ogni caso alla fine ci sarà un solo lavoratore che sovraintende a tutte le fabbriche, anche solo per la manutenzione dei robot, e costui sarà cosi' strapagato (prova a sostituirlo!) che alimenterà con il suo reddito i consumi di tutti.
Sempre che crediate alla macroecoeconomia ed alla "domanda aggregata".

Se non ci credete, possiamo immaginare un futuro il cui il 2% del PIL è prodotto dall'agricoltura, il 5% dal secondario (fabbriche, operai) ed il 93% dal terziario: sanità, giochi, divertimenti, viaggi, cultura, Internet, viaggi spaziali e quello che oggi non possiamo immaginare cosi' come non potevamo immaginare 50 anni fa.
Il che dovrebbe farvi riflettere sul falso mito (bolscevico) che il lavoro (anzi il LAVORO) sia solo quello nei campi e nelle fabbriche. Anzi, officine.


Franz con tutto il rispetto....sono tutte pataccate.
Non dico che non sarebbe cosa buona e giusta,sia chiaro....anzi....magari fosse vero....ci farei la firma,ma è tutta fantasia.
Sono trecento anni che la teoria macroeconomica dice una cosa e la realtà fa il contrario,e questa non farà differenza,e il fatto che il comunismo abbia detto lo stesso numero di stupidaggini non trasforma automaticamente in intelligentoni i loro antagonisti.

Il punto è che la storia parla chiaro:
ci sono già state,diverse volte,epoche dove quattro gatti conseguivano profitti e potere migliaia di volte superiori alla media della proprio tempo, grazie al risparmio sulla manodopera (gli schiavi=i robot) e non è mai capitato che la massa se ne giovasse,in nessunissima epoca storica.
Il massimo che possiamo aspettarci è che l'indotto determinato dalle necessità personali degli "Dei" sviluppino la prosperità di una classe di privilegiati "cortigiani",mentre tutti gli altri faranno la fame immersi nella merda fino al collo,proprio come nel medioevo.
E la prova di questo è il modo in cui si sputa sui disoccupati,sui precari e sul diritto a una pensione dignitosa.
Il mondo che una manica di lobbisti internazionali ultraliberisti cerca ignominiosamente di costruire,prevede una classe di lavoratori sottopagati provenienti dalle zone depresse del mondo,per la loro maggiore disponibilità ad adattarsi a condizioni che pochi altri accetterebbero (se hai fame....ti adatti),una versione moderna dello schiavismo,e chi non riuscirà a far parte di questa classe o della cerchia dei "cortigiani" più fortunati sarà perduto,perchè contro gli stati sociali c'è già alle porte una imponente campagna diffamatoria,un rigurgito di vendetta di chi li ha sempre odiati.
Parliamoci chiaro: "il debole deve soccombere" era la filosofia fondante del Mein Kampf di Hitler.
E' questo il concetto da cancellare se vogliamo che quella bella fantasia propinata dalla macroeconomia si realizzi.
Ma a me non pare proprio che lo si voglia fare,anzi vedo l'esatto contrario,e quella fantasia assomiglia tanto a una carota con la quale far precipitare l'asino giù per un burrone.
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda flaviomob il 12/11/2014, 1:04

Curioso ragionamento, Franz. Cioè, in un paese che non è più competitivo sul piano della produttività e della qualità vuoi aumentare le ore di lavoro? E chi le paga? Pantalone??

Ma.. produrre meglio, no?


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda franz il 12/11/2014, 8:29

La vera fine del lavoro?
Tutte le difficoltà burocratiche in Italia per avviare un'impresa.


Avviare un’impresa in Italia: un incubo

L’ostilità dello Stato italiano nei confronti dell’imprenditoria si manifesta a ogni livello della burocrazia e in ogni fase della vita dell’impresa, finanche prima della sua nascita. Le condizioni in cui devono farsi largo gl’imprenditori italiani sono tra le piú sfavorevoli d’Europa, sebbene il governo centrale continui a sponsorizzare un’immagine d’Italia dinamica, lanciata verso il futuro e startup-friendly.

Per anni, d’altronde, una certa stampa schierata dalla parte dell’ignoranza ha lasciato filtrare il messaggio che, a impedire gl’investimenti stranieri nel nostro Paese, erano le abitudini del suo presidente del Consiglio, prima, e la poca voglia di farcela, dopo. Insomma, era solo una questione mentale o d’immagine. A ogni gaffe del presidente di turno corrispondeva una curva verso il basso del PIL; a ogni messaggio negativo passato sui giornali corrispondeva qualche migliaio di saracinesche abbassate per sempre.

