flaviomob ha scritto:Riguardo a quanto cita Annalu, mi permetto di ribadire che sarà molto più difficile per i "dissidenti" farsi rieleggere nel PD piuttosto che per i "normalizzati"
Vero, soprattutto quando non ci sono le preferenze ed i candidati vengono scelti dai partiti. Ciò non toglie che io sono abbastanza "vecchia" da ricordare tempi in cui fare politica - soprattutto a sinistra, ma non solo - non voleva certo dire fare carriera, anzi spesso si pagavano le proprie idee con perdita del lavoro ed altre conseguenze poco gradevoli, per non parlare dei tempi in cui fare politica poteva significare mettere a rischio la propria vita e quella dei propri cari.
Per me quindi chi ora fa politica pensando alla carriera ed ai soldi non è degno di essere chiamato "politico" e non lo considero degno di rispetto, anche se ormai ce ne sono anche troppi che la pensano in questo modo, purtroppo in tutte le parti politiche.
flaviomob ha scritto: Poi chi cambia idea "con convinzione" e fa politica disinteressatamente per passione idealistica merita rispetto, ma se ha cambiato idea significa che almeno una volta ha sbagliato
Questa affermazione è interessante: conosci qualcuno che in vita sua non ha mai sbagliato?
A parte le battute, in politica cambiare idea non sempre coincide con l'aver sbagliato qualcosa. A volte significa solo che è cambiata la situazone, e quindi non cambiare opinione significa semplicemente un irrigidimento su posizioni storicamente superate e denota l'incapacità di adeguarsi ai mutamenti, cosa gravissima per un politico.
Ho visto persone cambiare idea in modo drastico, dopo aver attraversato momenti di vera sofferenza e profonda crisi personale: questi sono i politici onesti. Certo, forse ormai sono una specie rara, e purtroppo quelli che ci sono sono spesso poco visibili.
Quanto alla sostanza, riforma del Senato compresa, non posso che riportare il discorso di Pianogrande, col quale mi capita sempre più spesso di trovarmi pienamente d'accordo:
pianogrande ha scritto:L'ago della bilancia non l'ho inventato io nemmeno a proposito di Mineo ed il suo parere era chiarissimo ed era una posizione più che legittima in parlamento ma non poteva pesare in commissione dove si sarebbe imposta una maggioranza che non rispecchiava il voto dei cittadini. Via Romano, via Mineo. Giustissima azione preventiva.
[...]
Se vogliamo discutere sulla riforma del senato, sulla quale tra l'altro, siamo abbastanza d'accordo visto che anche io piuttosto che per un pasticcio sono per l'abolizione, sono qua, argomento per argomento e ragionare.
Resto favorevole a Renzi, trovandomi in raro accordo con Ranvit e cioè contento che qualcuno discuta, ascolti, soppesi, medi, chiacchieri... ma poi, decida e faccia.
Riaffermo che sono arcistufo che il decidere e fare sia patrimonio (propagandistico e non reale) della destra più becera.
Addirittura ti dico, meglio un pasticcio che niente.
Almeno destabilizziamo un po' questa massa fangosa e maleodorante e rifugio e allevamento di zanzare (anche la definizione di palude non l'ho inventata io).
Su una sola cosa non so se essere pienamente d'accordo: meglio un pasticcio che niente? Dipende dal pasticcio. Se si tratta di un vero pasticcio che peggira la situazione, meglio di no; a volte però ciò che viene definito "pasticcio" è il risultato della mediazione tra opposte tendenze (anche la nostra Costituzione lo è stata), quindi magari non è nemmeno un vero pasticcio, solo un compromesso accettabile.
Ma la situazione va valutata caso per caso, meglio se a giochi conclusi.
Per ora riguardo al Senato posso dire che non mi interessa molto sapere se possa venir eletto per voto diretto od indiretto, perché l'importanza del tipo di elezione dipende dalle questioni su cui sarà chiamato a deliberare, cosa ancora non chiara.
Per la legge elettorale in genere, devo dire che al primo posto per me è il ritorno delle preferenze; sul premio di maggioranza e sulla soglia di sbarramento si può discutere, l'importante è che non siano eccessivi.
Annalu