Sebbene molte persone abbiano una buona idea di cosa sia l’inflazione, ben pochi ne comprendono davvero le cause fondamentali. Vi sono numerosi capri espiatori ai quali se ne dà volentieri la colpa: i sindacati, le grandi aziende, consumatori spendaccioni, avidità e non meglio precisate forze internazionali. Milton Friedman spiega che la vera causa dell’inflazione consiste nel fatto che lo Stato esercita un controllo esclusivo sulla massa monetaria.
Friedman ritiene che la soluzione all’inflazione è perfettamente chiara a chi avrebbe il potere di fermarla: basterebbe semplicemente diminuire il ritmo della creazione di nuova moneta. I poteri pubblici, tuttavia, sono tra i principali beneficiari dell’inflazione: al diminuire del valore della moneta cresce il gettito delle imposte, in quanto il reddito nominale delle famiglie viene spinto negli scaglioni più tassati.
In tal modo l’inflazione trasferisce ricchezza e risorse dal settore privato a quello pubblico. In pratica l’inflazione è attraente agli occhi delle autorità, giacché si tratta di un modo per aumentare le tasse senza dover approvare una legislazione specifica a tale scopo. Un po’ come dire che l’inflazione equivale a tassazione senza rappresentanza. Imporre controlli su prezzi e salari non cura l’inflazione, giacché si tratta di curare solo il sintomo (l’aumento dei prezzi) e non il male (l’espansione monetaria).
La storia ci insegna che questo genere di controlli non funziona e che, anzi, ha effetti controproducenti tanto sui prezzi quanto sulla crescita economica e indebolisce la produttività di fondo di un’economia. Esiste solo una cura per l’inflazione: fermare le rotative della zecca di Stato. La cura, però, produce un doloroso effetto collaterale di un aumento temporaneo della disoccupazione e una riduzione momentanea della crescita economica: dal punto di vista politico, per adottarla occorre una notevole dose di coraggio.
Friedman cita l’esempio del Giappone, che verso la metà degli anni Settanta ha seguito questa ricetta, ma è riuscito a domare l’inflazione solo dopo cinque anni. Se lasciata a se stessa, l’inflazione è un vero e proprio morbo sociale, capace di distruggere una società libera. Lunghi periodi di inflazione indeboliscono la fede nell’equità di fondo di un sistema di libero mercato, perché tendono a distruggere il nesso tra sforzi e ricompense, oltre a lacerare il tessuto sociale, dividendo la società in vincitori e perdenti e schierando un gruppo contro l’altro.
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