> Imprese e pressione fiscale, il salasso continua

Dati alla mano, invece, la situazione dell’imprenditoria italiana è davvero pessima, e le uniche colpe dei presidenti sono state quelle di non aver cambiato la situazione né i presupposti che permettono al sistema di degenerare. In media, l’ingresso nel mondo dell’impresa costa, in Italia, circa 2.673 euro, contro una media europea di soli 399 euro. In testa alla classifica c’è il Regno Unito, con soli 33 euro (valore convertito dalla sterlina), seguíto dall’Irlanda (50 euro) e dalla Bulgaria (56).

Oltre che nei costi, all’Italia spetta un triste primato nei tempi necessari per aprire un’impresa. L’indice Doing Business, infatti, pone l’Italia al novantesimo posto per quanto riguarda il numero di giorni (6) e di procedure (6) per avviare un’impresa. Nella top five si piazzano Nuova Zelanda (mezza giornata), Canada (5 giorni, ma solo una procedura), Singapore, Australia e Hong Kong (tutti con 2,5 giorni e 3 procedure). Nessuno di questi Stati richiede un capitale minimo, e i costi sono davvero minimi, quasi nulli, a differenza della situazione italiana.

> Non è un Paese per investitori

Lo studio della Banca Mondiale, tuttavia, non tiene conto d’alcune particolari condizioni locali dell’Italia. Il solo accesso all’elettricità richiederebbe un’attesa fino a sei mesi, contro le sole due settimane della Germania. Inoltre, la proverbiale lentezza della Pubblica Amministrazione italiana non è quantificabile da un indice mondiale, ma è valutabile solo «empiricamente», e ciò contribuisce a tenere bassi i valori della Banca Mondiale — nonché a creare incertezza e confusioni in eventuali investitori stranieri.

http://thefielder.net/wp-content/upload ... 24x686.jpg

Interessante è uno studio del GEM (Global Entrepreneurship Monitor) riguardo all’aspettativa minima di creazione di posti di lavoro delle nuove imprese in una prospettiva di 5 anni dalla nascita. Secondo le stime del GEM, a guidare la classifica ci sarebbe l’Olanda, col 6,9% degl’imprenditori che s’aspetta d’impiegare da 0 a 5 lavoratori nell’arco di 5 anni dalla nascita dell’impresa. A seguire vengono gli Stati Uniti (6,6%), l’Estonia (6,5%) e la Svezia (6,1%). Francia e Germania sono verso la coda della classifica, con un 3%, mentre l’Italia chiude la classifica con un 2,5%. In altre parole, gl’imprenditori italiani sarebbero i piú restii a creare posti di lavoro, almeno misurando le loro intenzioni in un termine di soli cinque anni.

Superate le barriere all’entrata, l’imprenditore italiano dovrà comunque fare fronte a un fisco dai modi inquisitorî e a una pressione fiscale del 65,8%, la piú alta d’Europa. Sul piano della giustizia, l’Italia è altrettanto allettante per investitori interni ed esteri: la lunghezza media d’un processo è di ben 2.866 giorni, quasi otto anni — uno stress non solo economico per l’impresa, ma anche emotivo per l’imprenditore stesso, il quale sprofonda in un kafkiano labirinto burocratico fatto di rinvii lunghissimi e di spese legali esorbitanti che rendono, a volte, molto piú conveniente pagare le sanzioni. Il messaggio che vogliamo lanciare a tutti gl’imprenditori, con quest’atteggiamento, è chiaro: «State lontani dall’Italia!».

http://thefielder.net/27/10/2014/avviar ... un-incubo/
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda franz il 12/11/2014, 8:43

flaviomob ha scritto:Curioso ragionamento, Franz. Cioè, in un paese che non è più competitivo sul piano della produttività e della qualità vuoi aumentare le ore di lavoro? E chi le paga? Pantalone??

Ma.. produrre meglio, no?

