da pierodm il 04/01/2009, 3:53
Mettermi in mezzo a discorsi economico-sindacal-normativi come questo, per me, è come ficcare la testa nel forno: non ne so abbastanza. Tra l'altro, ho ben poca esperienza come dipendente, diciamo una trentina di mesi sommando insieme tutti i segmenti: un precario sistematico ante litteram.
Le soluzioni che vedo qui proposte e discusse mi sembrano ragionevoli.
Quello però che mi sembra irragionevole è, a monte, il lavoro precario come si è affermato in questi anni.
Intervenire sugli ammortizzatori, senza mettere mano a ciò che provoca le situazioni di disagio (eufemismo), non mi sembra una buona politica.
Io credo che sarebbe necessario guardare a questo nuovo mondo del lavoro con un realismo a tutto tondo, vale a dire non solo dal punto di vista del "male minore", ma da quello dell'effettiva situazione di danno consolidato.
Innanzi tutto, il disagio non scatta nel momento della perdita del lavoro, ma esiste già da prima, quando il lavoro-meglio-di-niente viene esercitato: reddito bassissimo, lavoro qualunque dequalificato, impossibilità di una minima programmazione di vita, etc.
In secondo luogo, tra lavori-a-progetto, lavoro interinale, etc, mi sembra piuttosto improbabile che si possano applicare le regole che qui si sono trattate circa tempi e salari della "precedente occupazione".
Terzo, credo che sia essenziale determinare - con realismo - i soggetti preposti a gestire controlli, valutazioni ed erogazioni.
Quarto, credo che esista anche un problema per ciò che riguarda la classificazione degli aventi diritto, che si lega ad una riforma che non mi risulta mai fatta degli uffici di collocamento e simili.
Per esempio, risulta "disoccupato" solo chi ha perso un posto di lavoro stabile, ma non chi non ce l'ha mai avuto, o chi ha lavorato in regimi diversi e non certificati. Almeno, questo sapevo, e temo che niente sia cambiato, e anzi probabilmente è cambiato in peggio.
Quinto, esiste il noto problema del livello degli stipendi - assolutamente troppo bassi e sproporzionati ai prezzi di tutto - che rende un po' surreali le valutazioni col bilancino sul "guadagno" dei precari e su quello dei "fissi", e l'80 o il 60 o il 72% degli ammortizzatori.
Se c'è bisogno d'intervenire sul cuneo fiscale, questo è un provevdimento che deve andare di pari passo con tutto il resto.
Ci sarebbe, poi, un quinto punto, che riguarda le tariffe dei servizi essenziali per le famiglie - elettricità, gas, acqua, etc- e altri costi quali le multe stradali e contravvenzioni varie. Lo cito solo per fare buon peso.
Le bollette che piombano in casa, relative a questi servizi, e le cifre "vendicative" di certe contravvenzioni, oltre che le modalità di esazione, sono in grado di ridurre sul lastrico anche chi ha uno stipendio fisso, stabile e di livello discreto.
Nel caso di lavori precari e di perdita del lavoro, c'è gente che prende lo stipendio o il sussidio e lo porta direttamente all'ufficio postale per pagare i suoi "debiti", e nemmeno gli basta. Tanta gente, Una folla sterminata di gente, non qualche caso di "conduzione familiare scriteriata".