http://espresso.repubblica.it/affari/20 ... i-1.140240
Gli scali marittimi italiani sono il rifugio dei politici trombati. Risultato: servizi inefficienti, lenti e costosi. Così le navi li evitano. E preferiscono il Nord Europa
di Gloria Riva
Le grandi navi che trasportano merci dall’Oriente verso l’Europa passano dal Canale di Suez. Virano verso Cipro, affiancano l’isola di Malta e quando intravedono il tacco d’Italia fanno il giro largo, per stare il più lontano possibile dai nostri disorganizzati porti.
Preferiscono navigare quattro giorni in più e attraccare ad Anversa, Rotterdam o Amburgo, piuttosto che incappare nella ragnatela della burocrazia italiana. Così, paradossalmente, un container che deve andare da Singapore a Milano, ci mette meno tempo se il suo trasporto marittimo si conclude in Olanda anziché a Genova.
Un’assurdità che spinge un terzo degli imprenditori della pianura Padana a rivolgersi ai porti del Nord Europa anziché a quelli nazionali. Per una questione di tempi ma pure di quattrini. Infatti, in Italia, secondo i calcoli di Fedespedi, la federazione degli spedizionieri, il costo medio dei servizi portuali è di 1.006 euro.
In Germania si scende a 872 euro. Ecco perché su 100 navi che transitano nel Mediterraneo, 80 proseguono oltre Gibilterra dirette in Nord Europa. Le restanti 20 si fermano in Turchia o sulle coste del Nord Africa, e solo in minima parte sbarcano in Italia. Un pessimo risultato nonostante tutte le risorse che i cittadini spendono, attraverso tasse di vario genere, per finanziare le autorità portuali, delegate a gestire gli scali nostrani. Le authority dei porti sono 24 e costano complessivamente 330 milioni di euro l’anno. Quasi 110 milioni se ne vanno in stipendi per il personale e 8,3 milioni foraggiano i costi delle 24 presidenze. Un costo salato. Non a caso, da sette anni in Parlamento si parla della riforma del settore, a partire dalla riduzione del numero delle authority. In realtà, si è discusso parecchio soprattutto di un argomento: la spartizione delle poltrone. Ma l’economia marittima italiana sprofonda.
La candidatura del senatore Riccardo Villari al porto di Napoli (vedi riquadro a pagina 124), medico di professione inadatto perché una legge dice che il presidente deve dimostrare «massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale», ricorda molto la storia di Piergiorgio Massidda, medico fisiatra che dopo cinque legislature in Parlamento nel 2011 è stato chiamato a presiedere il porto di Cagliari dall’allora ministro Altero Matteoli. Tre settimane fa il Consiglio di Stato l’ha destituito dall’incarico per totale mancanza di competenze.
Un caso analogo è accaduto a Olbia, dove un mese e mezzo fa il senatore Fedele Sanciu del Pdl, che in tasca ha un diploma di licenza media inferiore, è stato nominato commissario dell’authority. Poiché di spartizioni politiche si tratta, anche il Pd vuole le sue poltrone. L’ex sottosegretario alla Difesa del primo governo Prodi, Lorenzo Forcieri, attende la riconferma come presidente dell’autorità portuale di La Spezia, incarico che ha avuto nel 2009 dopo essere rimasto fuori dal Parlamento alle elezioni del 2008.
Secondo la legge, queste poltrone dovrebbero essere riservate a esperti del settore. Invece, sono spesso occupate dai politici. Facile capire il motivo: le authority sono ambitissimi centri di potere che gestiscono appalti e si spartiscono straripanti flussi di finanziamenti statali. Sono enti di “governance” che avrebbero la missione di promuovere il porto e coordinare gli interventi, svolgendo le stesse funzioni che fino a vent’anni fa ricoprivano, senza costi aggiuntivi, le capitanerie di porto. Alcuni enti faticano a riscuotere le tasse demaniali, altri contraggono mutui che finiscono per sommergerle. Sette authority sono commissariate, quasi tutte perché i loro bilanci non tornano.
...................
..................."
E termina con:
"«Abbiamo proposto al ministro Lupi una serie di iniziative a costo zero per migliorare la logistica marittima», dice Lazzeri. Nessuna risposta."
-------------
Lupi dovrebbe occuparsi di porti e infrastrutture, invece nemmeno una telefonata.
E' come Lorenzin che deve occuparsi di sanità.