Ma certo che la soluzione è produrre meglio (e se lo fai puo' anche lavorare meno, guadagnando di piu') ma se non lo sai fare allora bisogna lavorare piu' a lungo ed è la situazione oggi in Italia. Chi paga? I lavoratori (lavorano di piu' per un salario piu' basso) e gli imprenditori (guadagnano meno e sono meno competitivi) e quindi in buona sostanza paga il paese.
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda Robyn il 12/11/2014, 11:54

La tesi di gi.bo,lavorare meno per lavorare tutti non è una cosa che scende dalle nuvole per ex 6 ore al posto di 8 ore.I dati statistici dimostrano che al diminuire delle ore lavorate cresce l'occupazione.Per ex Prodi fece costare di più gli straordinari e l'occupazione era cresciuta,la detassazione degli straordinari al contrario ha fatto perdere 180 mila posti di lavoro.Altri paesi Francia e UK sembrano avviati sù questa strada con l'eliminazione del sabato lavorativo gli straordinari e la limitazione a 7,5 ore giornaliere.Questa sembra essere una delle poche se non l'unica strada per creare occupazione,ma trova la contrarietà dei datori di lavoro perche si ridurrebbero le ore a parità di reddito e costo del lavoro.Allora per diminuire le ore lavorate bisognerebbe diminuire il cuneo fiscale cioè il costo del lavoro a parità di reddito.Se si lavora meno il lavoro è anche più produttivo e una parte del reddito è sempre legata al merito.La strada per creare occupazione non è certo diminuire l'età pensionabile perchè nel 2020 mancherebbero 100 mld di euro all'Inps.Altra cosa è l'innovazione.L'innovazione ci sarà sempre e riguarderà tutti i campi dall'industria ai servizi all'agricoltura biologica.Per ex un tempo si usavano le parabole per la ricezione dei canali tv oggi non si usano più,ma si usano miniparabole per la ricezione tv,il web,la telefonia fissa e mobile.Per ex un tempo si usavano più antenne sul terrazzo oggi si usa solo la log-periodica.Se per ex ogni venti anni per legge si dovrebbe rifare l'impianto l'elettrico di una abitazione di un'industria si creerebbe molto lavoro nell'impiantistica elettrica,se si demolirebbero le periferie fatiscenti delle cento citta grandi città italiane si creerebbe molto lavoro nell'edilizia
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda gi.bo. il 12/11/2014, 16:10

A Milano il primo maggiordomo drone
E' in grado di servire e coccolare gli ospiti in ogni loro capriccio


“Ambrogio ho voglia di qualcosa di buono”, diceva la donna in giallo ad un maggiordomo sempre pronto a tutto in un celebre spot, ma i tempi sono cambiati. Non ha le fattezze umane, ma quelle di un disco volante il nuovo Ambrogio 2.0 che è destinato a rappresentare l’ultima frontiera del settore alberghiero. Si chiama Boscolino il drone volante tuttofare con tanto di papillon che è stato presentato questa mattina presso il Boscolo Milano Hotel.
Il maggiordomo drone si è dimostrato in grado di servire e coccolare gli ospiti in ogni loro capriccio come un provetto cameriere, un attento governante o un premuroso cavaliere rispettando gli altissimi standard dell’hotel.
Il nuovo arrivato tra le molte cose, prenderà le ordinazioni al ristorante dialogando in tempo reale con lo chef; consegna un cocktail o cappuccino con brioche ai clienti nell’area business, è in grado sistemare la suite riponendo con cura ciabatte e giornali e nell’area Spa portando l’asciugamano alle clienti infreddolite come un vero galantuomo premuroso.
L’idea ha un precedente illustre negli Stati Uniti. Le frontiere del lusso, si sa, sono virtualmente infinite e i droni non fanno eccezione. Un nuovo resort, il Casa Madrona Hotel, aperto a Sausalito, in California, ha iniziato un servizio di consegna di champagne con un Apr. Per usufruire dell’intrigante novità, tuttavia, si deve prenotare la suite Alexandrite. Una notte, in questo appartamento da sogno, può costare fino a 10mila dollari.

http://www.ansa.it/sito/photogallery/cu ... 05c9f.html

hola
Ultima modifica di gi.bo. il 12/11/2014, 16:42, modificato 2 volte in totale.
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda gi.bo. il 12/11/2014, 16:40

gi.bo. ha scritto:
La fine del lavoro
....Oggi, al contrario, un numero ridotto ma crescente di manager inizia a preoccuparsi di dove ci porterà la rivoluzione tecnologica.

Percy Barnevik è il chief executive officer della Asea Brown Boveri, un colosso svizzero-svedese da 40.000 miliardi che produce generatori elettrici e sistemi di trasporto, oltre che una delle maggiori società di engineering del mondo. Come altre imprese globali, ABB ha recentemente re-engineerizzato le proprie attività,tagliando 50.000 posti di lavoro, pur riuscendo ad aumentare il fatturato del 60% nello stesso periodo di tempo. [color=#0000FF]


Barnevik si domanda: «Dove andrà a finire tutta questa gente?» Secondo le sue previsioni, la quota di forza lavoro impegnata nell'industria in Europa è destinata a diminuire dall'attuale 35 al 25% entro i prossimi dieci anni, con un'ulteriore discesa al 15% nei vent'anni seguenti.

Barnevik è profondamente pessimista sul futuro dell'Europa: «Se qualcuno mi dice: "Aspetta due o tre anni e vedrai esplodere la domanda di lavoro", gli domando: "Dimmi dove? Quali lavori? In quali città? In quali aziende?" Se mi metto a tirare le somme, scopro che esiste il rischio che l'attuale 10% di disoccupati e sottoccupati diventi il 20 o 25%».[/color]

Inutile guardarsi continuamente e non la luna. I problemi dell'industrializzazione e della robotizzazione pongono delle domande alla quali i governi e non solo, sono obbligati a dare le risposte.

Come affrontarli? Come risolverli?

Ora ci possono essere delle scappatoie fra le quali quella di lavorare qualitativamente e a prezzi solo per certe tasche poiche esistono delle nicchie a cui offrile prodotti di alta qualita ma questo in questo mondo frenetico e veloce non puo' essere la soluzione . Queste sono delle delle soluzioni provvisorie e quindi delle toppe ad un sistema alle quali o non siamo in grado di dare risposte e quindi politicamente degli incompetente oppure tutto questo lo si fa spudoratamente sapendo quello che (non)si fa perche cosi' vuole il mercato, come direbbe qualcuno.

Quindi ritornando al 3.D, "per compensare la crescente disoccupazione tecnologica generata dall'introduzione delle nuove tecnologie laborsaving, le imprese americane investirono milioni di dollari in campagne pubblicitarie, sperando di convincere chi aveva ancora un lavoro e un reddito a lasciarsi coinvolgere nell'orgia della spesa."
Ma questa orgia non e' infinita e se qualcuno la ipotizza mi deve spiegare dove saranno i ns. figli e/o nipoti nei prossimi decenni. Ma anche se si continuasse su questa strada di roge consumistiche non sposta il problema.

La robotizzazione oramai avanza a ritmi accellerati e la qualita' del prodotto puo' essere fatta dagli stessi robot.
Se questo problema lo si pone Percy Barnevik che dovrebbe essere l'ultimo a farsi queste domande perche' invece non lo fanno coloro che dovrebbero farlo? Pure noi non possiamo tirarci fuori!

hola
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda franz il 13/11/2014, 11:04

Robyn ha scritto:La tesi di gi.bo,lavorare meno per lavorare tutti non è una cosa che scende dalle nuvole per ex 6 ore al posto di 8 ore.I dati statistici dimostrano che al diminuire delle ore lavorate cresce l'occupazione.

A parte il fatto che non mi pare che gi.bo abbia presentato questa tesi (chiedo conferma a lui, nelcaso me la fossi persa) colgo l'occasione per ribadire che il vetusto slogan "lavorare meno per lavorare tutti" è una solenne castroneria.
Se ci sono aumenti di produttività (e in Italia non ci sono) potremmo avere due possibilità: guadagnare un po' di piu' oppure lavorare un po' di meno. Sono possibili anche combinazioni intermedie. Ma l'occupzione rimane la stessa.
L'analisi economica del problema conferma che in assenza di guadagni di produttività non è possibile lavorare meno sia a parità di salario sia anche ipotizzando un calo del salario. Sui dati statistici, caro Robyn, non bisogna confondere casua ed effetto.
Per esempio se un paese c'è un forte incremento di produttività (germania) possiamo avere anche una certa riduzione delle ore lavorate insieme ad un aumento dell'occupazione. Ma la ragione sta nella produttività. Perché per esempio si esporta tanto e questo richede molta mano d'opera. Cosa, la produttività, che in Italia ristagna da 15 anni o più.
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda gi.bo. il 13/11/2014, 14:52

franz ha scritto:
Robyn ha scritto:La tesi di gi.bo,lavorare meno per lavorare tutti non è una cosa che scende dalle nuvole per ex 6 ore al posto di 8 ore.I dati statistici dimostrano che al diminuire delle ore lavorate cresce l'occupazione.

A parte il fatto che non mi pare che gi.bo abbia presentato questa tesi (chiedo conferma a lui, nelcaso me la fossi persa) colgo l'occasione per ribadire che il vetusto slogan "lavorare meno per lavorare tutti" è una solenne castroneria.
Se ci sono aumenti di produttività (e in Italia non ci sono) potremmo avere due possibilità: guadagnare un po' di piu' oppure lavorare un po' di meno. Sono possibili anche combinazioni intermedie. Ma l'occupzione rimane la stessa.
L'analisi economica del problema conferma che in assenza di guadagni di produttività non è possibile lavorare meno sia a parità di salario sia anche ipotizzando un calo del salario. Sui dati statistici, caro Robyn, non bisogna confondere casua ed effetto.
Per esempio se un paese c'è un forte incremento di produttività (germania) possiamo avere anche una certa riduzione delle ore lavorate insieme ad un aumento dell'occupazione. Ma la ragione sta nella produttività. Perché per esempio si esporta tanto e questo richede molta mano d'opera. Cosa, la produttività, che in Italia ristagna da 15 anni o più.
E' chiaro che la robotizzazione porta a pensare in un modo diverso il lavoro. Se parte di questo viene fatto dai robots il resto lo deve fare l'uomo è se per tutti non c'è' lavoro e' cosa più che normale che il tempo venga suddiviso . Lavorare meno tutti affinché tutti abbiamo un lavoro.

Barnevik è profondamente pessimista sul futuro dell'Europa: «Se qualcuno mi dice: "Aspetta due o tre anni e vedrai esplodere la domanda di lavoro", gli domando: "Dimmi dove? Quali lavori? In quali città? In quali aziende?" Se mi metto a tirare le somme, scopro che esiste il rischio che l'attuale 10% di disoccupati e sottoccupati diventi il 20 o 25%».
Come diversamente potremmo risolvere quando detto da Barnevik se non con la diminuzione delle ore lavorative pro capite?

Oltre a sollevare questo problema che a tutt'oggi ai ns. governanti sembra non interessare era andato ancor più avanti e cioè cosa sarà l'avvenire qualora la maggior parte del lavoro sarà automatizzata e quindi al quel 20-25% che preoccupa tanto lo stesso Barnevik?

I governi se vogliono avere questa responsabilità devono essere in grado di dare risposte al futuro prossimo ma non è' sufficiente se non si ha una visione completa di cosa potrà avvenire nel prossimo non tanto lontano futuro.
Quindi come affrontare queste tematiche sul lavoro?
Chiudendo le fabbriche o piuttosto trovare delle soluzioni tali che siano compatibili sia con la robotizzazione che con la risorsa umana?

Se non si ha una visione in cui l'essere umano deve essere al di sopra di tutto diventerebbe inutile qualsiasi discussione poiché si cadrebbe inevitabilmente nelle stesse logiche che finire hanno gestito queste tematiche.

Ora siamo assolutamente costretti a rivederle non perché ci sia una parte che lo impone ma perché sono i processi in atto ci abbligano a farlo.

Alcuni "illuminati" come Barnevik se ne stanno accorgendo e pongono un problema assai importante non perché abbiano a cuore lo stato di chi lavora ma perché si rendono conto che tutto può può far implodere su se stesso un sistema il cui proseguimento non ha più senso e se questo crolla ci saranno dentro pure loro.

Ragionando sul presente come fai tu Francesco, certo puo' aiutare a risolvere i problemi immediati ma che nell'arco di qualche mese o al max un anno saranno superati dagli stessi eventi che purtroppo richiedono cose ben diverse per uscire da questo pantano dovuto alla miopia ed ignoranza di chi ci governa.
Noi, contrariamente a loro, non ce lo possiamo permettere di ragionare cosi'!
Certe miopie volute di questi governi iperliberiste tutto questo va fuori dai loro scemi perche, contrariamente a questo Barnevik, costoro vanno solo ed esclusivamente sull'immediato e pensano che i loro frutti accumulati nel tempo nessuno poi possa toglierli. E su questi si sbagliano alla grande.Tutto poi sara0 ridiscusso davanti ad una catastrofe.


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